Marzo 2020. Il coronavirus continua la sua avanzata nelle case, negli ospedali e nella vite delle persone. Il mondo è in subbuglio. Tra i settori più a rischio c’è quello della cultura: teatri e concerti sono sospesi, le gallerie artistiche sprangano i portoni. Anche i musei ne risentono. Dal Regno Unito, però, giunge un barlume di speranza: è lo Yorkshire Museum che, anziché arrendersi, lancia una sfida. Si tratta della #CuratorBattle, nata su Twitter, che coinvolge i curatori di qualunque museo voglia mettersi alla prova. Mostrare oggetti a seconda dell’hashtag giornaliero, questa è l’idea. #SauciesObjects #SpookiestObject e #BestPartyObject sono solo alcune delle proposte più allettanti. Ad aprile, poi, è il turno di #CreepiestObjects: quali orrori nascondono i musei?
Yorkshire Museum: il primo post della sfida. Compare la crocchia di una donna romana recuperata dal luogo di sepoltura, con l’hashtag #CreepiestObjects. I capelli appartengono al terzo o quarto secolo. Il curatore ci tiene a sottolineare che i ferretti sono ancora al loro posto.
Il museo di Maribor, in Slovenia, mostra un pupazzo per “rendere felici i bambini”…
Il Darwin Museum di Mosca accetta la sfida proponendo un pezzo da paura. È la testa rimpicciolita di un essere umano, recisa e trattata in modo da durare nel tempo. Poteva essere utilizzata per certi rituali, per essere commerciata o soltanto come trofeo. O ancora: se ne servivano le tribù per spaventare i propri nemici.
Il modello di un poliziotto del 1884, dal Danish Polish Museum in Danimarca.
Dal Penrith and Eden Museum (Inghilterra) giunge un monocolo appartenuto a Percy Toplis, il presunto criminale britannico noto come The Monocled Mutineer. L’oggetto sarebbe stato ritrovato sul suo corpo ucciso.
Un artista anonimo. Un dipinto del sedicesimo secolo. Una cena… col Diavolo! Questa Scena dalla vita di Sant’Andrea mostra un capitolo singolare della vita del santo: a quanto pare, l’uomo di Dio si sarebbe ritrovato a cenare col Signore del Male. Il pannello è parte di una pala d’altare su cui sono illustrati diversi episodi dell’esistenza di San’Andrea. Dal Memorial Art Gallery di New York.
L’inglese North Lincs Museum presenta il suo singolare manicotto di pelliccia.
Una maschera della peste dal Deutsches Historisches Museum di Berlino. I curatori ne sottolineano la preziosità. Tra i #CreepiestObjects è uno dei pezzi dal più elevato valore storico.
È il turno di un’opera d’arte: Entretien, di Philippe Droguet. L’artista è noto per dare vita a composizioni e oggetti costruiti con materiali “familiari”. Dopo la lavorazione, tuttavia, le creazioni diventano impressionanti e suggestive. Pieghe marmoree che sembrano pulsare, unghie che ricoprono l’interno di vasche da bagno, conchiglie, cortecce… Il museo di arte contemporanea di Lione ne conserva alcune.
E per finire, un classico: la “sirena”. Vera e propria attrazione in un passato non troppo lontano, questo oggetto poteva essere esposto nei circhi o appartenere alla collezione di uno strambo personaggio. Simili composizioni comprendevano di solito una coda di pesce e un busto di scimmia. Il trattamento e l’assemblaggio dei pezzi spettavano ad un tassidermista molto creativo. Il Natural Sciences, in Scozia, possiede uno di tali #CreepiestObjects e ne fa sfoggio durante la #CuratorBattle.
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Twitter: #CuratorBattle.
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