Il seguente articolo contiene spoiler della settima stagione di American Horror Story.
American Horror Story: Cult è la prima (e unica) stagione della serie in cui non vi è alcun elemento sovrannaturale. In Cult vi è anche un considerevole rinnovamento del cast: Sarah Paulson ed Evan Peters sono gli unici regular ad aver partecipato a tutte le precedenti stagioni. Fanno il loro ingresso nel cast Billie Lourd, Leslie Grossman e Billy Eichner.
L’assenza del sovrannaturale
Come ho anticipato nell’introduzione, American Horror Story: Cult è la prima stagione priva di qualsiasi elemento sovrannaturale. È proprio in quest’ottica che la frase pronunciata da suor Jude (Jessica Lange) in Asylum torna a riecheggiare in modo insistente nella mente dello spettatore.
“All monsters are human”
Come dimostreranno i protagonisti di Cult, la suora protagonista della seconda stagione aveva ragione: gli esseri umani sono i mostri peggiori di tutti.
Horror e politica
Se American Horror Story nelle precedenti stagioni aveva già mostrato una connotazione di tipo politico, in Cult i due creatori della serie TV hanno voluto trattare in modo esplicito e trasparente questo tema, prendendo anche posizioni precise.
La stagione, infatti, inizia con la vittoria di Donald Trump alle elezioni del 2016. Fin da subito vediamo reazioni diverse: da una parte abbiamo Kai Anderson (Evan Peters) che inizia ad esultare in modo spropositato, dall’altra Ally (Sarah Paulson), donna omosessuale, che si dispera perché teme di perdere i propri diritti e per il futuro di suo figlio Oz che cresce insieme alla moglie Ivy. Queste due realtà completamente differenti finiranno ben presto per collidere dando il via a una serie di eventi che si articoleranno nel corso di questa stagione.
Il tema politico diventa il centro di American Horror Story: Cult. Murphy e Falchuk condannano apertamente Donald Trump e i suoi seguaci, ma, contemporaneamente, sembrano voler raccontare la storia di una politica marcia in ogni sua sfumatura.
Le fobie di Ally
Ally è la protagonista della stagione. Nel primo episodio il personaggio di Sarah Paulson viene rappresentata come una donna debole, insicura e piena di fobie. Queste emergono proprio in una seduta con il suo psicologo (Cheyenne Jackson).
“La situazione è peggiorata dopo le elezioni”
Noterà proprio lo psicologo nella prima seduta che ci viene mostrata. Ally, infatti, dopo quella notte è ricaduta nelle proprie paure, tra cui la coulrofobia e la tripofobia (paura dei buchi).
Fin da subito Ally non sembra in grado di poter affrontare la situazione contro la quale presto si troverà a combattere. La forza e la sicurezza di Kai Anderson sembrano destinate a distruggerla definitivamente. Tuttavia, nel corso degli episodi, i ruoli si invertiranno e Kai dovrà soccombere di fronte alla forza di Ally.
Una setta di disadattati
Fin dalla prima puntata scopriamo che Kai Anderson è il capo di una setta i cui partecipanti, durante la notte, si travestono da clown terrificanti per uccidere e torturare dei malcapitati. I vari membri della setta ci verranno svelati lentamente e con diversi plot twist. Attraverso dei flashback lo spettatore riuscirà a conoscere la storia di ognuno di loro e di come essi abbiano trovato in Kai una luce nell’oscurità della loro vita.
Kai è un leader sotto ogni punto di vista: grazie alla sua retorica e al suo fascino riesce a spogliare le persone dalle loro paure, a introdurre in loro convinzioni ben precise per riuscire a manipolarle e a ottenere potere su di loro.
“Qual è la cosa che ti fa più paura?”
Chiede Kai ad ogni membro della setta. Ognuno di loro comincia fin da subito a sviluppare una sorta di adorazione per il personaggio di Evan Peters. Un’adorazione che, insieme al timore, porta ad una totale sottomissione. Tutti i membri della setta sono disposti a sacrificarsi per il proprio leader.
Winter, Ivy e Beverly: la speranza di una rivincita
Tra i personaggi troviamo Winter (Billie Lourd) che fin da subito riuscirà ad entrare nella casa di Ally e Ivy come babysitter di loro figlio Oz. Lei mostrerà al bambino dei video di persone morte presenti sul deep web e subito dopo lo accompagnerà a vedere i clown terrificanti che uccidono i vicini di casa. Winter è la sorella di Kai. Quella che ha per il fratello non è adorazione, ma semplice timore e cieca fiducia. Solo con il passare del tempo si accorgerà dell’incontenibile crudeltà del fratello e della sua misoginia e per questo inizierà, segretamente, ad opporsi a lui.
Tra gli altri membri della setta troviamo Ivy, la moglie di Ally. Ella ha sviluppato una forte gelosia per la moglie che si è presto trasformata in odio. Il suo obiettivo è, infatti, quello di terrorizzarla a morte facendola passare per pazza in modo da ottenere l’affidamento esclusivo di Oz.
Una delle protagoniste del macabro gruppo è Beverly Hope (Adina Porter), giornalista televisiva che si è vista soffiare il posto da una giovane ragazza che, a causa di una relazione con il capo dell’emittente per cui lavora, ha ottenuto fin da subito grande importanza. Kai convincerà Beverly ad assassinare la ragazza in diretta TV e, da quel momento, anche la giornalista diventerà uno dei “soldati” più fedeli di Kai. Tuttavia, ben presto anche lei riuscirà a vedere Kai per quello che è e a ribellarsi.
Meadow e Harrison: la “coppia” infelice
L’ultima donna della setta è Meadow (Leslie Grossman), una giovane donna sposata con il suo migliore amico omosessuale che non riesce ad amarla e a soddisfarla come lei vorrebbe. Questa insoddisfazione morirà con l’arrivo di Kai di cui lei si innamorerà perdutamente. Un altro membro del gruppo di Kai è il marito di Meadow: Harrison. Egli non può amare la moglie ed ha sviluppato per lei una sorta di odio per il quale desidera solo di vederla morire. Gli altri tre membri della setta sono Gary, Samuel e il cameraman di Beverly.
Gary è il cassiere di un supermercato, un uomo profondamente razzista e omofobo che nutre una profonda ossessione per Donald Trump e per Kai. Incatenato ad una trave di ferro durante la notte delle elezioni egli arriverà persino ad amputarsi un braccio con una sega per liberarsi e correre a votare proprio per Trump.
Samuel: un complesso conflitto interiore
Samuel è, invece, un detective nazista che per seguire i suoi ideali estremi ha sempre represso la sua omosessualità. Sarà Kai a convincerlo, con un discorso articolato, che avere un rapporto sessuale con un altro uomo non fa di lui una “checca” ma aumenta il suo potere. In questo modo Samuel (Colton Haynes) riuscirà a conciliare entrambe le sue caratteristiche e troverà in Kai, un vero e proprio mentore, un salvatore che lo ha liberato da un complesso conflitto interiore. L’ultimo membro della setta è il cameraman di Beverly che sarà il primo ad accorgersi dei veri scopi di Kai e, per questo, verrà punito da tutti i membri della setta che lo uccideranno piantandogli dei chiodi nella testa.
Un destino segnato
Tutti i membri della setta non sono altro che pedine per Kai che li usa comodamente per i propri scopi per poi eliminarli quando non servono più. Il primo a morire sarà proprio il cameraman di Beverly che verrà punito per la sua infedeltà. Successivamente Kai userà Meadow per mettere in scena un finto attentato e subito dopo la indurrà al suicidio. Gary, invece, manterrà fino all’ultimo istante la sua adorazione pura per Kai e si lascerà uccidere senza alcun rimpianto, fiero di morire per la causa. Infine, Winter verrà uccisa dal suo stesso fratello che la soffocherà per averlo tradito fondando una setta di femministe ispirate alla SCUM. Anche tutti gli altri membri della setta troveranno la morte in modo orrendo: Ivy verrà avvelenata da sua moglie Ally e Samuel ed Harrison verranno brutalmente ammazzati da Beverly, Ivy e Winter.
Dalla SCUM a Charles Manson: le storie vere che hanno ispirato la stagione
Il fatto che American Horror Story: Cult sia basata sulle elezioni americane fa capire la volontà degli autori di rendere il più “vera” possibile ogni sfumatura di questa stagione.
Valerie Solanas e la SCUM
Nella puntata 7 ci viene mostrata la storia di Valerie Solanas fondatrice della SCUM, un gruppo di femministe. In particolar modo Murphy e Falchuk approfondiscono il tentato assassinio di Andy Warhol (interpretato da Evan Peters), a cui Solanas sparò un colpo di pistola nel 1968 affermando che Warhol aveva troppo controllo sulla sua vita. L’artista riuscì a salvarsi per miracolo. Nella puntata ci viene mostrata anche Valerie Solanas durante la scrittura dello SCUM Manifesto secondo il quale era necessaria l’eliminazione della “razza maschile”. Per questo motivo, nelle scene successive, ci vengono mostrate le seguaci della SCUM mentre uccidono alcune coppiette che si erano appartate. Secondo la narrazione di American Horror Story questi omicidi furono poi associati al killer dello Zodiaco. Tuttavia, non vi è alcuna prova che possa attribuire gli omicidi di Zodiac alla SCUM.
Anche la setta fondata da Kai è ispirata a una serie di gruppi estremisti realmente esistiti. Il personaggio di Evan Peters sembra ispirarsi in fatti a leader come Charles Manson, David Koresh e Jim Jones.
Le macabre storie di Manson, Koresh e Jones
Tutti conoscono Charles Manson, il leader della “famiglia” responsabile degli omicidi di Cielo Drive in cui persero la vita Sharon Tate (moglie di Roman Polanski) e altre quattro persone. Nell’episodio 10 viene mostrata la notte in cui i seguaci di Manson entrarono in casa di Polanski e uccisero chiunque vi fosse dentro. Inoltre, vengono mostrate alcune scene in cui sono presenti David Koresh e Jim Jones mentre incantano i loro seguaci con complesse orazioni.
Koresh era il leader della setta religiosa dei Davidiani (nata dalla Chiesa Avventista del Settimo Giorno) che riteneva di avere la missione di ripopolare la casa di Davide e, per questo motivo, aveva relazioni con tutte le donne della Setta, comprese le minorenni. Koresh fu accusato di pedofilia e possesso di armi e trovò la morte durante un assedio (da parte del FBI) chi si protrasse per 51 giorni e che causò la morte di 86 persone di cui 5 agenti e 6 civili (tutti gli altri erano membri del gruppo di Koresh). Jim Jones era, invece, il fondatore del Tempio del Popolo, un’altra setta religiosa. Grazie alla sua retorica Jones indusse ben 909 persone a suicidarsi col cianuro nel 1978, in una specie di follia collettiva.
I film che hanno ispirato American Horror Story: Cult
Questa stagione di American Horror Story attinge maggiormente dal panorama storico che da quello televisivo.
Sono moltissimi i film che hanno raccontato la storia di Manson e della Manson Family; tra i titoli più importanti troviamo The Manson Family (1997), Manson e la famiglia di Satana (1973), 10050 Cielo Drive (2016), Bel Air- La notte del massacro (1976) e i più recenti Charlie Says (2018) e Sharon Tate – Tra incubo e realtà (2019).
Sono poche invece le pellicole che hanno affrontato le storie di Koresh e Jones; tra i più famosi troviamo: Il giorno del sacrificio (1993) e La tragedia della Guyana (1980).
I riferimenti cinematografici sono comunque presenti: la setta di Kai e gli omicidi nelle case sono ispirati ad “Arancia Meccanica” di Kubrick mentre l’amputazione del braccio di Gary e una scena che mostra il passato di Kai e Winter sembrano richiamare chiaramente la saga di Saw – L’enigmista.
Il personaggio di Kai
Se in AHS: Roanoke i personaggi principali erano incredibilmente piatti e stereotipati, in Cult Murphy e Falchuk creano uno dei personaggi più complessi e interessanti di American Horror Story: Kai Anderson.
Fin da subito Kai ci viene mostrato come un abilissimo manipolatore, capace di controllare chiunque attraverso la sua affascinante retorica.
Tuttavia, quando ci viene mostrato il suo passato, cominciamo a vedere questo personaggio con occhi del tutto diversi. Cresciuto da un padre e violento e da una madre succube e sottomessa capiamo fin da subito come Kai sia cresciuto in un ambiente malato, ricco di odio e violenza. Quando sua madre ucciderà suo padre per poi suicidarsi subito dopo Kai sprofonderà del tutto nella pazzia.
Il controllo che Kai possiede sulle altre persone e la paura che riesce ad incutere non fanno altro che incrementare mostruosamente il suo potere. La mancanza di amore e di attenzione da parte dei genitori ha causato in lui un continuo ed esasperato bisogno di approvazione. Solo attraverso la sottomissione egli si sente completo. La conoscenza delle paure più profonde degli altri riesce a nutrirlo, a renderlo più forte. La paura è linfa vitale per Kai, che pian piano diventa sempre più sicuro di se stesso fino a sentirsi un vero e proprio Dio che ha bisogno di generare il nuovo Messia. Per questo motivo ideerà un rituale “sacro”, un atto perverso e incestuoso con la sorella e Samuel che fallirà miseramente. Ed è con il fallimento che inizia la caduta di Kai.
La caduta di un leader
In un attimo i membri più fedeli della sua setta iniziano a morire e molti altri cominciano a tradirlo. La perdita del consenso della sorella lo priva nuovamente della possibilità di un affetto familiare e il suo potere inizia a disperdersi considerevolmente. Uguale e contraria è la parabola di Ally che, da insicura e debole, diventa l’unica persona a tenere testa a Kai. Con un esercito di mercenari Kai tenterà di mettere in atto l’attentato delle 1000 Tate (chiaro il riferimento a Sharon), che prevede l’uccisione di moltissime donne incinte. Kai è ormai così debole che solo la violenza può dargli quel potere che ha perso inevitabilmente.
Ma sarà proprio Ally a denunciare Kai all’FBI. Il fallimento dell’attentato porterà non solo alla sua sconfitta quasi definitiva ma anche alla condanna legale di Kai e alla sua detenzione. Ally riesce a manipolare Kai e lo distrugge con il suo stesso trucco. Nel finale, uscito di prigione, Kai tenterà di uccidere Ally durante un dibattito politico pubblico ma troverà la morte per mano di Beverly.
Una politica marcia
Anche in questa stagione Murphy e Falchuk regalano ai fan un finale dolceamaro. Ally riesce a trionfare grazie a una rinascita vera e propria. Ottiene un trionfo sull’odio misogino e razzista di Kai riuscendo perfino ad essere eletta come sindaco della città.
Tuttavia, nell’ultimissima scena Ally si siede di fronte ad uno specchio e si mette un cappuccio. Questa scena lascia spazio a molte interpretazioni anche se è probabile che i creatori della serie abbiano voluto lasciar intuire che Ally è solo l’ennesima fondatrice di una setta estremista che ha portato al suo successo politico (così come stava succedendo con Kai). Se l’interpretazione corretta fosse davvero questa, sembra chiaro che Kai ed Ally non siano in fondo così diversi. La futilità del potere ha corrotto entrambi condannandoli ad azioni riprovevoli e moralmente scorrette. La stessa Ally trionfa su Kai grazie ad uno sparo in testa probabilmente organizzato appositamente per distruggere del tutto l’avversario ponendo fine alla sua vita.
Murphy e Falchuk sembrano condannare il “retroscena” della politica, in cui la corruzione e la distruzione della moralità sono gli unici strumenti per ottenere il potere.
La manipolazione attraverso i media
Se già in AHS: Roanoke era palese la critica alla TV, in Cult viene mostrata la manipolazione della mente attraverso i media tradizionali. Kai riesce a convincere le persone di essere schierati dalla parte “giusta” e a diffondere odio contro le minoranze grazie ad una precisa e ben studiata veicolazione dei messaggi. Murphy e Falchuk criticano la televisione, la radio e il web complici di raccontare la realtà attraverso dei filtri che la deformano distruggendo il pensiero critico della gente. Kai si serve di Berverly proprio per questo motivo: è lei che, per prima, diffonde le notizie in TV ed è lei che può raccontare ciò che vuole spacciando tutto come verità assoluta e indiscutibile.
I molteplici personaggi di Evan Peters
In questa stagione sono ben sette i personaggi interpretati da Evan Peters: Kai Anderson, Andy Warhol, Charles Manson, Jim Jones, David Koresh, Marshall Applewhite e Gesù. Ovviamente il personaggio più impegnativo è proprio quello di Kai (gli altri sono poco più che semplici comparse) che ha causato all’attore una crisi interiore di circa due anni e che gli ha impedito di prendere parte alla nona stagione di American Horror Story.
Un duro attacco a Donald Trump
La posizione politica di Murphy e Falchuk è sempre stata ben chiara fin dai loro primi prodotti come Glee in cui i concetti più promossi erano quelli di equità e inclusione sociale. Attraverso la settima stagione di AHS i due sembrano voler criticare in modo crudo ed esplicito Trump e tutti i suoi seguaci, conservatori, reazionari e ignoranti portatori di odio. Sottoposti ad un attacco molto duro sono anche la ben nota misoginia di Trump e il suo accanimento contro le minoranze.
I collegamenti con altre stagioni
In AHS: Cult sono solo due i collegamenti con le altre stagioni. Il primo è costituito da Twisty, il clown assassino di Freak Show, per il quale Oz (il figlio di Ivy e Ally) ha una sorta di ammirazione. Il secondo, meno esplicito, è una semplice menzione alla celebre giornalista Lana Winters (Sarah Paulson in Asylum) durante un dialogo.
American Horror Story: Cult è una stagione cruda, violenta e terrificante. La totale assenza di elementi sovrannaturali rende l’intera storia credibile e terribilmente reale. Attraverso questa stagione i due creatori della serie muovono un pesante attacco a Donald Trump e alla politica americana, in cui l’onestà e la moralità sono ormai scomparsi da tempo. Cult sembra essere anche un avvertimento per gli spettatori: il passato è destinato a ripetersi e persone come Manson, Jones e Koresh potrebbero essere già tra noi ad incantarci con lunghe invettive e a manipolarci attraverso i media.