Nel novembre 1971 un dirottatore (Dan Cooper) si lancia con il paracadute da un aereo con il riscatto di 200 mila dollari, e sembra farla franca. Diversi decenni dopo la sua identità è ancora un mistero.
Una docuserie Netflix di 4 episodi, il titolo inglese è D.B. Cooper: Where are you?! con un nuovo sguardo a uno dei misteri più affascinanti degli Stati Uniti. Se Cooper era sopravvissuto al lancio, allora è riuscito anche a farla franca, perché il caso è stato archiviato nel 2016.
L’unico caso irrisolto nella storia dell’aviazione statunitense.
La cifra richiesta dal dirottatore può sembrare bassa ma nel 1971 equivaleva a più di un milione di dollari di oggi. Dan Cooper era lo pseudonimo usato dall’uomo durante la rapina, molto probabilmente ispirato all’omonimo personaggio dei fumetti degli anni ’50, protagonista di storie avventurose aeree, che vanno dallo spionaggio alla fantascienza. Nonostante un’estesa caccia all’uomo e indagine da parte dell’FBI, il colpevole non è mai stato localizzato o identificato con certezza e, anche considerando l’eventualità che potesse non essere sopravvissuto a un lancio così pericoloso, la questione è rimasta ufficialmente aperta fino al luglio 2016, quando l’FBI ha deciso di archiviare il caso.
La vicenda ebbe inizio nel pomeriggio del 24 novembre 1971, quando all’aeroporto di Portland, nell’Oregon, arrivò un uomo con una valigetta nera che si identificò con il nome di Dan Cooper (in seguito, a causa di un errore di comunicazione dei mass media, è diventato noto come D.B. Cooper). Poco dopo il decollo Cooper passò un biglietto all’assistente di volo Florence Schaffner, sussurrando: «Signorina, farebbe meglio a dare un’occhiata a quel biglietto. Ho una bomba». Sul foglio c’era scritta, a lettere maiuscole con un pennarello, la frase: «Ho una bomba nella mia valigetta. La userò, se necessario. Voglio che si sieda accanto a me. State per essere dirottati».
Una volta completata la consegna dei soldi, Cooper consentì a tutti i passeggeri, a Schaffner e all’assistente di volo senior Alice Hancock di lasciare tranquillamente l’aereo, che poi decollò nuovamente per portarlo al lancio e alla fuga. Per circa due ore non si seppe più nulla di ciò che accadde sull’aereo; solo alle 22:15 il 727 atterrò, con la scaletta di poppa ancora abbassata, all’aeroporto di Reno. Agenti dell’FBI, della polizia di Stato e personale dello sceriffo circondarono il velivolo per determinare se Cooper fosse ancora a bordo, ma un’accurata ricerca confermò che l’uomo aveva abbandonato il velivolo. Le uniche tracce di Cooper rimaste sull’aereo furono la sua cravatta, il suo fermacravatta, otto mozziconi di sigaretta, due dei quattro paracadute richiesti e delle impronte digitali mai ricollegate.
Teorie e indagini mai concluse
La prima ipotesi dell’FBI era quella che non fosse sopravvissuto al salto, per diversi motivi: le condizioni piovose e pericolose per il paracadutismo nella notte del dirottamento; La mancanza di attrezzature adeguate da parte di Cooper; l’area di atterraggio troppo “selvaggia”; l’apparente mancanza di conoscenza dettagliata che Cooper aveva della sua area di atterraggio; e il denaro del riscatto che non è mai risultato nemmeno dopo decenni, suggerendo che non è mai stato speso. L’FBI ha ufficialmente sospeso le indagini attive sul caso nel luglio 2016.
Nessuna prova conclusiva è emersa a svelare la sorte di Cooper e numerose teorie si sono succedute nel corso degli anni, senza tuttavia essere mai state confermate. Alcuni indizi sono però venuti alla luce in periodi successivi: il primo riguarda un bambino di 8 anni, Brian Ingram, che nel 1980 trovò sulle sponde del fiume Columbia quasi 6 mila dollari in tre pacchetti di banconote da venti, notevolmente deteriorate. I tecnici dell’FBI confermarono che il denaro era effettivamente una parte del riscatto, due pacchetti da cento banconote ciascuno e un terzo pacchetto di novanta, tutte disposte nello stesso ordine di quando furono consegnate a Cooper. La scoperta ha portato nuove congetture e alla fine ha sollevato più domande di quante ne abbia risposto. La seconda prova invece riguarda un foglio di istruzioni trovato alla fine del 1978 da un cacciatore a poca distanza dall’ipotetica zona di lancio di Cooper, contenente dettagli sulla scala di accesso di un Boeing 727.
Tra il 1971 e il 2016, l’FBI ha indagato su più di mille sospettati
Nel corso degli anni, diverse persone sono state sospettate di essere D.B. Cooper, tra cui un impiegato della Boeing, il paracadutista veterano della Seconda Guerra Mondiale Kenneth Peter Christiansen, il veterano della Guerra di Corea Lynn Doyle Cooper e la bibliotecaria con il brevetto da pilota Barbara Dayton, una donna trans anch’essa veterana della Seconda Guerra Mondiale, che aveva servito nella Marina Mercantile. In effetti, i testimoni affermano che Cooper dimostrava un’ottima conoscenza delle tecniche di volo. La docuserie include interviste con noti investigatori che hanno studiato il caso, compreso Tom Colbert, autore di The Last Master Outlaw, certo di aver scoperto la vera identità di D.B. Cooper. Per lui si sarebbe trattato di Robert Rackstraw, scomparso nel 2019, aveva un passato di furto di aerei ed era coinvolto in operazioni della CIA come pilota militare, fu congedato cinque mesi prima del dirottamento del 1971. Gli autori Tom Szollosi e Thomas J. Colbert pensavano che Rackstraw fosse Cooper e hanno pubblicato tutte le loro argomentazioni in un libro del 2016 intitolato The Last Master Outlaw.
L’FBI ha chiuso il caso nel 2016, e gli indizi, tra cui alcuni effetti personali lasciati da Cooper sull’aereo, sono di dominio pubblico.
Molto interessante anche il film documentario di HBO intitolato The Mystery of D.B Cooper, del 2020, che personalmente ho preferito a questa docuserie Netflix. Il documentario HBO si sofferma su
4 sospettati chiave:
Richard McCoy Jr., forse il più probabile fra i sospettati, che nel 1972 è stato catturato due giorni dopo un dirottamento aereo nella stessa modalità di Cooper. È poi scappato di prigione ed è stato ucciso dalla polizia durante la caccia all’uomo. Lo stile del dirottamento era così simile che le autorità si chiedono se non si trattasse di un clone ma piuttosto di Cooper stesso, attuando nuovamente il crimine dopo aver perso i soldi del primo dirottamento.
Duane Weber, che ha confessato a sua moglie sul letto di morte di essere Dan Cooper. Come il dirottatore, Weber beveva bourbon e fumava compulsivamente. Altre prove circostanziali includevano un viaggio del 1979 a Seattle e sul fiume Columbia, ma in seguito le sue impronte digitali non combaciavano con quelle rinvenute in aereo.
Barbara Dayton, una coraggiosa pilota che è stata la prima persona a cambiare sesso nello stato di Washington. I suoi amici raccontano come ha rivelato di essere un uomo di nome Robert Dayton e che sembrava identica al disegno identificativo di D.B. Cooper prima di confessare: “Io sono Dan Cooper”.
L.D. Cooper, la cui nipote afferma che suo padre e suo zio hanno scherzato su un dirottamento. Da giovane, ricorda di aver trovato suo zio insanguinato nell’auto di suo padre che affermava: “Siamo ricchi!” e le hanno poi fatto giurare di mantenere il segreto.
Nella cultura di massa il personaggio e la vicenda di D.B. Cooper sono stati citati in diverse occasioni, tra cui le serie televisive Journeyman, Leverage, Numb3rs, Renegade, The Blacklist, Loki,e Prison Break, in cui compare un personaggio chiamato D. B. Cooper, il quale (nella finzione) corrisponde a Cooper.Viene citato pure nell’episodio 2×08 di Breaking Bad, nell’episodio 4×07 di Better Call Saul e nell’episodio 5×08 di White Collar. Nel 1981 è stato girato il film The Pursuit of DB Cooper con Robert Duvall.
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