Tra le uscite Netflix di questo mese vi segnaliamo El Practicante (titolo internazionale The Paramedic), film diretto da Carles Torres e proveniente dalla Spagna, paese che spesso regala molte soddisfazioni nel campo del thriller e dell’horror. Ma forse non è questo il caso…

Trama.

Il paramedico Ángel conduce un’esistenza rutinaria insieme alla compagna Vane, un’aspirante veterinaria, con la quale sta provando ad avere un bambino. Un incidente durante il servizio, dovuto alla distrazione del conducente dell’ambulanza, lo costringerà sulla sedia a rotelle: dopo questo avvenimento, gli atteggiamenti già tossici di Ángel degenereranno. Vane, stanca di subire quel trattamento e spaventata dal carattere di Ángel, lo lascerà, ma lui non accetterà la decisione così facilmente.

Già dalla prima scena, in cui conosciamo Ángel come uomo privo di tatto e intento a rubare gli oggetti personali delle vittime di un incidente – che, al contrario, dovrebbe soccorrere e supportare – capiamo di trovarci di fronte ad un protagonista detestabile. Questo antieroe è paranoico, possessivo, egoista e diventa ancora peggio quando perde la funzionalità delle gambe, poiché si chiude nel suo vittimismo e non perde occasione per far sentire in colpa la compagna, accusata di non prendersi cura di lui come meriterebbe. Inoltre, Ángel è consumato dal rancore e non riesce a perdonare il suo collega, comportamento che inciderà molto sul suo rapporto con Vane.

Ángel (Mario Casas) in una scena del film

Ángel (interpretato da Mario Casas, volto già noto di Netflix grazie al grottesco El Bar e al thriller Contratiempo) incarna un uomo miserabile e odioso, privo del carisma di un villain e per il quale lo spettatore non riesce a provare sentimenti positivi nemmeno per un momento. In più, l’empatia manca nei confronti di qualsiasi personaggio, inclusa Vane, quella che dovrebbe essere la vittima della vicenda, non immune dall’assumere atteggiamenti discutibili. Il film sembrerebbe quindi il ritratto della crudeltà umana, in cui non c’è spazio per alcun sentimento, ma questa scelta di caratterizzazione praticamente nulla dei personaggi (almeno spero sia una cosa voluta), rende El Practicante un film freddo e privo di coinvolgimento.

Vane (Déborah François)

Partito come una storia di amore distruttivo, El Practicante prende la piega thriller solo nella mezz’ora finale, per nulla efferata o ansiogena – siamo lontani dal sociopatico portinaio di Bed Time – e che si risolve più in fretta di quanto dovrebbe, in maniera fin troppo lineare e scontata. Bisogna anche dare per buone molte ingenuità, come il fatto che il protagonista in sedia a rotelle riesca a fare davvero TUTTO senza incontrare mai alcuna difficoltà o impedimento… insomma, quella che sarebbe potuta essere una crudele pellicola di tortura si rivela invece un’occasione sprecata, un film mediocre e anonimo nel panorama del cinema di genere spagnolo.