American Horror Story: Hotel è la stagione della svolta. La pesante eredità di Jessica Lange, come ho descritto nei precedenti articoli assente per la prima volta dopo quattro anni, viene raccolta dall’affascinante Lady Gaga che regala al pubblico un’ottima interpretazione vestendo i panni della Contessa Elizabeth Johnson. Altro protagonista indiscusso della stagione è Denis O’Hare che interpreta uno dei personaggi più iconici della storia di American Horror Story: Liz Taylor.

Analizziamo questa stagione apprezzata da molti, ma anche additata da altri, come l’inizio di un inesorabile declino della serie.

La Contessa, il personaggio più glamour della serie

Cominciamo analizzando uno dei personaggi-simbolo di questa stagione: La Contessa, interpretata da Lady Gaga. Ispirata ad Elizabeth Bathory, una serial killer ungherese, il personaggio della celebre cantante è una sorta di vampiro o, come viene definito nella serie, un “Afflitto”. Un Afflitto è un umano infettato da un virus antico che fa sì che il soggetto possa avere vita e giovinezza eterna, a patto che si nutra di sangue umano. Lady Gaga porta in scena una donna spietata e cinica ma allo stesso tempo, di un’immensa fragilità. Quello della Contessa è il personaggio più glamour che Murphy e Falchuk potessero creare. È la femme fatale, anzi, la dark lady: una donna seducente che si serve della sua consapevole bellezza per manipolare gli uomini e che finisce per condurli sempre ad una morte sanguinosa di cui lei stessa è spesso l’artefice.

La Contessa ricorda molto le affascinanti donne interpretate da Jessica Lange in particolar modo Constance Langdon, Elsa Mars e Fiona Goode. La differenza fondamentale sta nel percorso della Contessa che non troverà la redenzione, ma conoscerà solo sofferenza, dolore e tradimento, finendo condannata ad un’eternità da cui non può sfuggire in alcun modo. Come Cordelia Goode (ma questo discorso non è valido per gli altri due personaggi della Lange appena citati), La Contessa sarà costretta ad un’eterna angoscia, una prigione invalicabile in cui potrà conoscere tutto il dolore che per secoli ha causato agli altri.

La vita difficile della Contessa

Elizabeth è allo stesso tempo anche uno dei personaggi più fragili di questa stagione. Fin da subito ci viene mostrato come la sua freddezza e il suo cinismo siano semplici armi per celare una sofferenza interiore e un passato tormentato. La donna è sempre stata succube del marito, Mr. March (Evan Peters), la sua relazione con Rodolfo Valentino è finita in tragedia e il suo unico figlio è un essere mostruoso che ella cela in una delle stanze dell’hotel (ritorna anche in questa stagione il tema della maternità). Quando nel finale la Contessa troverà la morte per mano di John Lowe, inizierà a vagare per l’hotel proprio come gli altri fantasmi. Lo spettatore arriva a provare un sentimento di empatia per il personaggio di Lady Gaga: una donna spietata ma distrutta dal dolore accumulato nel corso dei decenni.

Liz Taylor, la rinascita di una diva

Tra i corridoi dell’Hotel Cortez si aggira un altro personaggio costruito magistralmente: Liz Taylor. La donna transgender interpretata da Denis O’Hare è una delle figure più iconiche di American Horror Story. Innanzitutto è un personaggio spudoratamente camp, con i suoi vestiti sgargianti e il trucco quasi eccessivo, che ricordano a tratti il Tim Curry del Rocky Horror Picture Show.

La storia di Liz ci viene raccontata nel corso degli episodi della stagione: padre di famiglia e uomo d’affari costantemente insoddisfatto nel 1984 si trova a soggiornare all’hotel Cortez per motivi di lavoro. Qui, dopo essersi chiuso accuratamente nella sua stanza, l’uomo inizia a truccarsi e ad indossare vestiti femminili pensando di essere lontano da occhi indiscreti. In realtà, però, lì con lui c’è la Contessa che gli rivela fin da subito che in lui scorre “sangue di donna”. Da qui, anche con l’aiuto di Elizabeth, inizierà la trasformazione del personaggio che finalmente potrà ricominciare una nuova vita rinascendo come Liz Taylor.

Denis O’Hare interpreta una figura molto complessa, una donna sfrontata e sicura di sé ma intrappolata in un limbo sentimentale. Infatti Liz è molto riconoscente alla Contessa ma quando quest’ultima ucciderà Tristan, l’uomo amato da Liz, davanti ai suoi occhi solo per gelosia, questo sentimento di devozione si trasformerà in odio profondo. Sarà proprio Liz, insieme alla collega Iris (Kathy Bates) ad attaccare Elizabeth in uno degli ultimi episodi. La Contessa riuscirà a salvarsi anche se troverà la morte subito dopo per mano di un altro personaggio.

La morte come liberazione: l’happy ending di Liz Taylor

Nel corso delle 12 puntate che compongono la stagione il personaggio di Liz viene fuori in tutta la sua umanità ed è, senza alcun dubbio, la figura che tocca di più ogni spettatore. Come fanno notare Montigiani e Saracino nel loro saggio “American Horror Story: Mitologia moderna dell’immaginario deforme” Denis O’Hare interpreta la perfetta diva camp, un personaggio a cui gli autori sembrano essersi affezionati talmente tanto da non riuscire a far concludere tragicamente la sua storia.

Nel finale, dopo aver ritrovato suo figlio e aver assistito alla nascita del suo primo nipote, Liz scopre di avere un tumore alla prostata. Senza nemmeno pensarci, la donna deciderà di farsi uccidere dagli altri spiriti dell’hotel per poter rimanere con loro sottoforma di fantasma in eterno. Mentre Liz giace su un letto, pronta a farsi uccidere dai fantasmi che la circondano, fa il suo ingresso nella stanza la Contessa.

“Sei sempre stata la mia creazione migliore.” sussurrerà nell’orecchio di Liz poco prima di tagliarle la gola.

La Contessa porta ancora una volta la morte, ma questa volta in modo positivo. Nel 1984 Elizabeth aveva liberato Liz da una routine che la imprigionava e che non le permetteva di essere se stessa e nel finale, uccidendola, la libererà dai limiti di una vita che, per sua natura, non le avrebbe potuto garantire l’eternità.

Il finale di Liz ha tinte shakespeariane. Solo nella morte il personaggio di Denis O’Hare può ritrovare l’amore. Tristan, infatti, si paleserà davanti a lei dicendole di non aver potuto comunicare con lei fino a quel momento per non rischiare di interferire nella sua vita mortale.

Da Shining a Seven: i film che hanno ispirato AHS Hotel

 American Horror Story: Hotel è un tributo a tantissimi cult thriller e horror. L’Hotel Cortez con i suoi corridoi labirintici è un chiaro richiamo a Shining (il cult di Kubrick è richiamato continuamente nel corso dei 12 episodi). La stessa moquette del Cortez sembra quasi identica a quella dell’Overlook Hotel. Sono continui anche i riferimenti a Psyco e, più in generale, al cinema di Hitchcock.  La Contessa è un curioso mix tra un vampiro moderno, una dark lady e una diva glamour. Liz Taylor, come già detto, ricorda il personaggio di Tim Curry nel Rocky Horror Picture Show. Diretto è anche il richiamo al film Seven (dove il killer uccide seguendo l’elenco dei i peccati capitali), in quanto John Lowe uccide seguendo i dieci comandamenti. La stanza bianca in cui i bambini sono rinchiusi ricorda invece Arancia Meccanica.

W. Murnau e Rodolfo Valentino: i primi “Afflitti”

Il richiamo più diretto è quello al cinema espressionista tedesco. Attraverso dei flashback scopriamo infatti che Friedrich Wilhelm Murnau (regista di Nosferatu) scoprì dell’esistenza del virus e decise di farsi infettare in quanto consapevole dell’imminente avvento del cinema sonoro e convinto che i miti del cinema muto sarebbero morti con esso. Fu proprio Murnau, inoltre, a trasmettere il virus a Rodolfo Valentino che, a sua volta, infetterà la Contessa. Il film Nosferatu viene omaggiato anche nel primo episodio, quando la Contessa e Donovan vanno a una sorta di cinema all’aperto per cercare una coppia di cui nutrirsi.

La violenza del demone della droga

Uno dei passaggi più controversi si ha proprio nel primo episodio. In una delle camere del Cortez un uomo, dopo essersi iniettato eroina, viene violentato da un mostruoso demone dotato di un dildo di metallo. Questa figura rimarrà ambigua nel corso della serie e il suo vero ruolo non verrà chiarito nemmeno nel finale. Il suo, infatti, è un ruolo del tutto metaforico. Rappresenta il demone della droga che punisce chi abusa di sostanze stupefacenti. Come fanno notare Montigiani e Saracino, il demone, attraverso il suo dildo metallico, rappresenta metaforicamente la capacità delle droghe di entrare nel corpo umano e di violentarlo letteralmente attraverso i propri devastanti effetti.

Un passato di violenza

Anche in questa stagione si ha la rievocazione di un passato violento e crudele. La reazione dei due colleghi vedendo Liz Taylor truccata fuori dalla stanza nel 1984 fa emergere l’omofobia di quegli anni e il fatto stesso che Liz Taylor non esca mai dall’Hotel mostra la sua marginalizzazione e la sua esclusione da una società che non è ancora pronta ad accettarla. Soprattutto, però, Murphy sembra voler mostrare la violenza che ha caratterizzato l’America portando in scena molti dei serial killer più spietati di sempre, direttamente e indirettamente. Tra i richiami diretti si hanno Richard Ramirez e Gacy, ospiti di Mr. March nella Notte del Diavolo.

La Contessa, invece, come già detto ispirata a Elizabeth Bathory una serial killer ungherese che era solita immergersi nel sangue delle sue vittime per preservare la purezza della sua pelle. Lo stesso Mr. March è invece ispirato ad Herman Webster Mudgett (conosciuto come Henry Howard Holmes), uno dei primi serial killer statunitensi che nel 1893 fece costruire un hotel nel quale i visitatori cadevano spesso vittime di macabre trappole da lui ideate.

Il Cecil Hotel, macabro scenario di morte

Un’ultima ispirazione viene dal Cecil Hotel di Los Angeles. In quest’ultimo luogo, nel corso degli anni, è successo di tutto. Molte sono le persone che si sono gettate dai piani più alti (tra cui una donna che fu probabilmente spinta dalla finestra) e molte quelle che vi sono state uccise. Nel Cecil Hotel soggiornarono, tra gli altri, anche il satanista Richard Ramirez, e qualcuno dice che la Black Dahlia (alias Elizabeth Short che ritroviamo anche nella prima stagione di AHS) soggiornò lì prima di essere uccisa brutalmente.

La macabra morte di Elisa Lam e l’inquietanto video dell’ascensore

Qualche anno fa, inoltre, il Cecil Hotel è stato teatro di un altro inquietante delitto. La giovane Elisa Lam fu ritrovata nuda e priva di vita nel serbatoio dell’acqua ubicato sul tetto dell’hotel. I dubbi sulla morte della giovane ragazza sono diventati moltissimi quando fu pubblicato online un video ripreso dalle telecamere di un ascensore poco prima della morte della ragazza. Nel video, che si può trovare facilmente su youtube, Elisa Lam, appena entrata nell’ascensore, si comporta in modo insolito: inizialmente sembra che stia fuggendo da qualcuno, ma, dopo aver premuto varie volte e con insistenza i pulsanti (le porte per qualche motivo non accennano a chiudersi) tenta di nascondersi, per poi uscire definitivamente dall’ascensore e fare strani movimenti con le mani. Lo stesso Murphy affermò di essere rimasto molto impressionato dalle scene.

Questa foto è tratta dall’inquietante video (appena citato) in cui Elisa Lam si trova nell’ascensore del Cecil Hotel di Los Angeles. Potete vedere il video cliccando QUI.

Il tema della maternità

 Come abbiamo visto all’inizio anche in Hotel il tema della maternità riveste una grande importanza. La maternità sottratta può essere considerata uno dei motori della storia, in quanto il detective John Lowe, dopo aver vissuto per anni con sensi di colpa dovuti al rapimento del figlio, sarà sorpreso di ritrovare il bambino tra i corridoi dell’hotel Cortez. La Contessa nasconde il proprio mostruoso figlio in una stanza dell’hotel e ucciderà suo marito Will Drake a causa del suo eccessivo senso di protezione. Anche Iris, la receptionist, dedicherà la propria vita al figlio Donovan stregato dal fascino della Contessa.

Collegamenti inaspettati

 American Horror Story: Hotel presenta numerosi collegamenti con le stagioni precedenti. La Contessa, infatti, in uno dei flashback, raggiunge la Murder House (prima stagione) per incontrare il dottor Montgomery e poter abortire. Anche Queenie, la strega di Coven, pernotterà all’hotel dove perderà la vita a causa del perfido Mr. March. Marcy, l’agente immobiliare che nel primo episodio della prima stagione aveva venduto la casa agli Harmon tornerà in American Horror Story: Hotel per vendere l’Hotel Cortez a Will Drake. Infine, nell’ultimo episodio, Billie Dean, amica di Constance Langdon e sensitiva, soggiornerà al Cortez per realizzare un documentario sulle presenze paranormali dell’Hotel.

Questa stagione, inoltre, presenta un grande aspetto comune con Murder House: l’idea del “Limbo”. Come nella prima stagione, infatti, anche in Hotel coloro che trovano la morte all’interno della struttura continuano a vagare in essa per l’eternità (anche un’altra stagione, che analizzeremo in futuro, ha questa particolarità).

Sarah Paulson e Finn Wittrock: il doppio ruolo

American Horror Story: Hotel è la prima stagione in cui un attore interpreta più di un personaggio. Questa idea verrà ripresa da Murphy nelle stagioni successive, in particolar modo in Cult (dove Evan Peters interpreterà circa sei personaggi) e in Apocalypse. In Hotel ad avere un doppio ruolo sono Sarah Paulson e Finn Wittrock. La prima interpreta Sally, una cocainomane che infesta il Cortez, e Billie Dean, la sensitiva amica di Constance Langdon in Murder House. Finn Wittrock invece interpreta sia Tristan Duffy (amante prima della Contessa e poi di Liz Taylor) e Rodolfo Valentino.

American Horror Story: Hotel è una delle stagioni più affascinanti di American Horror Story ma quella che, seppur ottima, mi ha colpito meno. Pesa molto l’assenza di Jessica Lange anche se le interpretazioni di Lady Gaga e Denis O’Hare sono davvero magistrali.

Nell’hotel Cortez, arredato in stile art déco, si muovono personaggi horror, camp e tremendamente iconici. Varie sottotrame si articolano in una vorticosa spirale di sangue, orrore e morte ma gli infiniti corridoi dell’elegante struttura, lasciano spazio anche ad amicizie torbide e ad amori proibiti.