Diretto da Bong Joon-ho (Snowpiecer, Parasite), la pellicola è l’adattamento cinematografico dell’opera teatrale Come to See Me di Kim Kwang-lim, ispirato alla storia vera del primo assassino seriale coreano conosciuto, attivo fra il 1986 e il 1991 a Hwaseong, nella provincia di Gyeonggi.
Arriva in home video dal 10 Luglio grazie a Eagle Pictures Italia.
In una piccola cittadina della Corea del Sud, viene ritrovato il corpo di una giovane donna barbaramente stuprata ed uccisa. Poco tempo dopo viene ritrovata un’altra vittima.
L’investigatore Park Du-man, che conduce l’indagine insieme al collega Cho Yong-gu affidandosi al proprio istinto e a brutali metodi di interrogatorio, sospetta di un ragazzo ritardato, Kwang-ho, che pare seguisse regolarmente una delle vittime, e dal quale riesce ad ottenere una confessione estorta con la violenza. L’investigatore Seo Tae-yun non crede affatto alla sua colpevolezza e assiste impotente all’ampia pubblicità mediatica data al suo arresto, che si risolve in un’imbarazzante sconfitta per la polizia, quando il presunto colpevole viene scarcerato perché non esistono indizi concreti contro di lui.
Seo, convinto che l’autore dei delitti sia un assassino seriale, individua alcuni elementi comuni (entrambi i delitti sono avvenuti in una notte di pioggia, entrambe le vittime vestivano di rosso) che gli permettono di ritrovare il corpo di una terza vittima, una ragazza di cui era stata denunciata la scomparsa, ma che tutti credevano fosse semplicemente andata a vivere a Seul. In una notte di pioggia, utilizzando una poliziotta come esca, gli agenti organizzano una trappola per l’assassino, ma essa si rivela un fallimento. È però proprio l’agente donna a scoprire un ulteriore elemento in comune fra i delitti: in occasione di ogni omicidio, la stazione radio locale ha trasmesso la stessa canzone, su richiesta dello stesso ascoltatore.
Gli investigatori trovano casualmente un uomo masturbarsi in uno dei luoghi del delitto e, dopo un rocambolesco inseguimento, riescono a catturarlo. Anche questa volta Park ottiene una confessione per mezzo della tortura, ma si tratta solo di un pervertito che nulla ha a che fare con la serie di omicidi. Intanto Seo scopre l’esistenza di una sopravvissuta ad un’aggressione dell’assassino, del tutto simile nelle modalità alle altre, dalla quale ottiene un unico indizio, utile a scagionare l’ultimo sospettato.
Quando in una sera di pioggia la solita canzone viene nuovamente trasmessa alla radio, la polizia si ritrova impotente poiché tutte le risorse sono impegnate nella soppressione di una manifestazione. Stavolta gli investigatori riescono ad ottenere dalla emittente radio nome e indirizzo dell’ascoltatore che ha richiesto la canzone: Hyun-gyu, un giovane impiegato giunto in città poco prima del primo delitto. Anche Seo si convince della sua colpevolezza e sarebbe disposto ad utilizzare le maniere forti per farlo confessare, ma l’attenzione dei media impedisce di utilizzare di nuovo certi metodi. Nuovamente con le mani legate, gli investigatori si rendono conto che la confessione del primo sospettato (il ritardato Kwang-ho) era troppo precisa nei dettagli per essere frutto di fantasia e capiscono che il ragazzo è stato testimone diretto del primo omicidio. Lo cercano nella locanda del padre e quando lui arriva c’è una rissa in corso: Kwang-ho ferisce Cho e scappa. Park lo insegue e cerca inutilmente di farlo spostare dai binari della ferrovia. Kwang-ho muore travolto da un treno.
Nell’ultimo omicidio viene rinvenuta una traccia biologica, dello sperma, che viene spedito negli Stati Uniti per essere sottoposto al test del DNA. Hyun-gyu viene quindi rilasciato e tenuto sotto costante controllo in attesa dei risultati. L’uomo riesce però a eludere la stretta sorveglianza e quella notte l’assassino uccide ancora, adattando il proprio modus operandi alle circostanze: la vittima è una studentessa che Seo conosceva, scelta al posto della moglie di Park, che casualmente camminava nelle vicinanze. L’investigatore, distrutto dall’ennesimo delitto, aggredisce Hyun-gyu con l’intenzione di ucciderlo, ma viene bloccato dal collega Park, che gli porta i risultati del test del DNA che non corrispondono. Hyun-gyu si allontana, senza essere colpito dai rabbiosi colpi di pistola esplosi da Seo.
La serie di omicidi rimane insoluta.