Quando fu annunciato Death Stranding lo scorso anno, tutti fummo un po’ sorpresi dal ritorno di Hideo Kojima con un gioco che non fosse un nuovo Metal Gear Solid.
Eppure, la Kojima Productions era stata chiara: avremmo probabilmente visto qualcosa di diverso. Lo scetticismo che si era creato intorno a queste parole effettivamente era molto, comprensibilmente: per noi appassionati è difficile accostare un nome, ormai legato indissolubilmente ad una serie storica, ad un’altra ancora che non sappiamo se possa soddisfare appieno le nostre aspettative. Death Stranding rompe alla grande gli indugi, catapultandoci in un mondo dove nessuno avrebbe mai pensato di potersi ritrovare, dissolvendo quell’alone di incertezza che lo avvolgeva sin dall’inizio.
Death Stranding è molto più di un semplice gioco. È un’avventura fantastica, introspettiva, dove l’unica persona che può compiere meraviglie sei tu: Sam Bridges – interpretato da Norman Reedus, famoso per il suo ruolo in The Walking Dead. Non è ovviamente il solo, ci sono molti altri attori famosi che danno le sembianze ai vari personaggi del gioco, un cast stellare composto da Mads Mikkelsen, Léa Seydoux, Lindsay Wagner, Margaret Qualley, Guillermo Del Toro, Nicolas Winding Refn, Tommie Earl Jenkins e Troy Baker.
Tanta roba eh? Decisamente.
Quello che colpisce di questo titolo inizialmente è senza dubbio la grafica: per poterne godere al massimo avrete bisogno di una PS4 Pro e di un TV 4K, visto che il gioco è concepito per essere supportato da macchine di un certo livello (non che sia obbligatorio averle per carità, però solo così può esprimersi in tutto il suo splendore).
I controlli sono davvero interessanti, i personaggi altamente caratterizzati e le meccaniche al passo coi tempi vi porteranno in un mondo dove ormai la speranza è in mano solo a pochi: starà a voi cercare di salvare l’umanità in un viaggio disperato. Quello che poco può essere gradito è indubbiamente l’alta particolarità della trama, aspetto che sicuramente sarà apprezzato dai più sofisticati, mentre un po’ meno da tutti coloro che vogliono godersi un gioco senza troppi fronzoli. Difatti le bellissime sequenze iniziali non sono molto chiare…
Precisiamo che comunque, man mano che si va procede nella trama, i misteri verranno chiariti.
La serie di Fallout ci aveva già abituati a scenari post-apocalittici open world, stupendi ed esaltantissimi, ma che ultimamente stavano cominciando a diventare un po’ troppo ripetitivi e senza mordente. Qui entra un gioco il buon vecchio Kojima, che ha deciso di rivoluzionare totalmente il genere riproponendolo sotto una luce tutta nuova: quella dell’introspezione e la ricerca della speranza per salvare il mondo. Un viaggio spettacolare, intriso di luci e ombre, che sembra ricordare quello di Zelda Breath of the Wild, seppur coi dovuti paragoni, appartenendo a un genere totalmente diverso e con delle tematiche di fondo davvero insolite.
Death Stranding è gioco che farà molto parlare di sé, soprattutto per essere evaso fortemente da quelle che sono le peculiarità di un normale videogioco, riuscendo egregiamente nel suo intento. Era anche normale che la Kojima Productions non si sarebbe messa in gioco se non fosse stata sicura di dare la luce ad un altro capolavoro.
Poi è chiaro, i pareri sono tutti soggettivi, ma è oggettivo il fatto che siamo di fronte ad un gioco che e a tutti gli effetti apre gli orizzonti alla nuova generazione di videogames, non solo per la qualità mostrata nella realizzazione grafica e sonora, ma anche per la gestione dei contenuti e delle meccaniche di gioco.
Siamo di fronte, con ogni probabilità, al gioco dell’anno 2019.