Oggi spegne 75 candeline il genio del cinema Steven Spielberg, regista del più classico tra i film di fantascienza: E.T. l’extraterrestre.
Trama
Elliott (Henry Thomas) ha 10 anni e vive in California con la madre (Dee Wallace-Stone), il fratello maggiore Michael (Robert MacNaughton) e la sorellina Gertie (una piccolissima e adorabile Drew Barrymore). E’ il fratello di mezzo, troppo piccolo per essere coinvolto nei giochi dei ragazzi più grandi, figurarsi per essere preso sul serio quando racconta di aver visto uno strano folletto in giardino. Dopotutto, perché credere alla sua storia? I folletti non esistono.
Quando la strana creatura avvistata da Elliot si rivela essere un alieno abbandonato per errore sulla Terra dall’astronave-madre, il bambino nasconde in casa l’extraterrestre con la complicità dei fratelli. Col passare dei giorni, il protagonista scopre che il suo ospite ha doti telecinetiche e telepatiche, e stringe con lui un forte legame. Ben presto, la creatura (soprannominata E.T. dai ragazzi) inizia a sentire nostalgia del suo pianeta, e, anche se significa perdere per sempre il suo migliore amico, Elliott decide di aiutarla a tornare a casa, costruendo una radio che invii un segnale di aiuto al suo lontano pianeta. Dopo una notte trascorsa al freddo, E.T. si ammala gravemente e, con lui, anche Elliott. I due sono legati da un filo invisibile, destinato a non spezzarsi neppure quando, dopo mille peripezie, l’alieno sfugge alle grinfie degli agenti del governo che vogliono impadronirsene e riesce, infine, a tornare a casa. Ma non prima di aver promesso al suo migliore amico Elliott che sarà sempre con lui, nel suo cuore.
Alieni e dintorni
Gli alieni del film E.T. l’extraterrestre non sono i classici alieni dalla testa oblunga e i tratti umanoidi. Si tratta di creature dall’aspetto bizzarro e sproporzionato: sono di bassa statura e in possesso di una grande testa, lunghe braccia, grossi piedi e un collo allungabile. Gli extraterrestri di Spielberg non sono una minaccia per la Terra; al contrario, ne sono affascinati, e hanno un curioso interesse per la botanica. Nella scena iniziale, quando E.T. si smarrisce nel bosco, i suoi simili sono intenti a raccogliere dei campioni vegetali da portare sul proprio pianeta.
E.T. prova emozioni a noi familiari: paura, dolore, stupore. Il piccolo alieno è una creatura innocua e bonaria che non vuole fare del male a Elliott; al contrario, prova per lui un grande affetto. Pur sapendo che i cuori di questa specie aliena si illuminano quando è in atto uno scambio di informazioni, non sembra una coincidenza che, nella scena finale del film, il cuore di E.T. si accenda quando saluta il suo amico terrestre. Dove risiedono le emozioni umane, se non nel cuore?
La simpatia di Spielberg per gli alieni ha origini lontane: negli anni ’60, quando era appena diciassettenne, il regista girò un lungometraggio dal titolo Firelight con un budget di appena 500 dollari. Nel film, i protagonisti sono un gruppo di scienziati che indagano su una serie di eventi inspiegabili che si verificano in seguito all’avvistamento di strane luci nel cielo. Il film, di cui sfortunatamente restano solo pochi minuti di girato, gettò le basi per un successo che sarebbe arrivato nel 1977, a pochi anni dall’uscita di E.T. : Incontri ravvicinati del terzo tipo. Sia in Firelight che in Incontri ravvicinati, gli alieni rapiscono degli esseri umani, ma, in quest’ultimo, Spielberg riabilita le intenzioni dei “cattivi” quando, alla fine del film, questi liberano i loro ostaggi terrestri. Tuttavia, è solo nel 1982 che arriva il suo più grande capolavoro sull’ufologia: con E.T. l’extraterrestre, il fenomeno Spielberg conquista il mondo intero.
Un amico speciale
Tra Elliott ed E.T. si instaura una connessione empatica e fisica. È celebre la scena in cui, mentre è a scuola, Elliott inizia ad avvertire gli effetti dell’alcool proprio nell’istante in cui E.T. tracanna tutte le birre conservate nel frigorifero di casa sua. Elliott e il suo amico alieno costituiscono un’entità unica, tant’è che il protagonista non parla di sé stesso al singolare, ma al plurale.
“Noi stiamo bene!”
Il personaggio di E.T. si ispira ad un amico immaginario (un simpatico alieno) che un giovanissimo Spielberg creò in seguito al divorzio dei suoi genitori. Proprio come E.T. entra nella vita di Elliott in un momento di grande instabilità emotiva (in seguito all’abbandono della famiglia dal parte del padre) e lo aiuta a maturare, l’amico immaginario del piccolo Steven lo distrae dalla situazione familiare difficile e lo aiuta a superare il trauma del divorzio dei genitori. Per questa ragione, E.T. è considerato dal regista il più personale tra i suoi film.
Curiosità su E.T.
- Il padre di E.T. l’extraterrestre è il compianto effettista italiano Carlo Rambaldi. La creazione dell’animatronic di E.T. gli valse un un Premio Oscar ai migliori effetti speciali.
- A pochi mesi dall’inizio delle riprese, Spielberg non aveva ancora trovato il protagonista del suo film, nonostante avesse assistito ai provini di centinaia giovanissimi attori. Henry Thomas (Il gioco di Gerald, The Haunting of Hill House, Midnight Mass), che allora aveva 9 anni e aveva recitato in un solo film dal titolo Raggedy Man, ottenne la parte di Elliott improvvisando la scena in cui E.T. viene portato via dagli agenti del governo. Durante il suo provino, il giovane attore scoppiò in lacrime pensando alla recente perdita del suo cane, Urso. Il pianto del bambino commosse tutti i presenti e convinse Spielberg.
- Il capolavoro di Spielberg è un film a low budget: realizzarlo venne a costare poco più di 10 milioni di dollari.
- A prestare la voce a E.T. fu una signora californiana di nome Pat Walsh. La produzione ritenne che la voce roca della signora Walsh, una fumatrice incallita, fosse perfetta per il piccolo extraterrestre.
- Il film è stato girato dal punto di vista di Elliott: la telecamera che registra gli eventi è posizionata a pochi metri dal pavimento, e “guarda” sempre dal basso verso l’alto come farebbero gli occhi di un bambino.
- Prima del film del 1982, venne un progetto (mai realizzato) dal titolo Watch the Skies, basato su un’invasione aliena che prendeva spunto da un caso reale, il Caso Hopkins. La sceneggiatura, scritta dal regista John Sayles, si chiudeva con un’immagine familiare al pubblico di E.T. l’extraterrestre: un piccolo alieno rimasto per errore sulla Terra guarda la sua navicella librarsi nel cielo notturno. Fu da quest’ultima scena che Spielberg sviluppò l’idea per il suo film, in collaborazione con la sceneggiatrice Melissa Mathison.
- I dottori che nel film tentano di salvare la vita a E.T. sono veri medici. Spielberg decise di selezionare per il suo film dei professionisti della University of Southern California al fine di rendere la scena più credibile. Secondo il regista, se a recitare fossero stati degli attori, la scena sarebbe risultata artefatta.
- E.T. fu girato quasi totalmente in ordine cronologico, al fine di rendere le performance dei giovani attori più spontanee e convincenti.
- Non tutti sanno che, in E.T. l’extraterrestre, ha recitato anche una stella del cinema come Harrison Ford: l’attore ha fatto un piccolo cameo nei panni dell’insegnante di scienze di Elliott. In seguito, la scena venne tagliata per non distrarre l’attenzione del pubblico da una delle scene più significative del film, quella in cui Elliott e il suo amico extraterrestre comunicano usando la telepatia.
- Il rapporto padre-figlio è cruciale in E.T. come in altri film di Spielberg (si pensi a Hook, Incontri ravvicinati del terzo tipo e Indiana Jones e l’ultima crociata). Il padre del regista, che lavorava come ingegnere informatico, gli regalò la sua prima cinepresa. Fu così che Spielberg si avvicinò alla sua più grande passione: il cinema. Nonostante il rapporto con il genitore sia stato costellato da innumerevoli alti e bassi, in un’intervista, il regista dichiarò che, tra i ricordi d’infanzia da cui trasse ispirazione per il suo E.T., c’era uno sciame meteorico al quale assistette in compagnia del padre quando aveva 6 anni. Spielberg disse in proposito:
“Fu allora che realizzai che il cielo e le stelle meritano un esame più attento.”
Biciclette che si alzano in volo come per magia; un’amicizia improbabile tra un bambino e uno strano, piccolo alieno; giovani attori che scaldano il cuore di chi guarda con le loro performance sincere e ricche di pathos; la regia di un pilastro del cinema contemporaneo di nome Steven Spielberg.
E.T. è uscito al cinema 39 anni fa, ma non è mai troppo tardi per recuperarlo… se si vuole tornare di nuovo bambini.
Leggi anche: Super 8 – Il passato non muore mai