Una casa, una mano, un rasoio… i cuori sanguineranno.
Questa la frase di presentazione di Alta Tensione di Alexandre Aja che oggi festeggia esattamente i 15 anni di uscita nel panorama horror italiano. Seconda opera di questo regista, all’epoca soltanto venticinquenne, Alta Tensione può essere considerato come il primo titolo a capitanare la rivincita dell’horror francese, che negli anni successivi ha sfornato alcuni film degni di nota come Frontiers, Martyrs e molti altri. Lo stesso Aja ci ha regalato altri gioiellini come il remake de “Le colline hanno gli occhi” del 2006 e quello di “Maniac” del 2012.
Ma è con Alta Tensione che il francese ci catapulta in un horror dalle varie sfaccettature, che strizza l’occhio allo splatter ed all’horror psicologico omaggiando alcuni tra i migliori cattivi degli slasher anni 80, Jason, Michael Myers e Leatherface sopra tutti. Co-prodotto da Luc Besson la visione vi riserverà più di una sorpresa…
La trama
Alex e Marie sono due studentesse che per meglio concentrarsi sullo studio decidono di allontanarsi dalle distrazioni della città e di rifugiarsi per il fine settimana nell’ isolata casa in campagna della famiglia di Alex. Le due ragazze non sanno ancora cosa il destino ha in serbo per loro quando, nel cuore della notte, un estraneo bussa alla porta. Armato di rasoio e di intenzioni tutt’altro che amichevoli il visitatore trasformerà il tranquillo weekend in una lunga notte di terrore…
Se casca il mondo, allora ci spostiamo, se casca il mondo, sarà perchè ti amo
Come può essere per altri film dal finale a sorpresa, totalmente inaspettato, difficilmente lo spettatore lo riguarderà a breve distanza di tempo. Eppure è ben conoscendo il finale che, ad una seconda visione, si colgono messaggi che donano più significato alla trama ed al risvolto psicologico che contiene. A partire dal sogno di Marie, splendidamente interpretata da Cecile de France. L’attrice ha una gamma di espressioni facciali davvero vasta e risulta più che convincente nel ruolo di protagonista. Non la classica bellezza patinata da prima pagina ha un fisico atletico che ben si addice al suo ruolo ed un fascino naturale che la rende reale e credibile e ci lascia intuire fin da subito che il suo interesse verso l’amica è di tutt’ altra natura…
La scream queen è senza dubbio Maiwenn, che interpreta Alex. Tra pianti e urla comunque, risulta piuttosto vicina a quel che può essere la reazione di una ragazza normale improvvisamente catapultata in un inferno. Un plauso a Philippe Nahon, l’ assassino armato di rasoio. Inquadrato pochissimo in volto, specialmente nella prima parte del film, il suo incedere lento e cadenzato ci ricorda quello dei protagonisti delle saghe più famose del cinema horror. Senza fretta ma deciso, passo dopo passo, semina sangue e disperazione colorando di rosso il suo cammino. Sporco, cattivo e perverso, la sua visione fa storcere il naso come se si potesse sentire il puzzo che emana al di là dello schermo. Memorabile la prima scena che lo riguarda ci fa capire che non disdegna necrofilia e depravazione.
Non permetterò più a nessuno di mettersi tra noi
I dialoghi sono pochi, e mai scelti a caso. Sono studiati e curati, realistici e ben pensati. Non di certo buttati lì per rompere il silenzio. Silenzio che infatti accompagna molte delle scene più truculente del film che sono riuscitamente sottolineate dalla colonna sonora eterogenea e complessa. La spensieratezza iniziale è, incredibilmente direi, accompagnata dagli italianissimi Ricchi e Poveri con l’ allegra Sarà perchè ti amo. Si passa poi ai Muse a sottolinare la determinazione di Marie nella sua corsa on the road all’inseguimento dell’ assassino che ha rapito Alex. Ma sono le sonorità distorte, l’ambient industrial e le musiche originali create da François Eudes le più incisive. A tratti stridule e fastidiose accompagnano perfettamente lo stato emotivo della protagonista, quel crescendo di ansia e tensione che aumenta inesorabilmente sino ad arrivare, inevitabilmente, al culmine con un finale che omaggia a mani basse Leatherface di “Non aprite quella porta”
E’ qui che Giannetto De Rossi, curatore degli effetti realistici e della truculenza mai nascosta ma anzi, esplicitata, strizza l’occhio alla motosega di matrice hooperiana e si rivela il genio che è. Decapitazioni, amputazioni, gole tagliate e mazze con filo spinato non sono altro che antipasto a quella motosega che affonda lenta, lentissima, nel corpo del malcapitato di turno inondando Alex con una pioggia di sangue memorabile.
La splendida fotografia fa il resto, incorniciando perfettamente ogni fotogramma.