Quale bambino deluso dall’atteggiamento dei propri genitori, in un momento di stizza, non ha desiderato una famiglia più compiacente, più presente, una famiglia… perfetta? Nel film di animazione in stop-motion Coraline e la porta magica (2009), l’omonima protagonista, un’eccentrica ragazzina dai capelli blu elettrico scontenta dei propri genitori, scopre che, per tutti, esiste un’Altra famiglia. Quella che, perlomeno all’inizio, sembra essere la famiglia in cui ogni bambino di questo mondo vorrebbe nascere, costringerà la protagonista a fare i conti con un vecchio e saggio monito (“Attento a ciò che desideri, perché potresti ottenerlo”), e ad intraprendere un viaggio alla scoperta di sé… al di là della porta magica.
Una famiglia (quasi) perfetta
Dopo il trasferimento dei Jones a Pink Palace, Coraline trova in salotto una porticina che conduce ad una dimensione alternativa. Come l’Alice di Carroll, che scopre l’esistenza del Paese delle Meraviglie solo dopo essere precipitata nella tana del Bianconiglio, la Coraline di Henry Selick trova alla fine del tunnel un mondo che sembra essere il riflesso di quello in cui vive, fatta eccezione per quella che si presenta come la sua “Altra” famiglia. I suoi “Altri” genitori, identici nell’aspetto a quelli che la protagonista ha lasciato nel mondo reale (fatta eccezione per i due curiosi bottoni neri che recano al posto degli occhi), sono tutto ciò che Coraline ha sempre desiderato: a differenza dei suoi veri genitori, che pensano soltanto al lavoro e non fanno altro che trascurarla, l’Altra Madre e l’Altro Padre di Coraline non sono noiosi, non lavorano e la loro unica occupazione è accontentare Coraline in tutto e per tutto. La bambina, che è profondamente insoddisfatta della sua vera famiglia, rimane conquistata dai suoi Altri genitori, e torna più volte nel suo personale Paese delle Meraviglie. Ma quando l’Altra Madre la mette di fronte ad una scelta, l’atmosfera da sogno si infrange. Coraline può restare per sempre nel mondo riflesso, con la famiglia perfetta che merita e che ha sempre sognato di avere, ma ad una condizione: deve dire addio ai suoi veri genitori. E lasciare che l’Altra Madre le cucia due bottoni neri sugli occhi.
Gli elementi horror
Coraline, tratto dall’omonimo romanzo di Neil Gaiman, è ben lontano dall’essere un inoffensivo e del tutto trascurabile film per bambini. Ad un esame più attento della pellicola, infatti, si nota come il film della Laika sia a tutti gli effetti un film dell’orrore. Coraline, le cui atmosfere inquietanti ricordano quelle di Monster House (2006) e ParaNorman (2012), è un film contorto, a tratti disturbante, in cui trovano spazio molti fra gli elementi classici del cinema horror:
- Le bambole non sono giocattoli. In Coraline, le bambole sono cose vive, entità maligne al servizio del Male. Nella scena di apertura, una mano metallica (che si scoprirà appartenere all’Altra Madre) è intenta a realizzare una bambola di pezza con le sembianze di Coraline. Stessi capelli blu, stesso impermeabile giallo. L’unica cosa a distinguere la bambola dalla protagonista sono i due grossi bottoni neri che la miniatura ha al posto degli occhi. Quando Wybie, il nipote della proprietaria di Pink Palace, trova la bambola nell’appartamento della nonna, l’anziana signora la descrive come “molto antica“, addirittura più vecchia di lei. Inquietante pensare che una miniatura di Coraline fosse a Pink Palace da anni, in attesa del suo arrivo.
La Coraline bambola si muove, cambia posizione come la Annabelle di The Conjuring. Questi spostamenti sinistri troveranno una spiegazione in seguito, quando si apprenderà che le bambole sono state create dall’Altra Madre allo scopo di spiare, attraverso i loro occhi, le vite dei bambini che intende attirare nel suo mondo.
- Non fidarti del tuo Doppelgänger. Il mondo riflesso è abitato da doppi. Anche in Coraline, il doppio si rivela essere la figura negativa da cui cinema e letteratura insegnano a stare in guardia. Si pensi al William Wilson dell’omonimo racconto di Edgar Allan Poe, o ai doppelgänger malvagi della Black Lodge in Twin Peaks. In alcune culture, imbattersi nel proprio gemello è considerato un cattivo presagio: colui che è tanto sfortunato da vedere l’Altro, è destinato a morire. Il mondo riflesso del film di Selick riprende questo concetto. In Coraline, i doppi vogliono sostituirsi ai genitori della protagonista, proprio come in Us (2019) i Rossi salgono in superficie per impadronirsi della vita che è stata loro rubata… e uccidere i loro gemelli.
- La planchette. Coraline è, a suo modo, una storia di fantasmi. Quando la protagonista si imbatte negli spiriti di tre bambini morti, scopre che molti altri prima di lei sono caduti nella trappola dell’Altra Madre. Le tre anime in pena non riescono a passare oltre, e spiegano a Coraline che solo ritrovando i loro “occhi“, che l’Altra Madre ha nascosto nel mondo riflesso, potranno finalmente essere liberi.
La bambina si offre di aiutarli, e usa una pietra con un buco al centro donatale da una stravagante vicina di casa per cercare gli occhi dei bambini. La pietra triangolare usata dalla protagonista ricorda in maniera inquietante la planchette di una comunissima tavola Ouija, e non è la prima volta che in un film dell’orrore qualcuno ricorre a questo strumento allo scopo di “vedere“: anche in Ouija (2014) e Ouija 2 (2016), le protagoniste Laine e Doris possono scorgere gli spiriti dei morti guardando attraverso l’ “occhio” della planchette.
- Un luogo non adatto ai bambini. La storia ha inizio dopo il trasferimento di Coraline e famiglia a Pink Palace, una fatiscente casa vittoriana rosa pastello. L’edificio è isolato, circondato da una campagna grigia e tetra. Ogni film horror che si rispetti è ambientato in una casa infestata, e Coraline non fa eccezione.
Pink Palace è un posto da brivido, non esattamente il luogo più indicato per crescere un figlio. Dopo l’arrivo della protagonista nella casa, il nipote della proprietaria le confida che la nonna, di norma, non accetta famiglie con figli nel residence. Il messaggio è molto chiaro: Pink Palace è un posto pericoloso per i bambini.
- Sta lontano dagli specchi. Secondo alcune credenze, gli specchi sono oggetti pericolosi. Nel cinema e nella televisione, gli specchi sono stati spesso porte che conducono ad altre dimensioni e celano ciò che è invisibile ad occhio nudo (pensate alla funzione degli specchi nel film del 1992 Candyman – Terrore dietro lo specchio), canali usati da entità negative per esercitare la loro influenza maligna (come in Oculus – Il riflesso del male)… e trappole senza uscita (in Locke & Key, i fratelli Locke vengono attirati dentro gli specchi dai loro gemelli cattivi). In Coraline, lo specchio è un passaggio che cela una minuscola stanzetta in cui l’Altra Madre intrappola le sue vittime, ma è anche un potente strumento nelle mani del mostro. Quando l’Altra Madre mostra a Coraline i suoi veri genitori nello specchio, infreddoliti e spaventati, nello spettatore si insinua il dubbio: i genitori della bambina sono davvero in pericolo? O è tutto un artificio dell’Altra Madre, un’illusione creata ad hoc per trarre in inganno Coraline?
- Non aprire quella porta. Coraline entra nel mondo riflesso attraverso una porticina intagliata nel muro che ricorda quella attraverso cui, ne Il labirinto del fauno, la protagonista Ofelia entra nel mondo dell’Uomo Pallido. Come Ofelia, la bambina si ritrova intrappolata dietro la parete, e ad aspettarla c’è la peggiore tra i cattivi: l’Altra Madre. Ed è proprio lei il personaggio più terrificante del film di Selick. L’Altra Madre esiste da sempre, e da sempre rapisce bambini con la promessa di regalare loro una famiglia perfetta. Come una strega divoratrice di bambini, li attira nel suo mondo, e lì le povere anime restano intrappolate per sempre. La megera manipola le sue vittime, conosce i loro punti deboli ed esaudisce ogni loro desiderio. Il mondo riflesso è un mondo creato ad hoc per Coraline dall’Altra Madre, dove ogni cosa è pensata per compiacere la bambina (si pensi al giardino colorato che riproduce le fattezze del suo viso, o ai topolini del circo di Mr. Bobinsky che formano il suo nome durante la loro esibizione). E’ un mondo dai colori vivaci, in cui una famiglia calorosa attende Coraline a braccia aperte. E non è forse tutto questo che la protagonista ha sempre desiderato?
Man mano che la trama della storia si dipana, l’Altra Madre si assottiglia fino a trasformarsi in una minacciosa donna-ragno che intrappola le sue vittime in una grande ragnatela. La megera è un impostore, e il seguente estratto dal romanzo di Gaiman sembra suggerirlo al suo lettore in maniera non troppo velata:
E’ strano, pensò Coraline. L’Altra Madre non somigliava per niente alla sua vera madre. (…) L’Altra Madre era gigantesca — la sua testa toccava quasi il soffitto della stanza — e molto pallida, del colore della pancia di un ragno. I suoi capelli si contorcevano e intrecciavano attorno alla sua testa, e i suoi denti erano affilati come coltelli…
ATTENTI!!!
Coraline è ben lungi dall’essere un film facilmente obliabile. Il film di Selick insegna (ai più piccini e non solo) ad amare la propria famiglia incondizionatamente, ad apprezzare le piccole cose, e a non esprimere desideri pericolosi. Qualcuno potrebbe essere in ascolto.
E state in guardia, tutti voi. Se trovate una porticina dimenticata in un angolo polveroso di casa vostra, non attraversatela. L’Altra Madre non dorme mai.
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