Un biglietto di sola andata per l’aldilà: lo spiritello col completo a righe più iconico è tornato. Dal 5 settembre è approdato nelle sale italiane Beetlejuice Beetlejuice, sequel diretto del cult horror comedy del 1988. Dietro la macchina da presa torna Tim Burton, che presenta al pubblico un cast in parte “vintage” con il ritorno di Wynona Ryder nei panni di Lydia Deetz, Catherine O’Hara in quelli di Delia e Michael Keaton nel ruolo del famigerato “bio-esorcista”. Tra le new entry Jenna Ortega (Mercoledì, Scream V e VI) che interpreta Astrid Deetz, figlia di Lydia, Monica Bellucci nelle vesti di Delores e Willem Dafoe che ci presenta un impacciato detective fantasma.
Trama
Più di trent’anni dopo gli avvenimenti di Beetlejuice (1988) una Lydia Deetz ormai adulta è alle prese con uno show televisivo da condurre, il funerale del padre Charles, una famiglia con cui cercare di non troncare i rapporti e una relazione travagliata. Si troverà ben presto a dover chiedere aiuto allo scatenato Beetlejuice per salvare la figlia Astrid da una situazione difficile.
Il fascino per il gotico non passa mai di moda
A trentasei anni dal cult movie Beetlejuice – Spiritello porcello, il ritorno del bio-esorcista più scatenato del cinema horror non poteva che suscitare grande attesa. E le aspettative – almeno nel mio caso – non sono state deluse. Questo sequel, mantenendo intatte le atmosfere del primo film, si presenta come un’opera fresca e contemporanea, capace di conquistare i fan di vecchia data e le nuove generazioni.
Il fascino per il gotico, che da sempre caratterizza il cinema di Burton, trova in Beetlejuice Beetlejuice una nuova e vibrante espressione. Tanto nelle scenografie quanto nei personaggi – come nel caso del look total dark di Lydia o nel personaggio di Delores che appare come un mix tra la sposa di Frankenstein e la Sposa Cadavere – l’estetica oscura regna sovrana. Beetlejuice Beetlejuice riconferma quell’attrazione per il gotico che non sembra voler abbandonare il cinema di genere, visti i numerosi remake dei film dell’epoca d’oro dei Classic Monsters: alcuni ben riusciti come L’uomo invisibile (2020) e altri molto meno come Dracula: Untold (2014). Oppure di recente annuncio anche Wolf Man che arriverà nelle sale italiane nel gennaio 2025.
Bentornati a Winter River
Beetlejuice Beetlejuice posso definirlo sequel nel senso temporale della parola. Aggiunge poco puntando invece sull’aspetto reunion. Il tutto funziona proprio perché Burton non stravolge la trama ma le dà uno sprint in più, calcando sulla comedy (rivolgendosi ad un pubblico più vasto) ed equilibrandola con il suo tipico umorismo dark. Non solo torna la misteriosa Winter River, ma anche oggetti memorabili quali il “manuale per i neo-deceduti” e il plastico della cittadina, nonché porta d’accesso al mondo dei vivi per Beetlejuice, costruito dal fu Adam Maitland. Rispetto al film del 1988, dove la musica c’era ma in minor parte, qui gioca un ruolo cruciale: tra coreografie memorabili e citazioni alla musica anni 70 e 80, sembra quasi di vivere in un lungo videoclip musicale.
Conclusioni
Questo sequel riesce a catturare lo spirito del primo film, offrendo al pubblico un’esperienza visivamente ricca e divertente. Burton dimostra ancora una volta di essere un maestro del fantastico, creando un mondo surreale e affascinante dove il confine tra vivi e morti è sempre più labile. La colonna sonora coinvolgente, le scenografie elaborate e le performance degli attori rendono questo film una vera chicca dell’horror comedy contemporaneo. Un plauso al trucco e parrucco magnetico e curato nei minimi dettagli. Se siete in cerca di un film da vedere la notte di Halloween, Beetlejuice Beetlejuice è sicuramente la scelta giusta. Ma vi lascio una domanda: avrete il coraggio di ripetere tre volte il nome di quel demonietto?
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