Usciva il 31 luglio del 1959 anche in Italia: Blob – Fluido mortale, pellicola diventata un cult del cinema di genere nel corso degli anni. Il mostro che minacciava la cittadina era qualcosa di mai visto prima sullo schermo, capace di rappresentare le paure dell’epoca
Irvin Yeaworth Jr. nel 1958 scrisse una piccola grande pagina per il cinema di genere, a metà tra sci-fi ed horror con Blob – Fluido mortale. Una pellicola audace per l’epoca e che ancora oggi mantiene intatto il suo fascino. Tra i pregi del film, anche aver fatto conoscere al grande pubblico Steve McQueen, qui al suo secondo ruolo da protagonista dopo Autopsia di un Gangster, sempre dello stesso anno. Il pregio maggiore però fu quello di fondere due generi che, negli anni successivi, si sarebbero incontrati molte altre volte.
La minaccia arriva dallo spazio
La trama di Blob è molto semplice: una meteora porta sulla Terra, in una cittadina della Pennsylvania, una sostanza gelatinosa che ingloba al suo interno qualunque essere vivente. In una tranquilla sera d’estate, la minaccia colpirà più volte fino ad ingigantirsi a tal punto da poter attaccare il centro della città. A scoprire la minaccia saranno Steve e Jane, che tenteranno di avvisare le autorità del pericolo. Prima non verranno ascoltati, ma quando la scia di distruzione sarà inesorabile, anche la polizia capirà il pericolo incombente. A dare loro una mano anche altri ragazzi, che armati di una buona dose di coraggio, riusciranno a far fronte comune con la polizia contro la massa extraterrestre.
Una critica alla società
Tra i pregi di Blob ci fu indubbiamente quello di criticare la società americana del secondo dopoguerra. In pieno boom economico, i cittadini erano ormai in preda all’acquisto compulsivo di ogni genere di prodotto. Il fluido mortale rappresenta proprio questa ingordigia senza fine, capace di assorbire al suo interno tutto quello che gli sta intorno. Rispetto al cinema romeriano di un decennio successivo, la critica verte più sulla bulimia dell’acquisto e meno sul capitalismo statunitense e la società che ha creato. Inoltre l’assimilazione in un’unica creatura risulta anche la metafora di un pensiero sempre meno critico e più omogeneo. La colonna sonora iconica è firmata da Burt Bacharach, capace di spaziare dal gioioso al grottesco fino al thriller.
Una della scene meglio riuscite rimane quella in cui Blob entra in un cinema seminando il panico e la fuga degli spettatori. Un vero caso di metacinema, infatti il film proiettato è Dementia del 1955. Produzione horror molto particolare per l’epoca che combinava varie situazioni di suspense per la protagonista durante una folle notte per la città. L’aspetto affascinante rimane quello di utilizzare una pellicola dell’orrore, mentre quello vero sta per assalire sia gli spettatori/attori nel film sia quelli reali in sala per vedere Blob.
Curiosità striscianti
Prima di chiamarsi Blob, la sostanza aliena aveva avuto altri nomi tra cui: Glob, The Meteorite Monster e The Molten Meteor. Il film fu un successo al botteghino guadagnando 4 milioni di dollari. Steve McQueen, ad inizio carriera e avendo bisogno di soldi, rinunciò prima dell’uscita al 10% degli incassi, pentendosi successivamente della scelta. L’attore però conservò fino alla morte un poster originale del film nella sua stanza da letto. Il fluido fu creato da un palloncino aerostatico, successivamente colorato e modificato con del silicone gel ed infine colorato con speciali vernici. Grande importanza viene dato anche al messaggio ecologista a fine film, quanto mai profetico su un possibile ritorno della minaccia. Cosa avvenuta in un sequel del 1972 ed in un remake del 1988. Nessuno dei quali all’altezza dell’originale!