Enemy (2013) è attualmente disponibile in streaming su Amazon Prime Video. Con protagonista Jake Gyllenhaal, il film è un adattamento del libro di José Saramago.
Trama: Un professore di Toronto, in crisi con la moglie, scopre l’esistenza di un proprio sosia fra gli attori di un film, decide di cercarlo per scoprire qualcosa in più.
Enemy di Denis Villeneuve non è un film di genere semplice da etichettare, si potrebbe definire fra il thriller psicologico e il noir surreale. Jake Gyllenhaal interpreta un doppio ruolo, due uomini apparentemente identici, e il doppio è proprio il tema centrale della storia. Interpretazione più che convincente di questo attore che aveva già dimostrato le sue capacità in film come Donnie Darko (2001) e Zodiac (2007).
Libro e adattamento cinematografico
Enemy è l’adattamento del libro L’uomo duplicato (conosciuto anche come The Double), scritto nel 2002 dall’autore portoghese José Saramago, Premio Nobel per la letteratura nel 1998. La sceneggiatura del film invece è stata scritta da Javier Gullón. Enemy si rivela un film all’altezza del suo corrispettivo letterario, ne interpreta bene la complessità pur rendendola più comprensibile. Un solido adattamento che mette su schermo tutto il mistero, la psicologia ed il simbolismo di quest’opera. Nel romanzo la storia è ambientata negli anni ’80, mentre in Enemy hanno deciso di girare nel presente, con la tecnologia che ha un ruolo più importante.
Enemy è un film che presenta diversi simbolismi, in alcuni momenti può risultare intricato e ambiguo nello svolgimento. La narrazione riflette in realtà sulle imposizioni sociali (come la scena in classe quando parla del totalitarismo), gli obblighi morali che condizionano le nostre scelte e ci spingono verso una direzione precisa. E da qui deriva il titolo del film, Enemy, sottolineando la concezione secondo cui ogni individuo sia l’unico vero nemico di se stesso. Guardando questo film si possono trovare delle similitudini con le opere di Kafka o i film di Cronenberg e Lynch, anche se a mio parere c’è un approccio diverso.
L’ambiguità del doppio
Adam scopre di avere un sosia, un doppelgänger, una persona identica a lui. Questa scoperta lo angoscia e lo intriga allo stesso tempo, al punto da mettersi sulle sue tracce. Nel libro lo scrittore fornisce la descrizione dettagliata dei due protagonisti facendo arrivare al lettore questa impressionante somiglianza. Nel film ovviamente è tutto più immediato, Adam trova le immagini di questo attore e notiamo subito che sono la stessa persona.
chaos is order yet undeciphered
Il caos è ordine ma indecifrato. Il film prosegue con una scena in un club del sesso dove troviamo uno dei simboli del film: il ragno. In diverse forme è presente anche in altre scene, con l’ultimissa inquadratura che potrebbe essere uno shock soprattutto per gli aracnofobici.
Chi è il vero, Adam o Anthony?
La risposta è: né l’uno né l’altro. Adam, il primo personaggio che vediamo, è un professore di storia, calmo e introverso. Ha una fidanzata (Mary), sembra esserle fedele ma non sappiamo molto della loro storia. Adam è schiavo delle leggi che regolarizzano la società e apparentemente in controllo della sua vita. Anthony vuole diventare un attore famoso, vive una vita più dinamica, in un bell’appartamento dove è sposato con Helen. Le donne sono la sua debolezza, infatti la tradisce ma provano poi a riconciliarsi. Le loro vite si mescolano fino a confondere la propria identità, scambiandosi la donna e vivendo la quotidianità dell’altro.
Parti di entrambi costituiscono l’unico vero personaggio. Le parti rimanenti sono i suoi desideri o i rimpianti. Anthony aspira a fare l’attore nonostante sia riuscito ad avere soltanto piccoli ruoli, non riesce ad essere fedele a sua moglie. Anche la sequenza di apertura è indicativa del suo adulterio, vediamo infatti Anthony (con l’anello al dito) in un club per il sesso. Lo schiacciamento della tarantola è il desiderio di liberarsi dall’impegno che lo sta facendo sentire in trappola, ovvero la moglie ed il bambino che nascerà.
Helen, Mary e la madre di Adam
Helen (Sarah Gordon) rimane incinta, Anthony sta per abbandonare le sue speranze di diventare un attore di successo, accetta di diventare un insegnante di storia. Ecco quindi Adam, l’alter-ego associato a questa vita che per Anthony è noiosa e banale. Il personaggio di Mary, interpretato da Mélanie Laurent, è una parte del suo subconscio, rappresenta le tentazioni e le relazioni che Anthony sta avendo con altre donne, all’insaputa della moglie Helen.
La madre di Adam (interpretata da Isabella Rossellini) nel film è una figura poco approfondita ma sembra essere come la voce della sua coscienza. Nella prima parte infatti la sentiamo per la prima volta attraverso un messaggio telefonico, cerca di dare consigli al figlio sulle scelte giuste da fare e il comportamento da seguire.
Perché i ragni?
Ciò che rende una tarantola spaventosa, oltre all’aspetto, è il modo in cui intrappola la sua preda. Con quella ragnatela appiccicosa che immobilizza la propria preda. Esattamente come si sente il personaggio di Adam / Anthony, ovvero intrappolato nella rete di tutte le responsabilità e i doveri che lo soffocano. Avverte che sta per essere divorato dalla realtà. Le responsabilità che gravano su di lui sono anche quelle che derivano dalle donne con cui s’impegna. Quindi, in un certo senso, ciascuno dei ragni potrebbe rappresentare una donna, o forse la stessa donna.
In una lettera trova una chiave, o potremmo parlare di una tentazione, perchè è la stessa che aprirà la stanza del sesso nella sequenza iniziale. Nel finale vediamo Adam cercare Helen dentro casa. Prova a vedere meglio nelle camere e al suo posto trova una tarantola gigante, perchè è così che appare ai suoi occhi, con la paura di una vita ordinaria. La forza di questo finale, che arriva come una nota improvvisa di pianoforte, sta nel rimettere in discussione quello che si è visto, lasciando allo spettatore le risposte.
Denis Villeneuve
Notevole la regia del canadese Denis Villeneuve, qui al suo primo lungometraggio in lingua inglese. Enemy poteva diventare un adattamento pretenzioso, ma il regista riesce a realizzare un film audace, oscuro ed equilibrato nella sua ambiguità. Equilibrato perchè è una visione che lascia delle domande senza risultare troppo frustrante da decifrare. Interessante la messa in scena anche grazie alla bella fotografia di Nicolas Bolduc. Il film è pervaso da una sfumatura giallastra, come se stessimo intravedendo il mondo attraverso i resti persistenti di una tempesta di sabbia. Le riprese della città da angolazioni diverse la rendono alienante e minacciosa. Ma anche il ritmo del film con le pause innaturali ed il montaggio rendono bene l’atmosfera irreale del film.
Nel 2013 aveva già qualche film alle spalle, come il validissimo La Donna che canta del 2010. Stava anche realizzando quello che per molti è il suo miglior lavoro: Prisoners. Molto apprezzati dal pubblico anche Sicario, Blade Runner 2049 e Arrival, mentre quest’anno (si spera a dicembre) attendiamo il suo adattamento di Dune.
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