Il 17 Novembre è arrivato nelle sale italiane Diabolik- Ginko all’attacco!, secondo capitolo della trilogia di film che i fratelli Manetti hanno dedicato al celebre personaggio fumettistico. Nel cast ritroviamo Valerio Mastandrea (Ispettore Ginko) e Miriam Leone (Eva Kant), mentre il ruolo del protagonista è passato da Luca Marinelli a Giacomo Gianniotti. Fra gli interpreti, anche Monica Bellucci nei panni di Altea di Vallenberg.
La pellicola è basata sul sedicesimo numero del fumetto, intitolato proprio “Ginko all’attacco”.
TRAMA
Diabolik riesce a mettere a segno un ambizioso colpo, col furto dei gioielli della collezione Armen. In realtà, il furto si rivela essere stato facilitato da Ginko, intenzionato a far cadere in trappola il criminale. I gioielli sono infatti stati cosparsi con un tracciante radioattivo, in modo da rendere possibile alla polizia di Clerville di rintracciare il covo del Re del Terrore.
Inizia quindi un gioco fra gatto e topo, in cui potrà avere la meglio soltanto la mente più brillante…
RECENSIONE
Questo secondo capitolo condivide una peculiarità col predecessore, che potrebbe renderne l’accoglienza alquanto divisiva. I Manetti hanno infatti deciso di creare, in tutto e per tutto, un cinefumetto.
Difatti, l’adattamento si dimostra essere estremamente fedele alla controparte fumettistica, con battute che sono state trasposte pari pari dai baloon presenti sulle tavole. Con ciò, il film si porta dietro un’atmosfera vintage, sospesa fra la fine degli anni ‘60 e i primi anni ‘70. Questo lo riroviamo in primis nelle scenografie, con interni che rimandano tanto al genere poliziottesco quanto a quello spionistico di matrice bondiana.
Oltre a ciò, anche regia e montaggio si presentano estremamente pop, con dissolvenze che ricalcano il passaggio da una vignetta all’altra e inquadrature che riportano a un modo passato di fare cinema. Tale fattore si manifesta con evidenza nei vari close-shots del coltello di Diabolik, scagliato contro qualche malcapitato.
Chi ha letto almeno una storia di Diabolik, poi, saprà come i dialoghi appaiano spesso alquanto artificiosi. Il mondo di Clerville è infatti una dimensione parallela, popolata da personaggi dalla caratterizzazione molto netta. Ecco quindi che, anche in questo film, troviamo dialoghi infarciti di battute a effetto.
In virtù di queste caratteristiche, il film potrebbe non piacere a molti. E’ comunque innegabile la grande consapevolezza e passione che i Manetti hanno voluto riversare anche in questo secondo capitolo, che va anche a compiere alcuni passi avanti rispetto al precedente.
Innanzitutto, il ritmo è molto più sostenuto. E’ un piacere seguire le macchinazioni di Ginko, vero protagonista della pellicola, in attesa che anche Diabolik decida di scoprire le proprie carte. Unici momenti in cui la trama arranca sono le (poche) scene in cui compare Altea di Vallenberg, che risultano lente e superficiali.
Ulteriore upgrade è poi Giacomo Gianniotti nei panni di Diabolik. Oltre a una somiglianza impressionante col personaggio fumettistico, l’attore italo-canadese riesce a regalarci una figura più sfaccettata di quella portata sullo schermo da Marinelli. Colui che ruba la scena è però Valerio Mastandrea come Ginko, che sfrutta il sostanzioso minutaggio dedicato al personaggio per donargli quella solidità che nel primo capitolo sembrava mancare.
Non si possono poi non citare le bellissime musiche composte da Pivio e Aldo de Scalzi, che omaggiano in diversi passaggi le colonne sonore argentiane dei Goblin.
In definitiva, questo secondo capitolo della trilogia dedicata a Diabolik si dimostra un film migliore del predecessore. Una pellicola realizzata per una fetta ristretta di appassionati, che certamente non incontrerà i gusti di molti, ma che meriterebbe comunque una visione da parte di chiunque.
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