Lo sguardo glaciale diretto in camera, i monologhi con voce cupa, la risata diabolica nel videoclip di Thriller di Michael Jackson. Questo e molto altro è rimasto impresso di Vincent Price, scomparso il 25 ottobre 1993. Un’icona del cinema horror che ha lasciato un segno indelebile regalando al pubblico interpretazioni memorabili. Oggi, in suo ricordo, vi consiglio dieci titoli must-see che hanno segnato un’epoca, ma soprattutto hanno contribuito a dare forma a quello che ancora oggi è considerato un grande attore.
Il pozzo e il pendolo (1961)
Trama: Adattamento dell’omonimo racconto di Edgar Allan Poe, il film, ambientato nel Cinquecento, narra la storia di Nicholas Medina (Price), figlio di un Inquisitore che vive in un inquietante castello, in passato teatro di massacri. Sua moglie Elizabeth muore dopo essersi recata nella stanza del padre di Nicholas. Francis, il fratello della donna, giunge al castello per scoprire le cause del tragico accaduto. Nicholas nel mentre è ossessionato dall’idea che Elizabeth sia stata sepolta viva e che il suo fantasma infesti il castello.
Commento: Un altro capolavoro di Corman, che pur distanziandosi dall’opera principe di Poe, sfrutta al massimo il senso di claustrofobia e le atmosfere macabre attraverso scenografie gotiche appariscenti. Price dà vita ad un personaggio dall’anima tormentata, condannato da un passato che non può insabbiare trasmettendo al pubblico un senso di angoscia crescente.
L’ultimo uomo della terra (1964)
Trama: Un’epidemia sconosciuta ha messo in ginocchio la Terra, trasformando gli umani in vampiri. L’unico superstite è il dottor Robert Morgan, che si batte per difendersi ad ogni costo dalla contaminazione. Presto, però, Morgan scopre di non essere il solo ad aver scampato il virus.
Commento: Uno dei primi, se non il primo adattamento del romanzo di Richard Matheson, I am legend (1954), approdato in Italia con il titolo I vampiri. La performance di Price è un omaggio al cinema muto: intensa, espressiva, e perfetta per un personaggio che vive gran parte del film in solitudine. La prima parte, in particolare, è un capolavoro visivo. Le immagini di una Roma deserta, riprese con maestria, creano un’atmosfera unica e suggestiva.
I vivi e i morti (1960)
Trama: Due fratelli aristocratici, Roderick e Madeleine, vivono reclusi nel loro maniero. Quando Winthrop, il fidanzato della donna, si presenterà per portarla via con sé, Roderick escogita un piano perverso per porre fine a quella che definisce “una maledizione di famiglia”.
Commento: Il primo film della proficua collaborazione tra Price e Roger Corman che rientra a far parte a pieno titolo del periodo revival del gotico. Un libero adattamento dell’opera di Poe La caduta della casa degli Usher, che ci mostra un Vincent Price a metà fra elegante aristocratico e folle antagonista. Quello che colpisce della sua recitazione qui è la drammaticità teatrale che regala al personaggio: lo sguardo disperato e le sopracciglia inarcate simbolo di disperazione di fronte alle parole di Winthrop, la solennità delle movenze nelle tenebre dei corridoi. In un film girato quasi interamente in interni, Price è pieno padrone della scena.
La casa dei fantasmi (1958)
Trama: Sopravvivere una notte in una casa infestata per diecimila dollari. È la sfida che due coniugi miliardari americani, Frederick e Annabelle Loren, offrono a quattro persone. Ogni ospite ha a disposizione un astuccio a forma di bara contenente una pistola e l’unico obiettivo è riuscire ad arrivare (vivi) all’alba.
Commento: Il binomio regia di William Castle e presenza scenica di Vincent Price funziona senza ombra di dubbio. Price qui regala un’interpretazione meravigliosamente ambigua e criptica. Nonostante si tratti di un film piuttosto scarno a livello di trama, compaiono sequenze inquietanti come quella dell’apparizione della vecchia serva. Contribuisce a rendere il tutto più sinistro il bianco e nero della pellicola.
La maschera della morte rossa (1964)
Trama: Un uomo avido e veneratore di Satana opprime la popolazione condannando una donna a decidere quale fra due persone care a lei debba morire. L’uomo malvagio, però, deve anche cercare di sfuggire al suo oscuro destino.
Commento: Un classico del cinema gotico, diretto da Roger Corman, che mette in luce la maestria di Price nell’interpretare personaggi tormentati. Un film visivamente affascinante e dalla forte carica simbolica.
L’esperimento del dottor K. (1958)
Trama: Lo scienziato André Delambre sperimenta un nuovo macchinario per il teletrasporto della materia da lui progettato. Tutto va storto quando, senza che se ne accorga, una mosca entra con lui nel macchinario. Gli effetti sul suo corpo si rivelano essere disastrosi.
Commento: Un film che anticipa il cult body horror di Cronenberg, La Mosca (1986) . Price interpreta il figlio di Delambre, François, un personaggio che non lascia particolarmente il segno ma che in qualche modo l’attore riesce a fare suo. Iconica la scena dell’uomo-mosca intrappolato nella ragnatela che grida “Aiuto!”.
Il mostro di sangue (1959)
Trama: Nel corso delle sue ricerche, il dottor Warren Chapin (V. Price) ipotizza che la morte per spavento sia causata da un misterioso essere che si genera nella schiena degli esseri umani. Quando gli capita l’occasione di studiarne uno da vicino, la situazione precipita.
Commento: Dopo La casa dei fantasmi, William Castle porta sul grande schermo una pellicola horror che vuole coinvolgere in maniera più diretta il pubblico in sala. Lo fa attraverso il percepto, un sistema installato nelle poltroncine che produce delle piccole scosse elettriche, e attraverso Price, che nel finale si rivolge direttamente agli spettatori per creare più tensione. Un film godibile che diverte più che inquietare.
L’abominevole Dr. Phibes (1971)
Trama: Un’equipe medica aveva operato la moglie del dottor Phibes, lasciandola in sala operatoria perché data per morta. In preda al dolore, l’uomo elabora un piano fatale per potersi vendicare di quanto accaduto.
Commento: In una pellicola dalle scenografie impattanti, la performance di Vincent Price appare magnetica. Il personaggio che interpreta può comunicare solo tramite un macchinario collegato alla gola, perciò Price ha puntato tutto sull’espressività del volto, riuscendo perfettamente ad inquietare lo spettatore. Un film che gioca sulle atmosfere gotiche alternando orrore e commedia.
La Maschera di Cera (1953)
Trama: Assalito dal terrore, lo scultore Henry scopre un oscuro segreto: il collega Matthew progetta di distruggere il museo delle cere in cui lavorano per intascare il ricavato dell’assicurazione. Costretto a fuggire, Henry decide di mettersi in proprio. Il suo talento straordinario lo porta a creare sculture di una bellezza e di un realismo tali da superare ogni aspettativa, conquistando l’ammirazione del mondo intero.
Commento: Uno dei primi film girati in 3D a colori, vede un Vincent Price non ancora nel pieno della sua carriera dell’horror, ma comunque in grado di regalare un’interpretazione ben bilanciata. A mio avviso, l’elemento più inquietante rimane la notte, quando il mostro vaga per le strade indossando un cappello e un mantello.
Madhouse (1974)
Trama: L’attore horror Paul Toombes, noto per interpretare il sinistro Dr. Death, vede la sua carriera interrotta da un tragico evento: la misteriosa morte della fidanzata. Accusato del delitto, finisce in manicomio. Una volta libero, mentre progetta un ritorno in scena, si trova coinvolto in una serie di omicidi che imitano i suoi film.
Commento: Piccola chicca metacinema che funge da omaggio a un’epoca al tramonto (quella dei film Hammer) per lasciare spazio allo splatter e a una visione dell’horror più spinta. Vincent Price qui si mostra per il grande professionista che era, dando vita a un personaggio accattivante. Accanto a lui l’indimenticabile Peter Cushing. Precursore in qualche modo dello slasher e contenente elementi argentiani (l’assassino con i guanti neri), colpisce per una sequenza in cui Price, scappando dal killer, si ritrova in uno studio che proietta i suoi film.
Vorrei concludere con una citazione di Vincent Price, tratta da La maschera della morte rossa, che secondo me racchiude una grande verità: l’horror parla a molti ma non è per tutti.
La conoscenza del terrore è riservata solo a pochi privilegiati.
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