Compie oggi gli anni Ari Aster, regista e sceneggiatore statunitense che si è ritagliato un posto d’onore nella cinematografia horror della nuova generazione.
Classe 1986, nasce a New York da genitori entrambi artisti. Maggiore di due figli maschi, all’età di 10 anni si trasferisce con la famiglia definitivamente nel Nuovo Messico dove manifesta precocemente il suo amore per un certo tipo di cinema. Attratto dai film dell’ orrore e dai contenuti più weird e scioccanti inizia a scrivere recensioni di film per il Weekly Alibi, un giornale di Albuquerque con il quale collabora fino al 2004. Si laurea in regia alla American Film Institute e diventa famoso nel 2018 con Hereditary – le radici del male, il suo esordio alla regia di un lungometraggio.

Il film con Toni Colette è un perfetto esempio di horror classico ma con tematiche che si riveleranno essere ricorrenti nella cinematografia di Aster. Il tema della famiglia, spesso disfunzionale e correlata a diverse patologie psicologiche, è infatti presente in ogni suo lavoro precedente e successivo. Se il suo esordio segna la consacrazione da parte della critica, la conferma arriva poi l’anno seguente con Midsommar- il villaggio dei dannati. Pellicola che riesce a inquietare pur essendo girata completamente alla luce del sole e che regala un’altra intensa interpretazione femminile, questa volta della giovane Florence Pugh.

Nel 2023 esce il suo ultimo lungometraggio, con protagonista un incredibile Joaquin Phoenix. Beau ha paura è sicuramente un film più complesso, non incasellabile strettamente nel genere horror, che abbraccia diverse sfumature ma che, in comune con i precedenti, tratta le stesse tematiche psicologiche e familiari. Una pellicola che danza in bilico tra grottesco e disturbante, due aggettivi che si adattano perfettamente ai lavori di Ari Aster soprattutto prendendo in considerazione i suoi cortometraggi.

Ed è dei suoi cortometraggi che vi voglio parlare. Ari Aster scrive e dirige ogni suo film ma molti non sanno che, prima di essi, ha sfornato diversi corti. E se alcuni cavalcano l’onda della commedia grottesca, altri sono invece più vicini al nostro genere di riferimento. Ho scelto quindi per voi tre titoli che mi hanno colpita e che , per quel che mi riguarda, dovreste assolutamente vedere per farvi un’idea più completa su Ari Aster.

Eccovi quindi i 3 cortometraggi più disturbanti di Ari Aster.

Non sapevo bene cosa aspettarmi quando li ho visionati e, devo ammettere, ne sono rimasta abbastanza colpita soprattutto per quanto riguarda le tematiche prese in esame. Li ho ordinati in una personale classifica, ovviamente del tutto soggettiva, partendo dal meno disturbante sino a quello che, sinceramente, mi ha davvero scombussolata.

Beau (2011)

Il titolo vi suggerisce da dove è stato sviluppato il suo ultimo lungometraggio. Il personaggio di Beau nasce infatti più di dieci anni prima, in questo corto prodotto da Alejandro De Leon per Faux Beef Productions e girato interamente in un’unica giornata. Interpretato da Billy Mayo, che ritroveremo nell’ultimo titolo, è la storia di uomo che sta per partire, per andare a trovare sua madre, ma a cui vengono sulla soglia di casa rubate valigia e chiavi dell’appartamento, impedendogli cosi di fatto di lasciare lo stesso. Ari Aster esplora il tema della paranoia in un modo efficace e diretto in qui ci si può senza dubbio ritrovare. La discesa del protagonista in un incubo ad occhi aperti, nella perdita della razionalità e nell’ abbandono alla paura.

Munchausen (2013)

Presentato in anteprima nel settembre 2013 al Fantastic Fest di Austin, è stato finanziato raccogliendo fondi tramite Kickstater l’anno precedente.
Si sviluppa su due linee spazio temporali, quella di un possibile futuro e quella reale del tempo presente.
Una madre (Bonnie Bedelia) osserva il figlio (Liam Aiken) preparare i bagagli per l’imminente partenza per il college, con un misto tra il lecito amore e orgoglio, ed il malsano ed egoistico amore e possesso. Morbosamente legata a colui che è rimasto l’ unica fonte della sua felicità e ragione della sua vita, a scapito di un marito ormai totalmente emotivamente distante, non si sente pronta a lasciarlo andare via. Deciderà quindi di somministrargli un farmaco per farlo stare male ed evitarne la partenza ma si accorgerà di non aver preso in considerazione scenari peggiori. Aster ci parla nuovamente di un nucleo famigliare disfunzionale e di un’altra deviazione psicologica non troppo spesso affrontata. Il corto, completamente privo di dialoghi, è stato pubblicato online nel 2015 su You Tube grazie a Vice.

The strange thing about the Johnsons. (2011)

Ed eccoci alla prima posizione. Ho trovato questo corto davvero disturbante e, voi lo sapete, non è facile scioccarmi. Vi assicuro che però, per la tematica estremamente delicata che Ari Aster affronta, che penserete a queste immagini per diverso tempo dopo la visione.
Nella scena iniziale lo scrittore Sidney Johnson (Billy Mayo) entra nella stanza di suoi figlio dodicenne Isaiah (Carlon Jeffery) cogliendolo a sorpresa nell’atto di masturbarsi guardando una fotografia. In una classica e lecita scena padre-figlio, che credo in molti nella realtà abbiano vissuto, il padre si scusa e, a cuore aperto, spiega al figlio quanto sia una cosa fisiologica normale e naturale per chiunque. Sembra tutto a posto fino a quando Sidney esce dalla porta e lo spettatore scopre che la foto che il piccolo Isaiah stava guardando, era proprio quella del genitore.

Aster ci porta poi avanti nel tempo a 14 anni dopo, durante il ricevimento di nozze di Isaiah (Brandon Greenhouse). Quel giorno la madre (Angela Bullock) scoprirà una verità scioccante e destabilizzante che però sceglierà di ignorare per salvare l’ apparente perfezione della sua famiglia borghese.
Il regista affronta un tema davvero spinoso, quello dell’ incesto e dell’ abuso fisico e psicologico immaginando però un contesto in cui l’abusatore è il figlio e la vittima è il padre. Ribalta la prospettiva e, in questo suo primo lavoro, ci mostra in che modo è capace di spingersi su strade irte e inesplorate. Dramma, orrore e ipocrisia sociale in 28 minuti che difficilmente dimenticherete.

Il prossimo film di Ari Aster si intolerà Eddington. Prodotto dalla A24 il poco che si sa è che sarà un western-black comedy contemporaneo con un cast stellare tra cui figurano i nomi di Joaquin Phoenix, Pedro Pascal ed Emma Stone.


Potete ingannare l’attesa con i titoli di cui sopra che, a mio parere, sono i fondamentali da recuperare per rendervi conto di quanto Aster sappia benissimo che l’orrore ha sfumature diverse e che per inquietare e disturbare lo spettatore non serva solamente il classico spavento.

Il disagio, il senso di angoscia, la tensione snervante sono misurati e costruiti in un perfetto equilibrio tra immagini mostrate ed altre semplicemente suggerite. Un mix che accompagna lo spettatore nella storia regalandogli un impatto emotivo non indifferente.