Quando si parla della generazione di registi della New Hollywood, Brian De Palma è spesso messo in secondo piano dopo i suoi colleghi/amici: Scorsese, Spielberg e Coppola. Forse perché la sua carriera dopo gli anni ’90 non è riuscita a mantenere il livello a cui ci aveva abituato. Blow Out del 1981 è fra le sue opere più complete, all’interno troviamo molti dei suoi temi ricorrenti, come il voyeurismo, la paranoia e l’innovazione tecnologica.
In Blow out vediamo il tecnico del suono Jack Terry (John Travolta) assistere inavvertitamente ad un omicidio. Terry è fuori a tarda notte vicino ad un lago, a registrare i suoni per un film a cui sta lavorando, quando vede – e sente, e quindi registra – un’auto che si schianta fuori strada. Terry salta in acqua e salva il passeggero dell’auto, Sally (Nancy Allen), anche se l’autista è già morto. Solo in seguito Terry si rende conto di aver assistito ad un omicidio, che qualcuno in agguato nel bosco aveva sparato alla gomma di quell’auto, provocando l’incidente. Ed è solo più tardi che si rende conto che l’uomo morto nell’incidente era un governatore e un potenziale candidato alla presidenza, e che il passeggero non era sua moglie. Terry scopre che gli amici e gli alleati del politico stanno ora spingendo per un insabbiamento, sopprimendo il fatto che Sally fosse stata in macchina quando si è schiantata.
Brian De Palma, fra i registi più influenti della New Hollywood
Blow Out si potrebbe definire come un mix fra il thriller, il giallo e il neo-noir americano, scritto e diretto da Brian De Palma un anno dopo di Vestito per uccidere (sempre con Nancy Allen), un altro thriller diventato cult. Nel 1984 invece realizza Body Double (Omicidio a luci rosse), che è più un omaggio a La Finestra sul cortile di Hitchcock, mentre in Blow Out, nonostante sia comunque hitchcockiano, prende più spunto da film come Blow-Up e La Conversazione.
Ambientato a Philadelphia, Blow Out è interpretato da John Travolta nei panni di Jack Terry, un tecnico degli effetti sonori che registra i suoni per un film slasher a basso budget. Nancy Allen interpreta Sally, una giovane donna coinvolta nel crimine. Il cast di supporto include John Lithgow e Dennis Franz. Lo slogan del film nella pubblicità era: L’omicidio ha un suono tutto suo.
Blow Out fu l’ultimo film della collaborazione fra Brian De Palma e Nancy Allen, che avrebbero poi divorziato nel 1983. L’idea di Blow Out venne a De Palma durante la post produzione del precedente Vestito per uccidere: mentre montava il sonoro si accorse che il rumore di esterni, del vento e della pioggia, era fin troppo consumato e disse al suo montatore di uscire per registrarne uno nuovo. Da questa situazione gli venne l’idea della storia, che a sua volta si ispira a Blow-Up di Michelangelo Antonioni e La Conversazione di Francis Ford Coppola.
Fra cospirazione e metacinema
Blow Out di Brian De Palma potrebbe essere visto anche come un film sul processo di produzione cinematografica, infatti in alcune scene descrive l’interazione di suono e immagini, il modo in cui i due sono legati e i metodi in cui vengono editati, mixati e riorganizzati per rivelare nuove verità, o la mancanza di qualsiasi verità oggettiva. E come ci aveva abituati, De Palma continua ad esplorare il tema del voyeurismo, con un occhio sempre rivolto al suo maestro Alfred Hitchcock.
La narrazione si sposta quindi sull’ossessiva ricostruzione di una registrazione sonora per scoprire un possibile omicidio. Il film allude anche ad elementi dello scandalo Watergate e dell’assassinio di JFK, ispirato anche da classici thriller cospirativi come Three Days of the Condor e All the Presidents Men. La polizia si mostra nel migliore dei casi indifferente, nel peggiore dei casi corrotta, e il regista cerca di andare oltre le convenzioni di genere per riflettere sui timori politici dell’America pre-Reagan. Non è solo la cospirazione al centro del film, ma l’aspetto umano di esso. I media omettono diversi dettagli mentre la vita delle persone viene sconvolta, a volte inutilmente.
Ma quello che continua a risuonare dopo la visione è quell’urlo straziante. Il film infatti si apre con Jack mentre lavora sul set di un film slasher. Il problema è che il regista (del film-nel-film) non trova abbastanza convincente il grido strozzato e stridulo dell’ultima vittima dell’assassino, semplicemente non funziona. Nel finale di Blow out, un po’ come succedeva nel suo Body Double – Omicidio a luci rosse, torniamo sul set (del set), Jack porta il nastro con una nuova registrazione, ci sentiamo quasi in colpa insieme a lui che si avvicina le mani alle orecchie, ma l’urlo della sua Nancy funziona perfettamente. Neanche la splendida musica di Pino Donaggio riesce a coprire quelle urla strazianti, e il film si trasforma in una lezione su come realizzare il finale scioccante perfetto.
Il confronto con Blow-Up (1966) e La Conversazione (1974)
Prendendo spunto direttamente da Blow-up di Michelangelo Antonioni (1966), il film di De Palma sostituisce il mezzo fotografico con il mezzo di registrazione audio. Tuttavia, Blow Out si ispira molto anche a La Conversazione di Francis Ford Coppola del 1974. Ma nel film di De Palma, entrambi gli aspetti, visivo e uditivo, sono di enorme importanza. Molti studiosi e critici cinematografici sottolineano che Blow Out riguarda principalmente il cinema e l’arte (e l’illusione) di creare immagini in movimento. Questo tipo di interpretazione restringe la portata del film, ma si può presumere che l'(anti)eroe principale, Jack Terry, sia qualcuno con cui lo stesso De Palma potrebbe identificarsi.
Blow Out è la versione idiosincratica di Blow-Up, De Palma distorce inequivocabilmente il suo materiale originale in base all’estetica e alle sue ossessioni, facendone nel bene e nel male un’opera personale, separata dai film che sta rivisitando. Si distingue dai suoi antecedenti spostando l’enfasi dal processo agli aspetti thriller della trama. In Blow-Up di Antonioni, un fotografo scatta quelle che crede, inizialmente, delle foto artistiche di una coppia in un parco, ma col tempo, mentre esamina le foto e ne diventa ossessionato, arriva a credere che le immagini nascondano le prove di un omicidio. Ne La Conversazione di Coppola, allo stesso modo, abbiamo un tecnico del suono che si concentra lentamente su un frammento di una conversazione registrata che, secondo lui, suggerisce un complotto per un omicidio da mettere in atto. In entrambi i film, l’enfasi è sul lento processo attraverso il quale questi uomini scoprono quella che credono essere l’evidenza decisiva; verso la fine i film diventano più psicologici, coinvolti nelle sfumature dell’immagine e del suono più che nei fatti concreti. I due film di Coppola e De Palma, a differenza di Blow-up, sviluppano il personaggio principale guidandoci verso la sua inevitabile sconfitta, mentre nel film di Antonioni non ci viene mai data la possibilità di avvicinarci davvero al protagonista, e lo sguardo del regista resta sempre piuttosto distaccato.
La Conversazione e Blow Out (girato sette anni dopo) iniziano con il protagonista che scopre (piuttosto per caso) una cospirazione che minaccia vite umane e comporta un potenziale insabbiamento. Nel film di De Palma però vengono apportate alcune modifiche: le vittime muoiono immediatamente e invece di essere il presidente di una società è un politico emergente. Proprio come Harry Caul (Gene Hackman), Jack Terry inizierà a ricostruire il caso usando gli strumenti professionali che ha a disposizione. Mentre altri film affrontavano la cultura della cospirazione in modi più convenzionali, questi evocano l’immagine di un’America paranoica e giustamente sospettosa, specialmente per quanto riguarda le azioni segrete di loschi politici e le cause dietro le società senza volto. La Conversazione e Blow Out mettono lo spettatore davanti alla natura paranoica di quella che all’epoca era una crescente consapevolezza del potere della tecnologia sia nella sorveglianza che nello spionaggio. Negli anni ’70 il pubblico iniziò a prendere le distanze dalla politica esprimendo solo cinismo sulla retorica e sui programmi che i politici proponevano, era chiaro che le passioni politiche e la polarizzazione degli anni ’60 erano scomparse, sostituite da un generale senso di apatia politica.
Blow-Up di Antonioni è decisamente più atipico come thriller, se pensiamo anche al finale dove la ricerca della verità sembra naufragarsi in una scena che si sofferma sull’isolamento del protagonista, mentre sceglie (o ha scelto) cosa vedere o non vedere. Nei film di Coppola e De Palma invece abbiamo dei finali più emblematici della fine della società deliberatamente disinformata, lasciata indietro decennio dopo decennio dagli anni ’50. Questa mentalità di scetticismo e paranoia che ha iniziato a definire la cultura pop e i media americani continuerà nella sfera pubblica, come un’eco dell’originario sentimento pubblico di sfiducia e scetticismo di massa, a riverberare ancora di più nel decennio successivo verso una vera e propria cultura della teoria della cospirazione.
In conclusione
Il flop al botteghino per il film di De Palma aveva danneggiato la carriera di John Travolta, soprattutto per i ruoli più seri. Ironia della sorte, l’amore di Quentin Tarantino fu ciò che riportò l’attore a riavere ruoli più importanti grazie a Pulp Fiction. Quentin Tarantino ha dichiarato in un’intervista che questo film è il suo film preferito di Brian De Palma, nonché fra i suoi dieci film preferiti della storia del cinema.
Blow Out è prima di tutto un film cupo, cinico e devastante, oltre ad essere un thriller teso ed elegante, realizzato con un tale amore che rimane ancora oggi un’esperienza straordinaria. Brian De Palma è stato uno dei registi più innovativi di sempre, e in questo film ritroviamo tutte le caratteristiche del suo cinema, le sue ossessioni, i temi ricorrenti ed i virtuosismi tecnici.
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