BRUCIARE. INGANNARE. BRUCIARE ANCORA. BURNING!

Jongsu, un giovane fattorino con aspirazioni letterarie, incontra Haemi facendo una consegna. I due iniziano a frequentarsi e la ragazza, prima di affrontare un viaggio in Africa, gli chiede di occuparsi del suo gatto. Jongsu accetta, ma quando Haemi ritorna non è più da sola: ha conosciuto Ben, tanto ricco quanto misterioso, e ora sta per conoscerlo anche lui. Niente sarà più come prima…
Burning deriva da uno spostamento fra Giappone e Corea del Sud: il Giappone di Murakami, autore del breve racconto alla base del film (Granai incendiati), e la Corea del Sud di Lee Chang-dong, regista del memorabile Poetry (Tucker Film, 2011), che ha saputo trasformare quelle poche pagine in un grande “romanzo cinematografico”. Un bruciante dramma dell’anima che osserva la sintassi del mistery-thriller, scavando dentro le inquietudini e le ombre di uno strano triangolo (amoroso?). Ieri e oggi, ricchezza e povertà, presenza e assenza, dovere e piacere: tutto è doppio, tutto può doppiamente ingannare gli occhi e il cuore… Per Barack Obama, icona stessa dell’Occidente contemporaneo, il miglior titolo del 2018.

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LA RABBIA GIOVANE

Dopo aver letto il racconto di Murakami, che mi era stato raccomandato dal mio co-sceneggiatore Oh Jung-mi, non ho potuto fare altro che essere d’accordo con lui: c’era qualcosa di fortemente cinematografico nell’aria misteriosa di quella storia. Un mistero che poteva essere moltiplicato, cinematograficamente, su più livelli. Il mondo in cui viviamo, del resto, è diventato misterioso: noi sentiamo che qualcosa non va, sotto la superficie sofisticata e funzionante della modernità, ma il mondo non è in grado di spiegarci cosa. Sembra quasi di trovarsi di fronte a un gigantesco puzzle e le persone, indipendentemente dalla nazionalità, dalla religione o dallo status sociale, sono piene di rabbia. I giovani, soprattutto. Non trovano risposte nel presente e, appunto, non riescono a identificare un obiettivo su cui concentrare la propria rabbia, sentendosi impotenti. Burning è un film di rabbia e di mistero.

– Lee Chang-dong –

YOO AH-IN È JONGSU

Aveva sicuramente già lasciato il segno con film come Veteran, The Throne e Tough As Iron, certo, ma è con Burning che Yoo Ah-in, attore pluripremiato del cinema e della televisione, ha raggiunto la sua vetta. Un personaggio complesso, quello del giovane Jongsu, dentro cui Yoo Ah-in si è immerso davvero completamente: più che un’interpretazione, come dice lui stesso, «una rinascita», frutto del costante e serrato confronto-scontro con il regista.

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STEVEN YEUN È BEN

Popolarissimo nel mondo grazie a Glenn Rhee, il personaggio che ha interpretato per sette stagioni nel cult The Walking Dead, il coreano Steven Yeun vive negli Stati Uniti da quand’era bambino. Apparso anche in altre serie televisive di successo, da The Big Bang Theory a Law & Order, ha recitato per il grande Bong Joon-ho nel
fantasy Okja (presentato a Cannes, due anni fa, e poi distribuito da Netflix).
Attualmente sta lavorando, nel doppio ruolo di interprete e di produttore esecutivo, a Minari, un dramma sull’immigrazione coreana negli anni ‘80. Il film porta la firma indipendente della A24 (tre premi Oscar con Moonlight). Per il ruolo di Ben in Burning ha vinto il National Society of Film Critics Award come migliore attore non protagonista.

JUN JONG-SEO È HAEMI

Talento emergente del nuovo cinema coreano, Jun Jong-seo è stata scoperta e lanciata proprio da Lee Chan-dong con l’indimenticabile Haemi di Burning. Un debutto davvero notevolissimo, tanto da essere selezionata dall’Hollywood Reporter fra i “15 International Breakout Talents of 2018”. Attualmente sta lavorando al suo
primo film in lingua inglese, Mona Lisa and the Blood Moon, al fianco di Kate Hudson.

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LEE CHANG-DONG

«Il mio cinema è stato influenzato dall’opera di diversi scrittori, artisti e registi. In verità mi è difficile citare i nomi di tutte queste persone, ma se ne dovessi menzionare soltanto uno, direi John Cassavetes». Nato nel 1954 a Daegu, in Corea, Lee Chang-dong si è diplomato in lingua e letteratura coreana presso l’Università di Kyungbuk. Comincia la sua carriera in teatro a vent’anni, poi intraprende una carriera letteraria e di insegnante di liceo diventando uno degli scrittori più in vista della sua generazione. Ma nel 1993, su incoraggiamento del suo amico, il cineasta Park Kwang-su, si unisce come sceneggiatore e aiuto regista alla produzione del film L’Ile Etoilée. In seguito collaborerà con Park come sceneggiatore di A Single Spark nel 1995. Con il lungometraggio Green Fish, film noir unico nel suo genere che sorprende il pubblico coreano per la sua descrizione realista dell’ambiente criminale, fa il suo debutto come regista. Green Fish è una sperimentazione delle convenzioni del film di genere e del mondo reale. Lee Chang-dong proseguirà in questa esplorazione della vita e del cinema con Peppermint Candy, film in cui gioca col procedimento del ritorno indietro nel tempo, e con Oasis in cui esamina il significato di vero amore. Con questi due film ottiene il consenso della critica e un successo popolare ancora maggiore di quello che aveva ottenuto con Green Fish, con un’accoglienza entusiasta sia in Corea che a livello internazionale. Oasis varrà a Lee e alla sua attrice protagonista Moon So-ri i premi per la miglior regia e per la migliore interpretazione femminile alla Mostra del Cinema di Venezia. Nel 2002, viene nominato Ministro della Cultura e del Turismo. Quando nel 2004 lascia l’incarico, crea una sua società di produzione, la PinehouseFilm. Il primo film prodotto dalla società sarà il quarto lungometraggio di Lee Chang-dong, Secret Sunshine, presentato in competizione ufficiale al Festival di Cannes nel 2007 (l’attrice protagonista, Jeon Do-yeon, vince il premio per la migliore interpretazione femminile). Il film riceve anche il premio per il miglior film e per la miglior regia al sesto Korean Film Award nel 2007 e nel 2008 ottiene i premi per il miglior film e per il miglior regista alla seconda edizione degli Asian Film Awards. Nel 2009 Lee Chang-dong fa parte della giuria del Festival di Cannes e un anno più tardi, sempre a Cannes, vince il premio per la migliore sceneggiatura con il suo capolavoro: Poetry.

TUCKER FILM

Fondata nel 2008 dal CEC di Udine e da Cinemazero di Pordenone, la Tucker Film è riuscita a ritagliarsi uno spazio ben definito nel panorama italiano della distribuzione indipendente. Due sono i principali filoni operativi: le produzioni legate al territorio e le opere asiatiche. Il secondo filone è nato e si è sviluppato in diretta connessione
con il Far East Film Festival, il più importante evento dedicato al cinema popolare asiatico in Europa (di cui il CEC è organizzatore). Tra i numerosi titoli del catalogo, ricordiamo Departures di Takita Yojiro (Premio Oscar 2009 come miglior film straniero), Poetry di Lee Chang-dong (Premio per la miglior sceneggiatura al Festival di Cannes 2010), A Simple Life di Ann Hui (Coppa Volpi 2011 per la miglior interpretazione femminile a Deanie Ip).
Oltre a Confessions di Nakashima Tetsuya e In Another Country di Hong Sang-soo, la società friulana ha distribuito L’estate di Giacomo di Alessandro Comodin, Zoran il mio nipote scemo di Matteo Oleotto, TIR di Alberto Fasulo, The Special Need di Carlo Zoratti e il peplum fantasy Thermae Romae di Takeuchi Hideki, senza dimenticare Tokyo Love Hotel di Hiroki Ryuichi e il grande Progetto Ozu: 6 tra le maggiori opere del maestro giapponese restaurate e digitalizzate dalla storica major giapponese Shochiku.