La magia è finita
Come amante, o meglio adoratore della saga di Harry Potter e sostenitore di J.K. Rowling, mai avrei pensato di essere così deluso e mai avrei pensato di poter essere deluso da lei, che anche con “Il seggio vacante” mostrava ancora di essere una brillante scrittrice.
Il mondo potteriano così carico di magia, misteri e intensa umanità si perde nella ricerca della spettacolarità, del carino, coccoloso e magari anche petaloso. La verità è che quei sette libri, in parte anche i film, contenevano già tutto quello che la Rowling voleva dire e immaginare su quel mondo magico creato e di riflesso anche sul mondo reale, adesso si allunga solo il brodo.
Ma c’era da aspettarselo, in fondo nemmeno il primo “Animali fantastici” era granché.
Sarà che anche il cast stellare è mal assortito: Johnny Depp per quanto lo ammiri non riesce nemmeno a darmi un briciolo del timore che mi dava Voldemort, inoltre il comizio finale è quasi una barzelletta; Jude Law, nonostante sia azzeccato come Silente, non ha lo stesso carisma; il Babbano Jacob è messo lì solo per fare comicità da quattro soldi e cercare di dare quello stupore così spontaneo nelle avventure dei sette libri.
La verità è che quei sette libri, in parte anche i film, contenevano già tutto quello che la Rowling voleva dire e immaginare su quel mondo magico creato e di riflesso anche sul mondo reale, adesso si allunga solo il brodo.
Eddie Redmayne, nel ruolo di Newt, è certamente messo alle corde dal confronto con Harry Potter: migliore rispetto a Daniel Radcliffe come attore, putroppo il personaggio non ha nemmeno lontanamente il potenziale per reggere cinque film.
Sapere che ci saranno sequel fino al quinto, quindi, fa solo presagire il peggio.
Bisogna avere il coraggio di fermarsi e rinnovarsi, ma non è così che si fa, dov’è finito quel mondo fiabesco? Ormai anche nei vestiti è scomparso, si è babbanizzato, o è forse la Rowling che ha perso la magia?
E dove sono finite le avventure che facevano emozionare? Prima i personaggi creavano atmosfere fantasiose e libere, adesso persino Silente non è capace né di illuminare né di arrivare in fondo all’animo con quelle frasi che resteranno per sempre impresse nella mia mente. Il Silente di questi due film non ha niente a che vedere con l’altro, che riusciva ad essere al di sopra di tutto e a cui non si fa mai riferimento ad altro che amicizia con Grindelwald.
Questo film è troppo concentrato a spiegare, a stigmatizzare, a catalogare e non a far vivere una vera avventura, troppo preso a accontentare il pubblico che a proporre qualcosa che assomigli a un capolavoro.
Ma in fondo così è oggi il cinema in generale, l’abbiamo visto con il ritorno di Halloween e lo vedremo negli infiniti remake e reboot e sequel che non lasciano spazio al nuovo per il risultato al botteghino che accontenterà ma non strabilierà, perché alla fine la mediocrità è di moda.