Compie 52 anni oggi Jason Blum. Fondatore della Blumhouse Production, una delle case di produzione cinematografiche più prolifiche di sempre: quasi cento titoli prodotti da Blum dal 1995 ad oggi, la maggior parte dei quali appartenenti al genere horror.
Sicuramente il giovane produttore statunitense si piazza tra l’olimpo dei produttori più prolifici degli ultimi anni… Ma Jason Blum non è solo quantità, all’interno delle sue numerosissime produzioni spiccano alcuni dei titoli più vincenti sul mercato e, sebbene sbanchino al botteghino al pari degli altri blockbuster, all’interno del mercato hollywoodiano la caratteristica della sua casa di produzione è che i titoli che produce sono tutti rigorosamente low budget.
Ma vediamo insieme la storia del giovane produttore.
Come esordisce all’interno di uno dei mercati più competitivi del mondo senza passare inosservato?
E qual è quella caratteristica che ha reso Jason Blum e la sua Blumhouse così importanti all’interno di un settore tra i più competitivi del mondo?
Gli esordi
Paranormal Activity: il suo titolo più emblematico
L’attività di Blum inizia nel 1995 quando produce un lungometraggio per il suo ex compagno di stanza al college (Noah Baumbach!). Nel 2000 fonda la sua casa di produzione, la Blumhouse Production continuando per qualche anno a lavorare per il cinema e la tv.
Ma è sette anni più tardi che avviene qualcosa di unico.
Se la produzione di Blum ad oggi può essere definita straordinaria per un giovane producer di low budget, ancor più straordinaria è l’avvincente storia di quello che sicuramente è il caso che lo ha definitivamente lanciato all’interno del panorama produttivo del genere.
Nel 2007 infatti Blum, con una sola piccola mossa, segna la storia del cinema contemporaneo producendo uno dei film più redditizi di sempre al botteghino in proporzione ai costi di produzione.
Stiamo parlando ovviamente del caso Paranormal Activity.
Scritto, diretto, montato e co-prodotto da Oren Peli, Paranormal Activity esplora la dimensione della haunted house in maniera classica, seguendo lo stile del mockumentary: una giovane coppia al fine di dare una spiegazione agli strani eventi che accadono nella loro casa, decide di installare una telecamera che riprende costantemente le loro attività notturne (normali e paranormali).
Due attori, una telecamera e poco più di 15mila dollari di budget hanno fruttato ad oggi, grazie a questa prima pellicola, più di 193 milioni di dollari. Un risultato sconvolgente, che da vita a un franchising di altri 4 titoli e proietta Jason Blum nell’olimpo dei più influenti producer dei nostri tempi.
Paranormal Activity, si sa, è un film che ha fatto molto parlare di sé. Talvolta con grande entusiasmo altre volte venendo brutalmente massacrato.
Ciò che resta evidente è, però, che il successo monetario dell’opera non può passare inosservato. Del resto il mercato cinematografico, soprattutto statunitense, si configura su modello industriale, pertanto è impossibile negare che con un piccolissimo investimento Blum e Peli abbiamo generato un capitale inestimabile oltre ad aver attirato moltissima attenzione sul loro lavoro. E questo, per un producer, è il più grande successo.
Il paradosso Blum
Una produzione low budget, da miliardi di dollari
Ma andiamo a capire bene cosa mette, un giovane che si è fatto strada in maniera così dirompente, al primo posto all’interno del suo operato.
La cosa più straordinaria del giovane produttore ad oggi, tolti i numeri da capogiro che generano i suoi titoli, rimane senza dubbio il suo modus operandi.
“I nostri film sono tutti low budget. Il regista e gli attori vengono pagati il minimo sindacale. Vogliamo dare ascolto a quei film maker che si sentono delusi dal sistema.
Vengono date molte regole da far rispettare al regista all’interno del processo produttivo di un film, e se poi il film non ha successo la colpa è comunque sua.
Lo stesso James Wan venne nel mio ufficio incazzato col sistema!
Non posso garantirti il successo, dico io, ma ti garantisco il final cut (la famosa ultima parola sul film) e che il film sarà interamente tuo.
Nessuna decisione a proposito della sua distribuzione, inoltre, verrà presa prima che il film sia interamente finito. Testiamo il film, tutti i nostri titoli sono a prova di pubblico: se il film non va finisce su I-Tunes e lentamente scompare… Ma non andiamo mai in perdita perché i nostri titoli hanno un budget basso, che non permette ciò.“
Blum parla di autor film making, un sistema produttivo simile a quello portato avanti nei film d’autore, ma che lui applica ai film commerciali.
Jason Blum opera quindi all’interno di un sistema, quello della produzione cinematografica americana, fortemente attaccato alle proprie radici, spesso ancorati all’ansia del ritorno economico (del resto, si tratta di un’industria particolarmente redditizia negli USA), e lo fa in un modo del tutto nuovo e che i più considererebbero rischioso e sconclusionato.
Riporta la dimensione della creazione e dell’idea al primo posto, dimostrando come in realtà i film di genere e, nel suo caso particolare, quelli horror, riescono a veicolare la stessa qualità di un film autoriale con i risultati economici dei più costosi blockbuster. E questo lo fa affidandosi completamente alla visione del regista come direttore creativo del progetto a 360 gradi.
Ciò che Blum abbraccia, è quindi l’Idea in cui crede chiunque l’abbia creata, affidandosi totalmente alla sua visione e liberandosi dagli schemi che, spesso, viaggiano sui binari del puro interesse economico.
Ad oggi è qualcosa di sorprendente e, aggiungerei, necessario. Blum non solo incarna ciò che il produttore per antonomasia dovrebbe incarnare, ossia il rischio dell’investimento, ma lo fa affidandosi totalmente nelle mani dei suoi creativi, ossia i film maker.
Questo grande atto di fiducia, ad oggi, ha generato più di 90 titoli eccezionali e ben tre nomination all’oscar come miglior film (impossibile non menzionare il caso Get Out, che porta il genere horror tra i cinque finalisti a concorrere per l’ambita statuetta nel 2018, e che ha conquistato quella per la miglior sceneggiatura originale).
Perché sembra un paradosso quindi? Diciamo che, a figurare come un’antifona, è il ritorno economico degli investimenti di Blum, che crea attraverso un piano produttivo assolutamente low budget delle entrate molto elevate.
D’accordo, il piano economico di Blum ci è chiaro, ma come mai, però, questa produzione difficilmente sbaglia un colpo?