Il 27 Giugno è arrivato nelle sale “A Quiet Place – Giorno 1”, prequel della fortunata coppia di pellicole post-apocalittiche (A Quiet Place e A Quiet Place II, appunto) dirette da John Krasinki. Al timone, sia a livello registico che di sceneggiatura, troviamo Michael Sarnoski, che si era già distinto nel 2021 per la regia di “Pig”. Nel cast troviamo invece Lupita Nyong’o, Joseph Quinn e due attori dall’enorme talento, che tuttavia riveleremo più tardi.
Il compito di questo film era difficile, sarebbe bastato pochissimo per andare incontro a un’opera anonima e di livello inferiore alle precedenti.
Sarà riuscito “A Quiet Place – Giorno 1” a superare le aspettative? Scopriamolo con questa analisi.
TRAMA
Ci troviamo nel centro di New York, città popolosa e estremamente rumorosa. Sam, una ragazza affetta da una malattia terminale, si ritrova catapultata in uno scenario da incubo quando dal cielo piovono le misteriose creature sensibili ai suoni già viste nei precedenti film. In breve tempo, moltissima gente viene massacrata, mentre ai superstiti resta, come unica possibilità, quella di raggiungere delle barche destinate all’evacuazione. Eppure Sam, insieme al proprio gatto Frodo, decide di fare un viaggio fino ad Harlem per poter esaudire un ultimo desiderio prima dell’inesorabile progressione della malattia. La sua strada si incrocerà con quella di Eric, uno studente inglese di giurisprudenza rimasto senza alcuna meta né obiettivo.
RECENSIONE
L’obiettivo più evidente di “A Quiet Place – Giorno 1” era quello di incapsulare l’atmosfera opprimente e ansiogena che aveva fatto la fortuna dei due film di Krasinki. E, senza alcun dubbio, possiamo affermare che ci sia riuscito.
Sono diverse le scene, dirette ottimamente da Sarnoski, capaci di tenerci con il fiato sospeso, attenti a non emettere alcun suono come i personaggi su schermo. Una delle più riuscite, per esempio, è quella della processione dei superstiti verso le barche. Sam, imbattendosi nel corteo, inizia a fare sempre più attenzione a ogni minimo rumore. Un trolley che scorre sull’asfalto, il cigolio di una carrozzella, tutto ciò che rientra nei rumori di fondo della vita quotidiana diviene qui una potenziale condanna a morte.
Reso altrettanto bene, anche se ridotto a un minutaggio forse troppo esiguo, è il senso di smarrimento immediatamente successivo all’arrivo dei mostri dal cielo. Sam si ritrova in una nebbia di detriti, incapace di orientarsi e di trovare un modo per mettersi in salvo. Attorno a lei, solo urla e sagome indistinte. In un certo senso, la ragazza viene suo malgrado gettata nello stato di cecità in cui si trovano i mostri da cui sta fuggendo, senza condividerne l’udito affinato.
Oltre alle scene ansiogene, ce ne sono altre che risultano invece riuscite per il loro modo di declinare il concept di fondo del franchise. Appagante anche da un punto di vista estetico, per esempio, è quella in cui vediamo due bambini che sono riusciti a mettersi in salvo nascondendosi dietro al (rumoroso e costante) getto di un’enorme fontana.
A onor del vero, tuttavia, non basta usare bene il concept per poter creare una pellicola che non cada nell’ombra delle precedenti. Ed è qui che arriviamo ai personaggi. Se A Quiet Place (2018) e il suo sequel (2021) erano principalmente la storia di una famiglia, questo prequel può essere definito una storia di outsiders.
Lo scopo dell’odissea personale di Sam non è quello di sopravvivere, ma quello di morire senza rimpianti. E, in tale ottica, è davvero soddisfacente il modo in cui il film riesca a rendere credibile l’obiettivo di raggiungere una pizzeria nel corso di un’apocalisse. La scelta di Lupita Nyong’o è stata quantomai azzeccata. L’attrice, dotata di un volto dalla notevole espressività, riesce pertanto a giocare in maniera ottimale con quella dimensione non verbale che deve fare da fulcro in una storia in cui il rumore è proibito.
Allo stesso modo Eric è una persona che, sulla scia della repentina devastazione che lo circonda, si sente del tutto priva di prospettive. Lo troviamo in uno stato di shock, intento a seguire Sam come un cucciolo smarrito seguirebbe un animale più vecchio ed esperto di lui. Apprendiamo poi che il ragazzo è rimasto solo, lontano dai propri cari e senza alcuna possibilità futura di scoprire se essi siano ancora vivi. La sua paura, i suoi scoppi di pianto, non lo rendono un personaggio patetico ma tremendamente umano. In tal senso, Joseph Quinn è stato bravissimo. Un ruolo, questo. radicalmente diverso da Eddie Munson di Stranger Things, che gli ha garantito la fama internazionale, ma altrettanto (e forse di più) capace di metterne in evidenza le doti attoriali.
Gli attori che rubano veramente la scena sono tuttavia gli stupendi Nico e Schnitzel, i due gatti che interpretano l’intelligentissimo Frodo. Scelta, quella di inserire un gatto come co-protagonista di una storia catastrofica, forse un po’ conveniente. Tuttavia, oltre a tenerci col fiato sospeso tantissime volte per la sua incolumità, il piccolo Frodo ha una propria utilità anche a livello narrativo, essendo responsabile di alcuni importanti risvolti di trama.
Nel cast abbiamo anche Djimon Honsou, che riprende il proprio ruolo di A Quiet Place II, mostrando l’inizio del percorso che lo avrebbe portato a essere a capo della comunità di sopravvissuti vista nella pellicola del 2021.
UN DIFETTO…O FORSE UNA SCELTA?
Possibili SPOILER.
Uno degli aspetti che sembrano inspiegabilmente trascurati dal film è la rappresentazione della progressiva presa di coscienza del silenzio come modo per sfuggire alle creature che si aggirano per le strade. Subito dopo che Sam si riunisce con altri superstiti sentiamo gli elicotteri dell’esercito diffondere un messaggio che invita a non fare rumore. E’ così, senza alcuna spiegazione e in pochissimo tempo, che le persone capiscono ciò che devono fare.
Una prima ipotesi è che, essendo l’invasione su scala planetaria, ci siano stati molteplici riscontri dagli eserciti di tutto il mondo riguardo ai modi per sfuggire ai predatori spaziali.
La seconda ipotesi che invece possiamo formulare, ci apre un ulteriore spiraglio sulla lore della saga. Già mentre Sam sta raggiungendo New York, difatti, vediamo dei caccia avvicinarsi alla metropoli. Poco prima dell’atterraggio delle creature, invece, assistiamo al passaggio di mezzi corazzati dell’esercito. Questi piccoli indizi, assieme all’immediata diffusione delle strategie di sopravvivenza, lasciano ipotizzare che l’esercito avesse già studiato le creature e sapesse in anticipo di un loro eventuale arrivo.
Che sia un foreshadowing di un aspetto da sviluppare in eventuali nuovi capitoli? Dopotutto al soggetto ha collaborato lo stesso John Krasinki, responsabile dell’idea originale.