Usciva in Italia 11 anni fa Antichrist di Lars Von Trier, ennesimo film provocatorio del cineasta danese che offriva una nuova visione della Natura. Una parabola allucinante del delirio di una donna dopo la perdita del figlio
In un periodo storico in cui l’attenzione ai problemi climatici ed il rispetto per l’ambiente è al centro della scena, sappiamo che Von Trier lo aveva fatto, a modo suo, già nel 2009. Il suo Antichrist potrebbe sembrare la storia drammatica di un grave lutto famigliare, ma con il passare dei minuti ci eravamo accorti che il film stava prendendo anche un’altra direzione. La visione pessimistica nei confronti della vita da parte del regista danese è cosa nota a tutti, anche in questa pellicola non mancò di ricordarcelo. L’aspetto decisamente più interessante è che la storia poi cambia dalla metà del film, andando a riflettere se la Natura sia davvero una forza maligna e diabolica.
Il lutto insostenibile di una coppia e l’Eden
Il film si apre con un prologo in bianco e nero, tutto girato in slow motion in cui vediamo la coppia protagonista avere un rapporto sessuale mentre il figlio nella notte si butta da una finestra aperta. La sequenza procede inesorabile, mentre lo spettatore osserva attonito il tragico epilogo del piccolo. Si passa poi al funerale, al malore della madre ed ai giorni in cui è ricoverata in ospedale. Antichrist sembra rispettare le dinamiche del dramma di una coppia, con il marito psicoterapeuta che si occuperà della moglie. L’uomo è interpretato da un sempre bravo Willem Dafoe, mentre la donna da una sensuale e spaventata Charlotte Gainsbourg. Dopo alcune settimane in cui la terapia dell’uomo non funziona, decidono di andare nello chalet in cui la donna aveva passato l’estate precedente insieme al figlio. Sarà proprio quel bosco e la tesi che stava scrivendo ad aver fatto impazzire la donna, già ben prima del tragico evento iniziale.
L’oscurità celata nella Natura
La protagonista, studiando le persecuzioni subite da alcune donne accusate di stregoneria, si era convinta che la Natura era malvagia. Allora come lo era la Natura, doveva esserlo anche la donna. I semi di questi deliri erano stati posti durante le settimane trascorse ad Eden in estate. Sarà il marito a ricollegare i pezzi e scoprire che i problemi della donna potrebbero risultare un grave pericolo per lui. Interessante come in scena, per circa due ore, ci siano solo due attori. Le comparse sono addirittura oscurate in viso. Ad entrambi i personaggi, Lars non ha dato un nome proprio, come volesse identificarli con due esemplari generici della razza umana. Il bosco di Eden non è però il paradiso terrestre, e il regista ce lo fa notare in molte occasioni. La Natura è da sempre crudele, forse perché è il teatrino del Diavolo, secondo la protagonista.
Tre mendicanti per tre atti
Antichrist si divide in tre atti distinti, espediente non nuovo a Von Trier. Inoltre, nel film compaiono tre animali molto simbolici che saranno identificati dalla donna come i tre mendicanti della Natura venuti a reclamare la morte dei protagonisti. Un cervo, una volpe ed un corvo, che vanno a rappresentare i tre atti in cui Lars ha suddiviso il suo film. Quasi simili alla rappresentazione delle fiere che Dante incontrò nella selva oscura all’inizio della Divina Commedia. In questo caso non stiamo parlando di peccati, quanto di stati d’animo negativi che la nostra natura umana fa emergere dopo aver subito un lutto. Un parallelismo tra la natura dell’uomo e la Natura presente sulla Terra, di cui l’uomo fa parte. Il cervo identifica l’afflizione, la volpe il dolore fisico e il caos che ne consegue e il corvo la disperazione senza fine. Viandanti che veglieranno sulla pazzia finale della donna, ormai scollegata dalla realtà e seria minaccia per il marito.