Il 29 novembre è finalmente arrivato su Disney Plus il primo episodio della dodicesima stagione di “American Horror Story”. Con Delicate, Ryan Murphy torna nella propria comfort zone, riportando American Horror Story su una tematica che la serie era sempre riuscita ad affrontare in modo vincente: la maternità.
Un ritorno alle origini
American Horror Story: NYC, undicesima stagione della serie horror pluripremiata e ideata da Ryan Murphy e Brad Falchuk, aveva deluso molti spettatori. Anche alcuni dei fan più accaniti sembravano non aver apprezzato del tutto una stagione che, rinunciando in parte al carattere orrorifico della serie a favore di una narrazione più spiccatamente drammatica, raccontava la strage causata dall’AIDS nel mondo LGBT+ (qui la nostra analisi). E così, dopo due stagioni particolarmente criticate – anche se eccessivamente, secondo il sottoscritto – i creatori di AHS hanno deciso di mettere al centro di questa dodicesima stagione un tema con cui già si erano più volte confrontati in passato, ottenendo sempre ottimi risultati: la maternità.
È un vero e proprio ritorno alle origini, in quanto American Horror Story: Murder House, prima stagione dello show, era incentrata proprio su questo tema. E se già in questo “esordio” si potevano cogliere continui riferimenti a Rosemary’s Baby, cult assoluto del genere horror, in Delicate gli autori si spingono ben oltre il semplice citazionismo, raccontando una storia che, alla luce dei primi cinque episodi, sembra una vera e propria rilettura postmoderna del capolavoro di Roman Polanski. Ma andiamo per gradi.
Un’operazione diversa dal solito
Innanzitutto, occorre puntualizzare che AHS: Delicate, è tratta da un libro, dal titolo Delicate Condition, scritto da Daniele Valentine e recentemente uscito negli Stati Uniti. Valentine, oltre ad aver concesso i diritti dell’opera, ha anche lavorato alla stesura di AHS: Delicate: un’operazione del tutto nuova per la serie che, finora, aveva raccontato solo storie originali, ideate da Ryan Murphy e Brad Falchuk ed elaborate con l’aiuto di altri sceneggiatori, legati comunque alla Ryan Murphy Productions.
American Horror Story: Delicate – Trama
Ma di cosa parla questa dodicesima stagione di American Horror Story? Anna Victoria Alcott (Emma Roberts), attrice di successo, e il suo compagno, Dex (Matt Czuchry), sembrano avere una vita perfetta fatta di amore, ricchezza, fama e felicità. Tuttavia, i due vogliono assolutamente avere un figlio: molti sono stati i tentativi di fecondazione in vitro ma tutti sono falliti. Anna e Dex decidono di ritentare e, quando tutto sembra cominciare ad andare per il meglio, Anna è costretta a fare i conti con eventi agghiaccianti.
Uscita dei primi cinque episodi su Disney Plus
In Italia, il 29 novembre su Disney Plus, è uscito il primo episodio della stagione. Gli altri quattro usciranno prossimamente, con cadenza settimanale. Dopo questi primi cinque episodi dovremo però aspettare il 2024, in quanto i vari scioperi, che hanno coinvolto il settore cinematografico americano negli ultimi mesi, hanno rallentato (e bloccato) le riprese della serie.
RECENSIONE (no spoiler)
Cosa funziona? (I pro)
La storia
American Horror Story: Delicate è, in tutto e per tutto, una stagione di American Horror Story. Lo si vede dal ritmo della narrazione, dalla (sovra)abbondanza di elementi diegetici che sembrano respingere una qualsiasi “linearità narrativa” e che aprono continuamente innumerevoli possibilità di sviluppo (molte delle quali, come sempre, rimarranno sospese, come se non le avessimo mai viste); lo si percepisce da quel gusto spiccatamente camp che è diventato nel corso degli anni un marchio ben riconoscibile della serie; lo si nota dall’insistente utilizzo di simboli che rimandano alla condizione di uno o più personaggi oppure a un possibile sviluppo della storia.
Proprio in questo rifiuto di cambiamento – o di “adattamento”, per meglio dire –, dovuto ad una rigorosa fedeltà ai propri schemi, al proprio stile e alla propria poetica, sta, come sempre, l’elemento vincente di American Horror Story. Nessuno vuole negare che alcune stagioni siano decisamente migliori di altre (perché è così, e lo sappiamo tutti), ma è altrettanto innegabile che, nel corso delle varie stagioni, AHS sia riuscito a mantenere una propria identità ben definita e altamente peculiare (non ci sono serie che assomigliano ad American Horror Story).
Le tematiche affrontate
Al centro di Delicate non c’è solo la maternità, ma anche le pressioni sociali e gli aspetti negativi che essa può portare con sé. Questa dodicesima stagione riesce a raccontare benissimo il disagio che Anna Victoria Alcott vive letteralmente sulla propria pelle: un disagio con il corpo e del corpo, che qui si manifesta più che esplicitamente. Al centro, inoltre, c’è anche lo “stigma” che diventare madre porta con sé in un sistema patriarcale: in particolar modo la costrizione a scegliere tra la maternità e la carriera, specialmente nel mondo del cinema che ancora chiede, soprattutto alle donne, determinati standard fisici ed estetici. Anna è continuamente costretta a scegliere tra la volontà di diventare madre e quella di continuare ad essere un’attrice di successo: una scelta esclude inevitabilmente l’altra, impossibile trovare un compromesso.
L’horror
In American Horror Story, l’elemento horror è spesso psicologico. Oppure si manifesta attraverso il grottesco e il perturbante. In Delicate, a queste tipologie di horror si aggiunge anche una buona dose di body horror. Come abbiamo detto, infatti, è il corpo di Anna ad essere il protagonista ed è, quindi, sul corpo che l’orrore si manifesta.
Kim Kardashian
L’ingresso nel cast della famosa modella Kim Kardashian, personaggio pubblico sicuramente controverso, ha scatenato, fin dal momento dell’annuncio, le proteste dei fan. Gli stessi fan che, però, vedendola recitare in AHS: Delicate hanno ammesso di essere rimasti piacevolmente stupiti dall’interpretazione della Kardashian. Chiamata ad interpretare l’agente (e migliore amica) di Anna Victoria Alcott, un personaggio cinico e sicuramente sopra le righe, Kim Kardashian ha sorpreso anche i suoi numerosi haters. Sarà forse perché, come affermano in molti, non stia facendo altro che interpretare sé stessa? Può essere, ma un paragrafo di apprezzamento le è comunque dovuto.
Cosa non funziona? (I contro)
Il citazionismo
Per quanto, come abbiamo affermato precedentemente, la storia sia accattivante, l’eccessiva similarità a Rosemary’s Baby finisce inevitabilmente per diventare stucchevole. Ne risente soprattutto la storia stessa che a tratti diventa estremamente prevedibile (approfondimento nella sezione spoiler dell’articolo).
Il cast
Emma Roberts appare leggermente sottotono, probabilmente a conferma del fatto che le si addicono personaggi più camp e trash (come Madison Montgomery in AHS: Coven – qui l’analisi della stagione – e Chanel in Scream Queens). Matt Czuchry, almeno per adesso, non spicca particolarmente, forse a causa di un personaggio un po’ piatto. Inoltre, per quanto faccia piacere rivedere volti noti come Denis O’Hare, Leslie Grossman, Billie Lourd e la stessa Emma Roberts, si inizia a sentire la mancanza delle vere “icone” di American Horror Story: in particolar modo Evan Peters e Sarah Paulson. Per ogni fan della serie, la loro assenza è una sofferenza. Da segnalare l’iconica presenza di Cara Delevigne.
Sconsiglio il proseguimento della lettura a chi ancora non avesse visto i primi cinque episodi di “American Horror Story: Delicate”. E alle stesse persone consiglio, però, di aprire Disney Plus e far partire il primo episodio della stagione.
RECENSIONE (spoiler)
L’eccessiva somiglianza a Rosemary’s Baby
La pista narrativa tracciata fin dal primissimo episodio sembra fin da subito condurre a una rivisitazione postmoderna di Rosemary’s Baby. Questa impressione non è purtroppo dovuta all’allucinazione di uno spettatore nostalgico, ma qualcosa di molto più evidente: e, infatti, tale impressione, con il trascorrere dei minuti e degli episodi, diventa pian piano una certezza.
American Horror Story è sempre stato un prodotto fortemente citazionista (è sicuramente questo il suo aspetto più postmoderno) ma, generalmente, era in grado di attingere un po’ da tutto il bacino del cinema orrorifico (e non solo) del passato, talvolta omaggiandolo, talvolta rivisitandolo, talvolta creando una vera e propria commistione di elementi già visti e riuscendo (sempre), paradossalmente, a mettere in scena qualcosa di mai visto prima. In Delicate, sicuramente, si vedono le influenze di tanti film appartenenti al body horror ma, a livello narrativo, sembra davvero di vedere Rosemary’s Baby.
Conseguenze
Certo, come abbiamo detto, la storia funziona. Tuttavia, questa eccessiva aderenza al film di Polanski causa un inevitabile depotenziamento dei colpi di scena. Nessun plot twist, infatti, riesce a colpire davvero, perché i meccanismi narrativi sono praticamente gli stessi del film di Polanski, talvolta con suggestioni leggermente diverse. Di conseguenza, non ci sorprende scoprire che la gravidanza di Anna sia ostacolata e minacciata da una setta satanica; tantomeno ci si meraviglia nel constatare che Dex, apparentemente innocente e premuroso, abbia un qualche legame con i persecutori di Anna.
Conclusioni
Tuttavia, è necessario ricordare che questi primi cinque episodi costituiscono solo la prima parte della stagione. Non è da escludere che dopo un inizio valido ma un po’ prevedibile, la narrazione finisca per cambiare totalmente marcia nella seconda parte, raccontando qualcosa di nuovo e inaspettato. Non è nemmeno da escludere che la setta satanica vista finora non sia altro che un pretesto per ricollegarsi ad altre stagioni, come Murder House o Apocalypse. Insomma, le possibilità sono tante. E lo sono anche i minuti che mancano al concludersi della stagione. Non resta fare altro che aspettare ed incrociare le dita.
VOTO
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