Adattato dal romanzo di Robert Harris, il film di Edward Berger riprende il conclave con grande cura nei dettagli e performance molto convincenti. La solenne ritualità si intreccia con giochi di potere e intrighi, rendendo la storia meno una riflessione filosofica e più un thriller scandito da complotti dietro le quinte, voci di corridoio e colpi di scena che rivelano le ambizioni e i segreti nascosti dei cardinali.
Trama: Il cardinale Lawrence (Ralph Fiennes) è coinvolto in uno degli eventi più segreti e antichi del mondo, la scelta del nuovo Papa. Mentre si muove tra i potenti leader religiosi nei corridoi del Vaticano, inizia a scoprire una serie di segreti e scandali che potrebbero minacciare le fondamenta stesse della Chiesa cattolica romana.
Conclave è un termine che deriva dal latino cum clave, cioè “(chiuso) con la chiave” o “sottochiave” che usualmente indica sia la sala in cui si riuniscono i cardinali della Chiesa cattolica per eleggere un nuovo papa, sia la riunione vera e propria. Il conclave viene paragonato a un’elezione presidenziale americana, carica di intrighi e rivalità, mentre le suore, escluse dalla decisione finale, osservano silenziosamente i preparativi. Questo contrasto mette in luce le manovre politiche anche all’interno di un’istituzione religiosa, rendendo la storia ancora più avvincente.
Visto in anteprima alla Festa del cinema di Roma, Conclave uscirà nelle sale italiane il 19 dicembre distribuito da Eagle Pictures. Diretto da Edward Berger – premio Oscar nel 2022 per il film di guerra Niente di nuovo sul fronte occidentale – che ne fa un adattamento intenso e con una tensione presente anche quando la narrazione sembra fermarsi. E non è stato facile per il cast, dato che nel film parlano diverse lingue: inglese, italiano, spagnolo, latino.
I personaggi di Conclave non passano molto tempo nel mondo esterno, anche quando succedono avvenimenti eclatanti, il punto di vista resta quasi sempre all’interno, con una dissonanza palpabile. Questi uomini sono impegnati in ciò che considerano una funzione antica: l’elezione di un nuovo Papa. Ora che il precedente è venuto a mancare, e diversi candidati si contendono la posizione più potente del mondo, quella che influenzerà miliardi di vite. Anche se escludono il mondo moderno, esso resta presente, sentito in ogni loro azione. Come suggerisce un cardinale nel film, nessun uomo sano di mente desidererebbe la papalità, e chi la cerca non merita di ottenerla.
Il cardinale Lawrence (Ralph Fiennes) è responsabile dell’organizzazione del conclave, un incontro nella Cappella Sistina dove i cardinali di tutto il mondo si riuniranno per eleggere il nuovo Papa. I principali candidati sono il progressista Bellini (Stanley Tucci), che desidera guidare la Chiesa verso una maggiore inclusività, e l’ultraconservatore Tedesco (Sergio Castellitto), deluso per l’abolizione della messa in latino. Altri contendenti includono il carismatico Adeyemi (Lucian Msamati), che potrebbe diventare il primo Papa di colore, e il misterioso Tremblay (John Lithgow), l’ultimo a incontrare il Papa prima della sua morte. Insieme al nuovo arrivato Benitez (Carlos Diehz), che sembra da subito il personaggio in grado di rimettere in discussione ogni certezza. Le circostanze segrete di questi incontri porteranno a rivelazioni inaspettate durante l’elezione, rendendo la narrazione di Conclave avvincente e caratterizzata anche da momenti dove subentra una leggera ironia che smorza volutamente la tensione.
Il cardinale Lawrence emerge come l’uomo più onesto del gruppo, e l’ultimo arrivato (il messicano Benitez, da Kabul) se ne accorge subito. La lotta per mantenere l’unità del conclave – mentre scopre segreti e intrighi – è un vero atto di fede. Il peso della responsabilità grava sul cardinale Lawrence, diviso tra vari complotti. Ralph Fiennes riesce a interpretare il ruolo con grande profondità e umanità, rendendo il suo personaggio affascinante da seguire, mentre cerca di controllare anche i suoi tumulti emotivi. Il cast di supporto è notevole e contribuisce a dare al film un tono solenne ma raffinato che ne eleva il valore complessivo. E per un film di scrittura come questo, la recitazione doveva essere di alto livello, altrimenti si sarebbe sgretolato tutto in pochi minuti.
La sceneggiatura di Peter Straughan, basata sul romanzo di Robert Harris, riesce a legare tutti gli elementi dipingendo la Chiesa come un’entità burocratica, governata da giochi di potere e dinamiche interne tipiche di un ambiente di lavoro qualunque. A livello simbolico il film richiama le logiche della politica moderna: all’improvviso, un cardinale cambia schieramento e Lawrence lo provoca chiedendo sarcastico se in cambio gli abbiano offerto una posizione di potere. Attraverso questa prospettiva pragmatica, Conclave diventa un thriller politico che esamina le resistenze di un sistema arroccato contro ogni spinta innovativa, aggiungendo momenti di leggera ironia per sottolinearne l’equivocità. La tensione narrativa si concentra sulle dinamiche tra i conservatori disposti a tutto per mantenere il potere e i più progressisti, anche se le posizioni restano a volte ambigue.
Oltre alla performance intensa e molto credibile di Ralph Fiennes e degli altri citati in precedenza, Conclave vede risaltare uno dei pochi personaggi femminili (inevitabilmente), ovvero il personaggio di Isabella Rossellini. Una suora che si distingue per la sua presenza incisiva, nonostante il suo tempo limitato sullo schermo, e porta un tocco di sensibilità e complessità al racconto. Trasmette quindi quella frustrazione di chi si trova relegato ai margini ad assistere senza poter prendere parte alle discussioni e alle decisioni. Un altro personaggio chiave è il cardinale Benitez, l’anima ingenua e pura del gruppo, rappresentante di una moralità autentica e quasi cristica. Con un colpo di scena finale che riesce a essere pungente (quanto basta), Conclave riesce a dire tanto senza risultare didascalico. Una svolta inaspettata che lascia intendere un’apertura, un cambiamento simbolico che, per quanto forse idealizzato, accende una luce di speranza verso un possibile rinnovamento della Chiesa.
Lo sceneggiatore e il regista sono stati attenti a non cedere al richiamo della provocazione spicciola, ma piuttosto ci lasciano con un interrogativo che va oltre i confini del film stesso. La regia di Edward Berger conferisce a Conclave un ritmo incalzante, trasformando discussioni in stanze chiuse in un gioco di potere teso e dinamico. Uno stile piuttosto freddo e meticoloso, come il suo precedente film, ma adatto per un’opera del genere. Il regista ha una certa compostezza nelle inquadrature, minuzioso nell’uso degli spazi e quei luoghi sacri per evocare la maestosità e il rigore del processo elettorale. Sebbene il materiale possa sembrare inadeguato per un thriller, il regista mantiene sempre il controllo senza indecisione, conferendo importanza a ogni piccolo sviluppo di trama.
Nel complesso non è un film che spicca per originalità e stile, ma si poggia sapientemente sui dialoghi e un’ottima recitazione. Questo perché la vera attrattiva del film (come nel romanzo) risiede nelle dinamiche e negli intrighi dei cardinali, che si rivelano altrettanto meschini e calcolatori come chiunque altro. Notevole anche il lavoro di scenografia e costumi, dai corridoi di marmo ai vividi tappeti rossi, conferiscono forza visiva, e in una memorabile inquadratura dall’alto i cardinali, riparati da ombrelli bianchi, attraversano un cortile grigio come petali galleggianti.
Il film riesce a rappresentare in modo autentico e accessibile la complessità del processo di selezione del Papa, portando sullo schermo personaggi ben caratterizzati, sebbene la dinamica tra le ali liberale e conservatrice della Chiesa possa sembrare semplicistica. La celebrazione della tradizione si mescola a una sottile riflessione sulla modernità, facendo emergere questioni di rilevanza contemporanea. Conclave è un film che avrà sicuramente un buon riscontro e verrà candidato a diversi premi; ne risentirete parlare a breve, in attesa dell’uscita italiana del 19 dicembre.
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