Quando sentiamo parlare di film dell’orrore spesso e volentieri associamo la cosa a situazioni di pura fantasia.
Eppure, ad oggi, ci sono delle situazioni che lasciano intendere che forse quello che possiamo considerare alle volte irrealizzabile o infattibile, può realmente far parte della realtà.
E’ il caso di parlare dell’episodio, ad oggi tutt’altro che chiaro, riguardo una giovane donna tedesca, Annaliese Michel, che pare fosse realmente posseduta. Sono diverse le opere letterarie e cinematografiche ispirate a questa vicenda, tra cui anche la pellicola che porta il nome di The exorcism of Emily Rose.
Cerchiamo di ripercorrere i fatti anche per provare a delineare una possibile risposta.
Cresciuta in una piccola città della Baviera, in una famiglia cattolica di ceto medio-basso e tradizionalista, nel 1968 iniziò a soffrire di convulsioni che la tormentarono durante gli anni della scuola superiore. All’inizio si sottopose a visite mediche e le fu diagnosticata una forma di epilessia; le furono prescritti medicinali per curare entrambe le sintomatologie.
Tra i primi problemi accusati dalla giovane c’erano paralisi degli arti, uno smisurato accrescimento del torace, rigidità improvvisa del corpo e l’impossibilità di parlare, ma fu tuttavia in grado di riprendere gli studi e conseguire il diploma e, nel settembre 1973, si iscrisse all’università di Wurzburg per diventare insegnante di scuola elementare.
Nata e cresciuta in una famiglia cattolica, quando Anneliese aveva solo 4 anni sua madre partorì una figlia illegittima (morta a 8 anni in seguito ad un’operazione). Probabilmente Anneliese si sentiva in dovere di espiare anche le colpe della madre. Dopo i primi attacchi di convulsioni e le prime visite mediche le fu diagnosticata un’epilessia del lobo temporale che, secondo i medici, le provocava sia le convulsioni che le visioni. È inoltre assodato dalla medicina che alcuni farmaci, soprattutto quelli usati nel passato che agiscono direttamente sul cervello, possono provocare allucinazioni in certi pazienti: questo e la psicosi che secondo i medici affliggeva la ragazza furono la spiegazione di ciò che Anneliese vedeva e delle sue possessioni.
I genitori, dopo aver notato in lei ulteriori peggioramenti nonostante un ricorso a diversificate terapie farmacologiche prescrittele da vari medici specialisti del caso, si rivolsero alla Chiesa, convinti che loro figlia fosse posseduta. In un primo tempo non le venne praticato direttamente un rituale di esorcismo e fu semplicemente invitata a diventare più devota. Convintasi che ciò che le accadeva fosse colpa dei suoi peccati e di quelli che le stavano vicino, decise di mettere in atto pratiche di penitenza come dormire sul pavimento. Venne poi ricoverata in ospedale dove i continui attacchi che subiva convinsero i medici a somministrarle tranquillanti e sottoporla ad alimentazione forzata.
Dopo altri cinque anni senza miglioramenti anche se sottoposta a cure mediche, i genitori iniziarono la ricerca di qualche religioso che potesse praticarle un esorcismo, il quale, affinché potesse esser ordinato dalla Chiesa, richiedeva che la ragazza fosse riconosciuta come posseduta. La chiesa cattolica la riconobbe come tale nel settembre 1975 e il vescovo Joseph Stangl scelse come esorcisti il parroco Ernst Alt e padre Arnold Renz, i quali affermarono che, secondo loro, la ragazza nella sua possessione avrebbe dato voce ai demoni che sembravano parlare per bocca della ragazza: sei demoni, cinque dei quali personaggi storici o biblici popolarmente ritenuti malvagi e negativi che sarebbero divenuti demoni come Hitler, Caino, Nerone, Giuda, Lucifero e Fleishmann un sacerdote del XVI secolo scomunicato per alcolismo, violenza e omicidio).
L’esorcismo proseguì per quasi dieci mesi – da settembre 1975 a giugno 1976. Durante le varie sedute furono scattate numerose foto e venne registrato un nastro (di cui alcune parti possono anche essere ascoltate su Youtube, ma sconsiglio ai soggetti più impressionabili di farlo) di circa un’ora e mezza in cui si sente la ragazza parlare con voce ritenuta dagli esorcisti come demoniaca, in più lingue (oltre il tedesco, avrebbe parlato in latino, greco, aramaico e altre lingue antiche), molte volte sdoppiando la voce in due distinte, con la voce dei presunti demoni che presentano se stessi. Durante questo periodo la donna perse molto peso perché si rifiutava di mangiare e bere a causa dei demoni che glielo impedivano; questo portò a un indebolimento e alla debilitazione del suo corpo, martoriato dalle lesioni autoinflitte.
Nei momenti di lucidità Anneliese non faceva altro che pregare e le continue genuflessioni le causarono la rottura di entrambe le ginocchia. Durante il rito di esorcismo mostrava una forza impressionante, tanto che, in alcune sedute, per tenerla ferma ci vollero alcuni uomini. Il rito avveniva generalmente tre volte a settimana.
Infatti nel film Anneliese scrive delle lettere ai suoi esorcisti, chiedendo la fine del rito asserendo di aver avuto un incontro con la Vergine Maria che l’avrebbe messa davanti a una scelta: esser liberata dai demoni e trovare la pace eterna subito, o continuare a subire la possessione e tutto il potere dei demoni per poter salvare il mondo e le anime di tutti. Annaliese sceglie la seconda strada per la salvezza del mondo, interrompendo la pratica di esorcismo.
In realtà, come scrive Gabriele Amorth in una sua pubblicazione, Annaliese aveva dichiarato che Gesù e la Madonna le avevano detto che lei soffriva ed espiava per gli altri, per salvarli.
La mezzanotte del 1º luglio 1976 Anneliese, come aveva predetto nelle sue lettere, morì a soli 24 anni; prima di morire chiese al prete di pregare per lei; le ultime parole andarono a sua madre, alla quale chiese scusa.
L’autopsia rilevò come causa della morte la forte debilitazione, causata da malnutrizione e disidratazione (al momento della morte pesava solo 30 kg). Secondo gli agenti che svolsero le indagini e i medici che passarono al vaglio il caso, un’alimentazione forzata avrebbe potuto salvarla. I genitori, il parroco e l’altro prete furono indagati per omicidio colposo. Il processo iniziò a marzo 1978 e si concluse con la condanna dei due chierici e dei genitori a sei mesi di reclusione per negligenza e omicidio colposo. Una commissione di vescovi chiese espressamente alla Santa Sede di abolire il rito romano dell’esorcismo, che fu invece mantenuto e al quale la Chiesa, nel 1998, accostò un nuovo rito, De exorcismis et supplicationibus quibusdam .
Prima dell’inizio del processo i genitori chiesero di riesumare il corpo della figlia, sepolto in un cimitero dove sono sepolti figli illegittimi, vittime di suicidi e persone colpite da scomunica. La riesumazione venne chiesta soprattutto in seguito a una lettera che una suora carmelitana mandò ai genitori, parlando loro di una visione nella quale il corpo della figlia, a distanza di quasi due anni dalla morte, non si era deteriorato. Nonostante la salma sia stata riesumata non esiste nessuna foto pubblica del corpo, che venne definito decomposto come qualsiasi altro corpo.
L’accusa di omicidio colposo per i quali saranno riconosciuti colpevoli i due preti e i genitori della ragazza, viene giustificata dalla decisione di questi e della ragazza di abbandonare la medicina tradizionale per usare rimedi alternativi. Tale scelta fu presa dalla ragazza in accordo con i genitori e i sacerdoti, in quanto la cura medica non si era rivelata efficace e le sue condizioni e i suoi sintomi peggioravano col tempo. Se, quindi, durante l’esorcismo la ragazza avesse continuato la cura e le fosse stata imposta l’alimentazione forzata tramite flebo (come già era avvenuto in precedenza quando era stata ricoverata in ospedale), secondo l’accusa si sarebbe salvata o comunque, in caso di morte, i genitori e i sacerdoti non sarebbero potuti esser considerati negligenti.
In seguito, la tomba di Anneliese venne spostata vicino alla sua casa natale e ancora oggi è continua meta di pellegrinaggio.
Una storia contorta e travagliata, che non trova effettivamente risposte chiare e concise. Sicuramente ci sono delle prove che lasciano pensare a fatti effettivamente paranormali, però anche la mancanza di alcuni elementi e la presenza di alcune informazioni decisamente poco chiare del tipo: ma siamo sicuri che la ragazza non avesse già studiato all’università le lingue antiche che sembrava parlasse durante i riti di esorcismo? E poi ancora: Ci si poteva veramente fidare di quanto dichiarato dai due sacerdoti che le praticavano il rito di esorcismo? Rendono la vicenda del tutto travagliata, a cui effettivamente, è difficile dare con precisione una risposta.
Il caso di Annaliese Michel resterà per sempre irrisolto.