Nasceva a Potenza il 7 maggio 1939 Ruggero Deodato, uno dei più controversi nomi nel panorama horror italiano e non solo. Dopo aver diretto polizieschi e commedie all’ italiana si afferma infatti nel nostro genere prediletto con uno dei film più chiaccherati di sempre: Cannibal Holocaust.
Una pellicola tra le più esplicite, pionera del genere Mockumentary e che lo rese ispiratore di altri registi internazionali quali Stone, Tarantino e Roth ma che gli portò anche non pochi problemi. Oltre che con la censura anche con gli animalisti e con la giustizia, Deodato per questo film fu infatti citato (e condannato) persino in Tribuale. Ma il sottogenere cannibal movie deve a lui moltissimo ed è grazie alla sua Trilogia dei cannibali che Deodato si è meritato il titolo di Monsieur Cannibal.
E’ per rendergli onore nel giorno del suo compleanno che ho raccolto qualche curiosità sul suo film più famoso. Le conoscerete tutte?
10 Curiosità su Cannibal Holocaust:
- Con questa pellicola nasce l’idea di sfruttare scene filmate attraverso una videocamera amatoriale che segue i protagonisti nel loro viaggio come fossero riprese per un documentario. Nasce così il sottogenere Mockumentary ovvero “falso documentario”.
- Il film è diviso in due parti: La prima, The Last Road to Hell, riguarda le ricerche del professor Monroe ed è stata girata in 35 mm; la seconda, The Green Inferno, riguarda i quattro reporter ed è stata girata in 16 mm. La pellicola fu anche graffiata ed il regista scelse l’ uso della cinepresa a mano per dare la sensazione del vero filmato non professionale.
«Ci misi una cura maniacale in quel film perché tutto fosse perfetto, ho strisciato addirittura la pellicola per rendere il tutto più veritiero.»
- Tutti gli indios erano abitanti del posto debitamente acconciati e coordinati grazie all’aiuto del loro capo, Tunche, che si faceva capire a gesti imitando il regista. Inoltre i nomi delle tribù sono reali (oltre alla tribù Shamatari sono presenti anche le tribù dei Tibuna e degli Anamaru) e le loro abitudini sono le stesse che si vedono nel film.
- La scelta della location per le riprese fu casuale. Un documentarista parlò a Deodato di Leticia, una piccola città della Colombia raggiungibile solamente o per via fluviale (navigando il Rio delle Amazzoni) o per via aerea. Decise così di girare lì per quattro settimane, in condizioni climatiche proibitive con la troupe che si spostava insieme a guide del luogo che facevano loro strada con il machete.
«Leticia è un posto incredibile. Da lì passa tutta la droga del mondo, ma non ho avuto nessun problema con i narcotrafficanti».
- Deodato affermò che che l’ispirazione per la storia gli venne dal figlio, disgustato da tutte le immagini violente che vedeva nei telegiornali. Infatti i filmati di cannibalismo e fucilazioni che si vedono all’inizio del film sono in parte vere (si tratta di esecuzioni avvenute in Nigeria) ed in parte create con effetti speciali.
- Sergio Leone scrisse una lettera a Ruggero Deodato dopo aver visto il film complimentandosi con lui per il realismo delle scene, in particolare quelle della seconda parte, ma dicendogli che si sarebbe messo facilmente nei guai. Infatti Deodato fu condannato a quattro mesi con la condizionale (per le reali uccisioni di animali) ma rischiando una pena ancora più pesante. Gli attori infatti avevano firmato un contratto che li obbligava a sparire per un anno dopo le riprese del film e questo contribuì a far credere che fossero stati davvero uccisi. Deodato fu costretto a chiedere l’aiuto di Luca Barbareschi che si mise in contatto con gli altri attori e li portò in tribunale per dimostrare che erano ancora vivi e vegeti.
«Io non ho voluto fare uno splatter, io ho voluto fare una denuncia. I giornalisti vogliono fare uno scoop e dove non c’è lo creano e nessuno dice nulla. Io invece faccio un film e me lo tagliano, me lo vogliono bruciare, mi mettono i 18 anni. Sai chi ha scoperto che era una denuncia e adesso è diventato un cult? Gli inglesi. È uscito in Inghilterra dopo 30 anni, l’ ha visto un censore e l’ ha fatto passare. 1500 studenti hanno scritto una relazione e tutti quanti hanno capito quale fosse il vero spirito di Cannibal Holocaust.»
- Al termine del film prima dei titoli di coda appare il seguente annuncio: «Il proiezionista Billy K. Kirov è stato condannato a due mesi di reclusione con la condizionale e al pagamento di una multa di 10.000 dollari per sottrazione di materiale cinematografico. Noi sappiamo che per quel materiale ne ha ricevuti 250.000». In realtà l’episodio è stato inventato dal regista per accrescere la sensazione di realismo del film. Infatti Billy K. Kirov è il personaggio a cui, nella parte finale del film, viene ordinato di mandare tutto il materiale al macero.
- La colonna sonora è composta da Riz Ortolani fortemente voluto da Deodato, ed è di importanza decisiva per il risultato finale del film poichè sottolinea e accompagna perfettamente le diverse scene narrate. Ortolani ha dichiarato che accettò perché gli piacque lo stile moderno e interessante con cui era realizzato il film, anche se lo riteneva molto violento. Per comporre la colonna sonora Ortolani usò effetti elettronici nuovi per l’epoca.
«Non ci eravamo accorti di aver fatto un film così forte. Io mi sono accorto di che film avevo fatto solo dopo averci messo la musica. Perché la musica di Ortolani era così bella che esasperava le scene»
- Cannibal Holocaust lanciò anche diverse mode. La prima In Italia, dando il via a una serie di film shock ispirati al cannibalismo. Cito Umberto Lenzi con Mangiati Vivi! del 1980 e Cannibal Ferox del 1981, ma anche Joe D’Amato con Antropophagus sempre del 1980. La seconda, a livello internazione, per l’uso della parola Holocaust. Alcuni esempi: Zombi Holocaust, Porno Holocaust, Blue Holocaust (titolo francese di Buio Omega) ecc. Lo stesso Ultimo Mondo Cannibale di Deodato fu rititolato negli USA Jungle Holocaust.
- Nel 2013 Eli Roth ha realizzato The Green Inferno, chiaro omaggio nel titolo e nella trama all’opera di Deodato. Inoltre Deodato è presente nel cast di Hostel II, diretto dallo stesso Roth, ed interpreta un cannibale italiano, che in una scena mangia un uomo. Nel giorno delle riprese Roth e la troupe si presentarono sul set con la t-shirt di Cannibal Holocaust.
«Tarantino disse, quando è venuto a Venezia, che sarebbe venuto soltanto se avesse avuto la possibilità di incontrarmi: vedemmo insieme Cannibal Holocaust. Eli Roth mi ha portato con sé al Festival di Roma, nessuno se l’aspettava. Per me sono tutte dimostrazioni d’affetto, che però arrivano solo dall’estero.»
Come si dice, nessuno è profeta in Patria ma a Ruggero Deodato, cresciuto con Rossellini e autore di diversi film di vario genere nonchè di pubbicità, documentari, televisione e tanto altro ancora, va sicuramente riconosciuto il coraggio. Il coraggio di aver osato e di aver seguito, fino in fondo, quella che è la sua idea di cinema. Ed è con le sue parole che voglio concludere questo articolo:
«Il realismo secondo me è la forma di cinema più bella.»
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