Questo articolo contiene spoiler della terza stagione di American Horror Story: Coven.
La terza stagione di American Horror Story è sicuramente quella che ha creato maggiori contrasti e divisioni nelle opinioni degli spettatori: sono molti a sostenere che questa sia la stagione peggiore della serie ma vi è anche un considerevole numero di coloro che non hanno problemi a definirla addirittura la migliore. Coven ha probabilmente la “colpa” di essere uscita dopo Asylum, uno dei più grandi progetti televisivi mai realizzati. Sono molti i fan che sono rimasti delusi a causa delle loro aspettative e a causa di una stagione che si discosta molto dalla precedente pur rimanendo sulla falsariga tipica di American Horror Story.
Analizziamo però American Horror Story: Coven, forse la stagione con il cast migliore e indubbiamente, al pari delle altre, di grande livello.
Narrazione e personaggi
Se negli articoli precedenti (potete leggere qui quello su Murder House e qui quello su Asylum) mi ero concentrato in un’analisi approfondita della trama e di una sua lettura in chiave allegorica, qui analizzerò minuziosamente i personaggi, accennando al loro sviluppo narrativo quando necessario. La trama di Coven, infatti, è stata criticata in modo molto pesante: in questa stagione l’elemento narrativo sembra essere fine a se stesso. Sarebbe difficile riuscire ad indicare con precisione tutto ciò che accade nel corso delle tredici puntate: le storie dei vari personaggi si snodano in molte sotto trame e intrecciandosi tra di loro lasciano poco spazio ad una trama vera e propria. In parole povere potremmo dire che la storia si basa sulla scoperta della nuova “Suprema”, la strega più potente di tutte (una per generazione). Tuttavia riassumere in questo modo la trama di Coven non darebbe la giusta dignità ad una stagione interessante ed articolata.
Solo un’analisi dei personaggi può aiutare ad approfondire e comprendere la complessità di American Horror Story: Coven.
Il camp supera l’horror
Prima di iniziare con i personaggi preferisco però dedicare qualche parola allo stile di Coven. Se in Asylum (ma anche in Murder House) l’horror era l’elemento principale, con alcune sfumature camp, qui siamo in presenza di un sovvertimento totale in cui l’horror sembra divenire un sottogenere in una stagione spudoratamente camp. La trama di Coven potrebbe addirittura sembrare quella di un normale teen drama, se non fosse che anche i più semplici litigi finiscono sempre per sfociare in fiumi di sangue. Lo stile è assolutamente più leggero, anche se quegli aspetti grotteschi e, spesso, un po’ splatter, ci ricordando spesso e volentieri quello che stiamo guardando. Il tutto, inoltre, è condito con citazioni che riprendono il cinema, la televisione, la letteratura e la storia in una sorta di “pot-pourri” che riesce a catturare e ad affascinare lo spettatore.
Sicuramente uno dei momenti più iconici di questa stagione è quello in cui il personaggio interpretato da Frances Conroy cammina con sguardo fiero verso il rogo, sfoggiando il suo elegantissimo abito rosso. Mentre il suo corpo sta bruciando tra le fiamme la donna grida “Balenciaga!”: un chiaro tributo dei creatori al famoso stilista, ma anche un chiaro esempio dello stile spudoratamente camp a cui, a tratti, questa stagione attinge.
Fiona Goode, la vecchiaia come vulnerabilità
Il personaggio più maestoso, affascinante e carismatico della stagione è indubbiamente quello della Suprema Fiona Goode, interpretato magnificamente da Jessica Lange. Fiona è la femme fatale, o forse la dark lady. È una madre egoista ed egocentrica, crudele e spietata. Non teme nessuno, perché lei è la donna più potente del mondo; solo una cosa è in grado di spaventarla davvero: il tempo. Fiona, come vediamo fin da subito, non accetta il fatto di invecchiare: il tempo che profana la sua bellezza portandola via lentamente è per lei un vero e proprio affronto che non è disposta a tollerare. Tra fiumi di alcool e sigarette si accorge che la vita le sta scivolando via dalle dita: voltandosi indietro vede un passato vuoto, una vita mondana e riprovevole non davvero vissuta. Le rughe sul suo volto sono lo specchio di una vita non eterna e sono il riflesso di una vulnerabilità che fino a quel momento Fiona sembrava non conoscere.
Con il personaggio di Jessica Lange il tema della maternità torna in modo prepotente in American Horror Story: il rapporto turbato con la figlia Cordelia è l’immagine di chi, incapace di donare amore puro, vede nel figlio il fallimento come genitore e incapace di convivere con il senso di colpa si scontra continuamente con il proprio discendente. Fiona ama Cordelia ma se ne accorge quando è ormai troppo tardi: quando la figlia ha perso fiducia nella figura materna e non ha più bisogno di lei. La Suprema (malata di cancro) spenderà il resto dei suoi giorni, dopo essersi accorta di non aver mai vissuto una vera storia d’amore, in un rapporto puramente carnale e disinteressato con “L’uomo con l’accetta”, uno dei più grandi serial killer del passato di New Orleans, riportato in vita dalle streghe stesse.
Cordelia, l’apparente “inetta”
Cordelia, interpretata da Sarah Paulson, è la figlia di Fiona e gestisce l’Accademia per streghe di New Orleans che è l’ambientazione principale di questa stagione. Fin dall’inizio, Cordelia sembra la strega più debole di tutte. Il continuo conflitto con la madre e la relazione amorosa con Hank (cacciatore di streghe che in realtà vuole uccidere la stessa Cordelia) fanno sì che la strega non riesca ad emergere con tutto il suo potere. Cordelia appare debole: a causa della sua sterilità si rivolge all’acerrima nemica Marie Laveau (che è a capo delle streghe voodoo), non riesce a ribellarsi alla tirannia della madre e non si accorge di quel che il marito le nasconde. Anche le giovani streghe dell’Accademia sembrano prendersi continuamente gioco di lei. Inizialmente la figlia di Fiona ricorda una moderna inetta: incapace di stare al mondo e di migliorare la propria frustrante condizione.
Tuttavia, dopo essere stata accecata con dell’acido, Cordelia riuscirà davvero, paradossalmente, ad aprire gli occhi. Nonostante la definitiva perdita della vista, ella sarà in grado di sviluppare i propri poteri, riuscendo a vedere molto oltre la semplice apparenza delle cose e scoprendo subito i segreti del marito Hank. Solo toccando il fondo Cordelia scopre il proprio potere e si rivela in tutta la sua potenza. Non a caso, dopo aver recuperato la vista (e perso quindi quella capacità di vedere oltre) si caverà gli occhi con delle forbici per difendere la Congrega di streghe. Sarà inoltre proprio Cordelia, con grande stupore anche dell’attrice (che venne a saperlo poco prima di girare la scena), a diventare la nuova Suprema, sostituendo la madre. Cordelia ricorda molto Cassandra (figura mitologica) sacerdotessa con il dono della preveggenza.
LaLaurie e Marie Laveau, così uguali e così diverse
Murphy e Falchuk riprendono l’habitus di molti personaggi davvero esistiti (o davvero esistenti) in questa stagione. Oltre al già citato “Uomo con l’accetta”, troviamo Madame Delphine LaLaurie e Marie Laveau.
La prima puntata infatti inizia nel 1800 nell’enorme dimora di Madame LaLaurie. Delphine era ossessionata dalla bellezza e per preservare il volto dalle rughe vi spalmava sopra il sangue prelevato dal corpo dei suoi schiavi. Ella, inoltre, nel suo enorme attico teneva prigionieri alcuni schiavi che amava mutilare e torturare. Nella realtà LaLaurie riuscì a fuggire a Parigi dopo che molti cittadini, indignati dalle affermazioni dei poliziotti che erano stati nell’attico della donna, avevano saccheggiato la sua dimora. In American Horror Story, invece, Delphine viene condannata alla vita eterna da Marie Laveau dopo aver assistito all’impiccagione delle proprie figlie. Anche il personaggio di Marie Laveau è realmente esistito: Marie era la voodoo queen di New Orleans e, come nella serie, lavorava come parrucchiera.
Dopo i vari flashback ambientati nel ‘800, ci è più chiaro come le due donne siano sopravvissute per così tanti anni. Delphine infatti, come abbiamo detto, è condannata da un incantesimo che le ha dato l’immortalità, mentre Marie Laveau ha potuto mantenere la propria giovinezza grazie al demone voodoo Papa Legba, che le permette di vivere in eterno in cambio del sacrificio annuale di un innocente (anche qui troviamo un altro riferimento mitologico: il patto tra Marie e Legba ricorda la vicenda di Minosse e il minotauro).Anche in queste due figure torna il tema della maternità. LaLaurie è una donna violenta, tiranna con gli schiavi come con le proprie figlie, anche loro rinchiuse e torturate nell’attico per aver tramato contro di lei. Solo di fronte ai corpi impiccati delle proprie discendenti lei proverà davvero dolore: lo stesso dolore che tonerà a colpirla anche quando circa 200 anni dopo ella rivedrà la propria figlia in forma di zombie.Con Marie Laveau, invece, ritornerà il tema della maternità sottratta: il primo innocente sacrificato a Papa Legba sarà infatti proprio suo figlio.
Il triste epilogo di Fiona, Delphine e Marie
I tre personaggi sono accomunati dall’ossessione per una bellezza imperitura, da una maternità tiranna e sottratta (come fanno notare Montigiani e Saracino nel loro saggio “American Horror Story: Mitologia moderna nell’immaginario deforme”) e, come vedremo adesso, da un triste ed infame epilogo. Tutte e tre, infatti, finiscono all’inferno. È interessante notare come American Horror Story proponga una sorta di inferno alternativo, le cui caratteristiche potrebbero vagamente ricordare il contrappasso dantesco. Infatti, LaLaurie sarà eternamente imprigionata nell’attico di casa sua e costretta ad assistere alla continua tortura delle sue figlie da parte della Laveau. La sua sembra essere quasi una punizione divina o dettata dal karma. Un simile destino è riservato a Fiona, costretta a vivere prigioniera dell’Uomo con l’accetta e ad assecondare ogni suo desiderio.
Le ragazze dell’Accademia Robichaux
La parte più teen della serie riguarda quello che succede all’interno dell’Accademia Robichaux, guidata da Cordelia. All’interno dell’Accademia troviamo Madison, Nan, Queenie e Zoe, quattro ragazze che stanno imparando a gestire i loro poteri da strega. Madison è una star di hollywood la cui fama, nonostante la giovane età, sta già tramontando. Egocentrica, presuntuosa, vanitosa e superba Madison sembra ricordare Fiona da giovane (che ci è mostrata attraverso dei flashback). Nella terza puntata Madison verrà uccisa proprio da Fiona che, in un impeto di rabbia, finirà per tagliarle la gola. Dopo essere tornata in vita il personaggio di Madison subirà un leggero cambiamento, ma il suo carattere ancora difficile la porterà a morire di nuovo nell’ultimo episodio (Madison tonerà poi in vita nella stagione 8, Apocalypse, in cui avremo occasione di vedere anche il suo inferno personale).
All’egocentrismo di Madison si contrappone il personaggio di Zoe, ragazza semplice, dolce, inesperta e, almeno inizialmente, molto ingenua. Tuttavia, il personaggio più innocente della stagione è Nan (interpretata da Jaime Brewer). Nan è una chiaroveggente ed è indubbiamente la strega meno maliziosa. Sarà proprio questa sua innocenza a condurla ad una fine prematura: la ragazza infatti sarà sacrificata a Papa Legba, uccisa da Fiona e Marie. Queenie è una bambola voodoo umana, capace di trasportare sugli altri il dolore che si autoinfligge. Infine nella Congrega troviamo Misty, il cui principale potere è quello della resurrezione.
Donne al potere
Tutti i personaggi nominati finora sono di genere femminile. Nell’accademia Robichaux vige il matriarcato e ogni uomo che compare nella stagione appare come una marionetta in mano a donne più potenti di lui. Il tema del femminismo, visti anche gli ideali di Murphy, è ricorrente in American Horror Story. Il creatore della serie è solito ideare personaggi femminili interessantissimi, come abbiamo già visto con Lana Winters e Suor Jude, in tutte le sue serie TV: possiamo nominare Sue Sylvester del teen drama Glee, le brillanti rappresentazioni di Joan Crowford e Bette Davis in Feud, Elektra nella serie LGBT Pose, ma anche Chanel in Scream Queens.
Il sovvertimento dei ruoli
Coven gira intorno a personaggi femminili, donne potentissime capaci di soggiogare ogni uomo per renderlo uno schiavo al loro servizio. Gli unici personaggi maschili significativi sono Kyle, Spalding, Luke, l’Uomo con l’accetta ed Hank. Kyle, il cui corpo (dopo una morte violenta e prematura) verrà ricomposto pezzo per pezzo da Zoe e Madison, diverrà una specie di giovane Frankenstein, incapace di controllarsi e di comunicare. Kyle (Evan Peters) appare come l’uomo più debole, incapace di agire e di pensare; una marionetta nelle mani di Madison e Zoe che lo usano come un semplice divertimento. Solo alla fine riuscirà a ritrovare se stesso grazie al suo amore per Zoe.
Spalding è invece una delle figure più grottesche della stagione: innamorato fin da giovane di Fiona deciderà di tagliarsi la lingua per non rivelare i misfatti della giovane Suprema a cui egli ha assistito. Con il tempo l’uomo svilupperà una strana ossessione per le bambole e, per questo, si approprierà del cadavere di Madison per truccarla e vestirla come una specie di Barbie umana. Luke è il vicino di casa che attira fin da subito le attenzioni di Madison e Nan. Sarà proprio quest’ultima a salvargli la vita durante l’attacco degli zombie. Hank è la figura maschile più negativa: doppiogiochista e cacciatore di streghe (pronto a uccidere la donna con cui è sposato) troverà la morte nel salone di bellezza di Marie Laeveu durante un attentato alla strega voodoo.
Tutti gli uomini di Coven sono caratterizzati da debolezza, fragilità ed ingenuità. Sono le streghe che si prendono cura di loro: Zoe e Madison riportano in vita Kyle, Nan si prende cura di Luke, Misty allevia le ferite di Kyle con particolari fanghi; ma sono le stesse streghe che li manovrano conducendoli alla morte, come nel caso di Hank e di Spalding.
In Coven assistiamo a un totale ribaltamento dei ruoli: è la donna a detenere il potere, un potere di fronte al quale ogni uomo può solo obbedire o soccombere.
Luke e Kyle, la maternità perversa
Nel terzo episodio vediamo come il personaggio di Kyle, appena riportato in vita, venga ricondotto a casa propria da Zoe. Qui viene accolto dalla madre incredula e felicissima. Tuttavia nelle sequenze successive scopriamo una realtà ben diversa: la madre di Kyle aveva sempre abusato sessualmente del figlio fin da piccolo. In un impeto di rabbia incapace di controllare il proprio corpo, Kyle ucciderà la madre che aveva fin da subito ricominciato ad abusare di lui.
Diverso è il caso di Luke, figlio una donna puritana la cui devozione religiosa si è trasformata in fanatismo. La donna, infatti, è fin da subito infastidita dagli atteggiamenti provocatori di Madison e impedisce alle streghe di entrare in casa sua. In uno dei primi episodi la donna si presenterà a Fiona, porgendole come dono una Bibbia. Negli episodi successivi punirà il figlio Luke in modi atroci e perversi per essersi di nuovo avvicinato alle ragazze dell’Accademia, in particolar modo a Nan, da cui è attratto. La donna, infine, arriverà persino ad uccidere il figlio. Sarà in questo momento che anche Nan perderà la sua innocenza: per vendicare Luke indurrà, attraverso i suoi poteri, la donna a bere un flacone di varichina.
Attraverso il personaggio della madre di Luke, Murphy sembra voler evidenziare quell’ipocrisia cristiana che aveva contraddistinto molti dei personaggi di Asylum.
Il razzismo di LaLaurie
Uno dei temi principali della stagione è il razzismo. Fin da subito vediamo come Madame LaLaurie provi piacere nel torturare gli schiavi di colore. Quando la donna (che era rimasta sepolta viva per circa 200 anni) viene liberata da Fiona si ritrova in un mondo del tutto diverso rispetto a quello in cui era stata abituata. Questo crea scenette divertenti: è immaginabile la reazione della donna quando la “scatola parlante” (la TV) le rivela che il presidente degli USA è Obama. Tuttavia, anche la crudele LaLaurie avrà una sorta di redenzione quando instaurerà una sorta di amicizia con Queenie, l’unica ragazza di colore tra le streghe dell’Accademia.
Gli zombie che attaccano l’Accademia nel quarto episodio sono l’immagine allegorica di un passato che ritorna. Essi rappresentano le vittime del colonialismo, pronte a tornare per avere la loro vendetta.
Il razzismo e il colonialismo sono indubbiamente due dei più grandi spettri che del passato americano e, se il secondo fa parte di un passato quasi rimosso, il primo è un tema più che mai attuale. È quindi attraverso il tema del razzismo che Murphy e Falchuk rievocano il crudele passato americano.
Inoltre, come il manicomio di Briarcliff in Asylum, l’Accademia Robichaux è un luogo in cui il diverso viene confinato. Le streghe, come appare fin da subito, non possono avere una vita normale. Nell’ultimo episodio Cordelia, divenuta la Suprema, rivelerà la vera natura delle studentesse dall’Accademia, affermando che ciò che non si conosce spaventa e viene odiato. L’affermazione di Cordelia può essere messa su diversi piani: il riferimento al diverso (ciò che non si conosce) comprende una vasta cerchia di minoranze, ingiustamente odiata a causa dell’ignoranza (anche questo viene ben evidenziato nel saggio di Montigiani e Saracino).
Un cast di dive
Coven è, come già detto, la stagione di American Horror Story con il miglior cast: Jessica Lange, Kathy Bates, Angela Bassett, Emma Roberts, Evan Peters, Lily Rabe, Sarah Paulson, Jaime Brewer, Denis O’ Hare e tutti gli altri sono attori di grande livello che hanno regalato interpretazioni magistrali in ogni stagione a cui hanno partecipato. Tuttavia, troviamo in Coven altri due nomi celebri: Stevie Nicks e Patti LuPone. Stevie Nicks (celebre cantante e compositrice americana) interpreta se stessa nei panni di una strega mentre Patti LuPone (una delle principali cantanti di Broadway) interpreta la madre di Luke.
American Horror Story Coven si pone in un’ottica diversa rispetto alle altre stagioni. L’elemento horror diminuisce lasciando spazio al camp e all’ironia. La trama, seppur non lineare, presenta un insieme di personaggi interessanti che ci vengono presentati nei loro conflitti e nelle loro debolezze. Ma il vero protagonista della stagione è il genere femminile: l’uomo che tenta di sottomettere la donna è destinato al fallimento e, spesso, alla morte.