Usciva il 21 agosto del 1987 Deliria, lo slasher del regista Michele Soavi. Un classico dell’horror italiano degli anni ’80, che ha consentito poi a Soavi di realizzare altri film diventati cult.
Trama: Un gruppo di attori sta eseguendo le prove di un imminente musical basato sulle gesta di un assassino. Si scopre presto uno psicopatico si trova nel teatro insieme a loro, e uno dopo l’altro attori e attrezzisti cadono vittime del sadico killer mascherato, senza più riuscire a trovare le chiavi per uscire…
Il talento di un giovane esordiente
Michele Soavi esordiva alla regia ma non era inesperto, infatti aveva cominciato da giovanissimo svolgendo sui set i lavori più umili. Con il tempo è diventato assistente ed aiuto regista di Joe D’Amato, Lamberto Bava, Lucio Fulci e Dario Argento, e lo ricordiamo anche come attore in alcuni di questi film. Memorabili ad esempio i suoi ruoli in Paura nella città dei morti viventi e in La casa con la scala nel buio di Lamberto Bava.
La Filmirage di Joe D’Amato
Ed è proprio Joe D’Amato (Aristide Massaccesi) a prendersi cura di questo esordio con la sua casa di produzione Filmirage fondata nel 1980. Autore di film come La morte ha sorriso all’assassino (1973), Buio Omega (1979) e Antropophagus (1980), decide di affidare la sceneggiatura scritta da Luigi Montefiori all’esordiente regista Michele Soavi, perchè aveva l’esperienza ed il talento che servivano. D’Amato interviene anche in prima persona aiutando con la fotografia durante l’ultima settimana di riprese, e a quanto pare è intervenuto anche nel montaggio per l’edizione italiana.
Il titolo prima della distribuzione era Aquarius, che fu poi saggiamente modificato in Deliria, mentre all’estero è conosciuto anche con il titolo StageFright.
Nello stesso anno Lamberto Bava girava Le foto di Gioia, che invece è conosciuto all’estero con il titolo Delirium.
Uno degli esordi più interessanti degli anni ’80
Soavi mette in scena tutto il cinema che più lo ha influenzato, i film gialli degli anni ’70 e l’horror slasher più estremo. Stilisticamente ci ho trovato anche similitudini con la tecnica del maestro Brian De Palma, la sua cura per i dettagli e il punto di vista della telecamera da prospettive insolite.
Il secondo film di Soavi invece è molto più horror nel vero senso del termine. La Chiesa sarà scritto e prodotto da Dario Argento nel 1989, è diventando un cult e ad oggi è forse il suo film più apprezzato. Successivamente girerà anche La Setta nel 1991 e Dellamorte Dellamore (1994), quest’ultimo basato su Dylan Dog, fu un insuccesso e purtroppo allontanò Michele Soavi dal cinema horror. Chissà se un giorno lo rivedremo coinvolto in un progetto horror, anche se improbabile lo speriamo davvero, perchè Michele Soavi è stato uno dei pochi a valorizzare quel tipo di cinema in Italia.
Lo slasher rivisto con uno stile unico
Deliria è uno slasher che funziona in tutta la sua semplicità, l’idea di trovarsi intrappolati in un edificio con un killer è qualcosa che chiunque troverebbe terrificante. Una volta che il cast si rende conto che il vero assassino è tra loro, si trovano improvvisamente chiusi senza la chiave per uscire. Inutile dire che seguiranno omicidi brutali fino al bellissimo e pittorico finale.
The Night Owl (che in inglese significa La civetta/il gufo della notte) come maschera del killer è di forte impatto, la testa gigante con le piume, e la suggestione che dà lo sguardo di questo animale della notte funzionano perfettamente. Azzeccato anche il gatto nero di nome Lucifero che appare nel film già dai titoli di testa, come un cattivo presagio che ci accompagna verso questo incubo.
Michele Soavi sposa l’estetica del film giallo con la dedizione spietata e semplicistica dello slasher.
Rinuncia ad una trama particolarmente elaborata ma allo stesso tempo riesce a costruire fin dall’inizio una struttura narrativa tesa e sorprendente.
Ne consegue un vero e proprio bagno di sangue, negli anni ’80 gli slasher si concentravano molto su questa violenza creativa, ricercando le sequenze di morte più bizzarre. Immerso in un’evocativa messa in scena e accentuato da una colonna sonora synth-rock in stile Goblin, Deliria è una discesa irreale nella violenza e nelle immagini da incubo. Per quasi tutto il film Wallace indossa questa bizzarra maschera da gufo che diventa l’immagine iconica del film.
Impossibile non citare Demoni (1985), un altro horror italiano che ha diverse similitudini con Deliria. Anche se non è uno slasher ha una struttura chi si avvicina molto al film di Soavi, con i protagonisti rinchiusi in un cinema. Michele Soavi appariva con metà faccia metallica mentre lasciava gli inviti in una scena del film. In Deliria invece compare nella parte di un poliziotto di pattuglia.
Mentre un film slasher che si è ispirato poi a Deliria e potrebbe tranquillamente essere il suo parente americano è Intruder (1989) di Scott Spiegel: qui le vittime si ritrovano a doversi rinchiudere in un supermercato. Entrambi questi registi amavano sbizzarrirsi con inquadrature sbilenche e dettagli inquietanti, con uno stile grottesco e sempre molto curato.
Il fascino di questi horror italiani degli anni ’70 e ’80 resta quasi inimitabile, e Michele Soavi è stato uno dei registi che riusciva in qualche modo ad unire tutte quelle caratteristiche che erano così apprezzate soprattutto all’estero.
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