Una distribuzione targata Netflix, presente sul catalogo dal 2018, Errementari – il fabbro e il diavolo, trascina lo spettatore nel cuore del folklore basco. Scritto, diretto e montato da Paul Urkijo Alijo, il film era stato presentato nel 2017 al Sitges Film Festival.
La trama
In un paesino di campagna nei Paesi Baschi in pieno periodo carlista, un fabbro (“errementari” in lingua basca) vive recluso nella propria fonderia, temuto da tutti i suoi compaesani, poiché si credeva avesse un profondo legame con il demonio. Tuttavia, cambiano le carte in tavola quando la piccola temeraria figliastra del parroco, si reca nei pressi della fonderia.
La recensione contiene SPOILER, quindi consiglio vivamente di recuperare la visione del film prima di leggere!
Un mito che viaggia nei secoli
La storia che ha ispirato il film in questione non è altro che un mito del folklore basco, tramandato dall’antropologo e sacerdote José Miguel de Barandiarán, vissuto tra il 1889 e il 1991 e autore di diversi volumi sulla mitologia e la cultura basca. La particolarità della pellicola, o meglio una delle tante, è proprio la sua narrazione circolare: il tutto ha inizio da un narratore esterno che fa una premessa circa la storia che verrà raccontata, e lo stesso incipit verrà ripreso alla fine del film, dove scopriamo chi è in realtà il narratore.
Il male ha molte facce…come ne ha altrettante questo film
Errementari tratta, anzitutto, il tema del bene contro il male (tema ricorrente in molteplici opere cinematografiche come The Conjuring, visto che stiamo parlando di demoni). Il pensiero unidirezionale e chiuso della Chiesa fa capolino a tal proposito, e contribuisce a creare uno scenario cupo e drammatico all’interno della vicenda. Il demonio è chiaramente simbolo di tentazione e peccato, ed è associato alla figura del fabbro (o Francisco Patxi), che ci viene presentato inizialmente come un uomo crudele, spietato, malvagio e senza scrupoli. La sua rappresentazione scenica è molto ben curata e alimenta questi suoi tratti cupi. La fonderia, per esempio, è preceduta da un cancello con una scritta che recita “andate via“. Inoltre, lui stesso si presenta armato di scudo e con una maschera di ferro in presenza di tre uomini che invadono la sua abitazione.
Nella seconda parte del film, comunque, scopriamo la sua vera storia: ha un passato molto crudo e travagliato alle spalle, ha sofferto in maniera indicibile la morte della moglie Maite, impiccatasi dopo averlo tradito con un altro uomo mentre Patxi era in guerra. Ci si ricollega quindi al tema del peccato, che riguarda non solo Maite, ma ognuno degli abitanti. Nonostante il trailer del film reciti “non tutte le storie hanno un lieto fine”, il bene riesce in parte a trionfare sul male. Il fabbro decide di salvare la piccola Usue dalle fiamme dell’inferno promettendole in cambio di cercare sua madre Maite laggiù.
Violenza e repressione psicologica: un periodo storico buio
Altri due temi da non dimenticare sono la violenza (fisica e morale, causata dalla guerra) e la repressione psicologica, che si ricollega in primis al pensiero della Chiesa (pensiero dal quale era proibito dissociarsi) e in secondo luogo anche a Patxi, che per anni ha represso ogni emozione chiudendosi in sé stesso. Questo lato psicologico e introspettivo è sicuramente un altro punto di forza del film, che presenta anche una notevole coerenza nella struttura narrativa.
Amore e morte: un topos letterario inscenato magistralmente
Non meno importante è il rapporto amore/morte. Anzitutto è presente sia l’amore sacro, quindi l’amore per Dio che viene espresso dal parroco e dai fedeli, sia l’amore terreno o materiale, che ritroviamo ad esempio nel rapporto tra madri e figli, mariti e mogli o più in generale tra le famiglie. La morte come fine del viaggio terreno dell’uomo e inizio del suo viaggio ultraterreno dà un’accezione quasi dantesca al tutto.
Errementari è un film completo, avvincente ed emozionante, con una sceneggiatura ben organizzata (i dialoghi sono scorrevoli e ben strutturati) e una recitazione a tratti teatrale, quasi fosse una tragedia teatrale. Gioca un ruolo importante anche la fotografia, con prevalenza di colori freddi e riprese di interni molto scure. Unico punto debole forse la CGI, che nella parte finale risulta un po’ troppo irrealistica. Ottimi invece i costumi e i makeup. A metà tra una fiaba dei fratelli Grimm e un horror grottesco, Errementari mostra una trama lineare e composta, che va a comporre un puzzle sospeso nel tempo.
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