Da un regista esordiente sudcoreano arriva su Netflix #Alive, un film non convenzionale sugli zombi.
Trama: La rapida diffusione di un’infezione porta la città di Seoul nel caos totale. Il protagonista è un giovane gamer che si rinchiude nel suo appartamento…
Il regista è il promettente Cho Il-hyung (spesso abbrievato in: Il Cho), e i due protagonist della storia sono Yoo Ah-in, già convincente nel thriller Burning (2018) e la bellissima Park Shin-hye.
Gli infetti e la pandemia
Nonostante la situazione critica il film è riuscito ad incassare moltissimo in patria, dove è uscito a fine giugno, mentre Netflix ha poi acquistato i diritti e lo ha distribuito in tutto il mondo a partire dall’8 settembre.
Nel 2016 è stato il film Train to Busan a rilanciare i film sugli zombi in Corea del Sud, mentre per gli horror in generale eravamo già abituati a vedere diversi titoli validi. Grazie alle piattaforme streaming diventano accessibili molti film asiatici che faticano ad avere la distribuzione in sala.
L’apocalisse zombi vista attraverso gli occhi di un ragazzo come tanti
Il protagonista è un gamer che vive una vita sedentaria, dipendente dalla tecnologia. Questa semplice scelta permette a molti spettatori di immedesimarsi subito con il personaggio. Rinchiuso in un appartamento, la sopravvivenza diventa anche una lotta contro la solitudine. La situazione di stallo è poi interrotta dal personaggio della ragazza che si trova nella stessa situazione, ma nell’edificio di fronte.
Il protagonista prova ad inviare messaggi SOS su Twitter, e fa volare un drone per sorvegliare l’area. Ma poi i servizi di rete cessano di funzionare. Mi è piaciuta la scena in split-screen quando i due comunicano con il walkie talkie, scelta obbligata quando i mezzi di comunicazione moderni diventano inaccessibili.
Un film con poche pretese ma che non delude
Il film non impiega troppo tempo a spiegare la causa di questa epidemia, sappiamo soltanto che questo virus trasforma gli essere umani in zombi. Si passa direttamente alla prova di sopravvivenza del protagonista che resta solo in casa, un gamer con i capelli biondo platino, interpretato dal bravissimo attore che avevamo già apprezzato nel thriller Burning (2018).
La storia non brilla di originalità, ma il film risulta comunque godibile e non annoia. Buona la caratterizzazione del personaggio principale, che deve fare i conti anche con la sua depressione e tentativi di suicidio. Al contrario del personaggio femminile che invece è più energico e con voglia di evadere, infatti è proprio lei il punto di svolta del film.
Il make-up degli zombi mi è sembrato realistico e non banale. La scelta di una velocità di movimento simile a quella degli esseri umani è azzeccata, come anche le convulsioni improvvise quando qualcuno viene infettato. La velocità degli zombi di #Alive non è eccessiva come ad esempio quelli di Train to Busan. Personalmente apprezzo diverse soluzioni e non soltanto lo zombi classico, con tutto il rispetto per George A. Romero, pioniere dei morti viventi che si muovono lentamente.
In conclusione, #Alive è uno zombie-movie che non rischia troppo e per questo non sarà memorabile. Nonostante questo è un film realizzato bene, che risulta interessante e d’intrattenimento, una visione sicuramente consigliata.
Voto complessivo: 7 su 10
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