Fauci Crudeli, recensione semi seria di un film che ha la pecca di prendersi troppo sul serio.
Ieri sera avevo voglia di horror, suspense e brividi; come in un torneo a eliminazione, avevo iniziato a selezionare una lista di possibili cult; alla fine la rosa si era ristretta su tre film già visti diverse volte ma pur sempre immortali: L’inquilino del terzo piano, Lo squalo e Shining.
Un piccolo malinteso mi ha costretto a cambiare programma; cercando on line, infatti, a causa di una vaga somiglianza della locandina, mi sono imbattuto in Fauci crudeli (Cruel Jaws), film del ’95 diretto dal simpatico artigiano del cinema Bruno Mattei.
Iniziamo dalla trama; avete presente il capolavoro di Steven Spielberg?
Bene, allora non devo raccontarvi nulla; è identica dall’inizio alla fine e rimane solo da domandarsi come mai qualcuno non abbia fatto causa alla produzione; non per plagio, badate bene, ma per aver fisicamente rubato la sceneggiatura e averla riproposta in chiave iper trash.
Non solo diverse battute recitate (alla caxxo! Scusate ma non trovo aggettivo meno qualificante…) suonano identiche (“Ti chiamano il sindaco di squalo city” o, a mente, “Lo squalo non fa altro che nuotare, mangiare e fare piccoli squali”) ma, perla delle perle, in una scena è stata replicata la stessa identica frase che il professor Alan Grant (sigh!) recita all’inizio di Jurassik Park (“Il problema è che siete ancora vivi quando inizia a mangiarvi per cui, ora che lo sai, cerca di avere più rispetto!”).
Inutile soffermarsi sulla recitazione, che si attesta sui livelli dei vecchi filmini amatoriali che negli anni ’80 si girava con una videocamera portatile durante una serata alcolica con gli amici: indegna.
Tra il cast merita una speciale menzione uno degli eroi, sosia sputato di Hulk Hogan con 20 cm di meno in altezza e 20 kg di muscoli sostituiti da una morbida pancetta ma, soprattutto, uno dei due scagnozzi del boss malavitoso (ebbene sì, c’hanno messo pure loro…), alto non più di 1 metro e 40cm che, in una scena senza logica, indossa i pantaloni della tuta rosa luccicante!
La regia…
Non riuscirete a distinguerla da quella di Spielberg!
Pesce d’aprile in ritardo!
Per l’intera durata del film, Mattei si è trovato costretto a girare piani strettissimi (a farne le spese, a volte, sono le stesse nuche degli attori, tagliate nella parte superiore!) per paura, probabilmente, di inquadrare ignari passanti intenti a fare altro nelle immediate vicinanze; ne vengono fuori espressioni ed espressività varie che nulla hanno da invidiare ai sorrisini ammiccanti dei manichini esposti nelle vetrine dei negozi d’abbigliamento. Quando c’è da inquadrare il viso terrorizzato di una delle ragazze che partecipa alla caccia, il risultato scenico si innalza allo stesso livello di quando si osserva il viso di un amico che sta per ricevere una torta in faccia. L’unica spiegazione è che la mancanza di soldi abbia costretto la produzione a fermare ignari passanti e offrirgli pasti caldi in cambio di qualche giornata di lavoro nel cinema.
La colonna sonora mi ha emozionato, ve lo anticipo!
Tralasciando motivetti inverosimili che non si legano alle scene, probabilmente registrate alla radio alla rinfusa e poi riversate su nastro, intorno alla metà del film spuntano le due tracce principali: sarà facile immaginare che la prima sia una scopiazzatura dell’originale, tranne l’ultima nota; la cosa che fa storcere il naso è che il motivetto sembra registrato con una pianola giocattolo. Il top, però, lo raggiunge l’altro motivetto, subdolamente rubato niente meno che a Star Wars!
Non va dimenticato il taglia e cuci tipico del rimpianto regista romano; era tipico delle produzione da due soldi nostrane il cercare di raccapezzarsi per recuperare qua e là scene che sarebbero state impossibili da girare per i costi che avrebbero comportato. Nello specifico, ogni scena in cui compare lo squalo è tratta direttamente da documentari e/o presa in prestito gratuito da altri film (in primis I cacciatori di squali, di Enzo Castellari). Il risultato è una bestia che cambia forma e dimensioni ogni volta, così come cambia la qualità del video e i filtri usati; chicca delle chicche, una scena in cui una ragazza che nuota viene ripresa da sotto, mi è parsa addirittura sgraffignata dall’originale del ’75.
Tolte quelle, la produzione ci propina ogni tanto uno squalo di cartapesta, rigido come un tronco di quercia stagionato, che si muove con lo stesso realismo di una barchetta spinta da un bambino mentre fa il bagnetto.
Per chi ama l’horror, ma non disdegna qualche divagazione nel trash, Fauci Crudeli è un cult da non mancare; il film di Mattei è la classica pellicola che, una volta superato lo shock iniziale, ti costringe e vederla fino ai titoli di coda.
Disponibile su Prime Video.
P.S. Considerazione finale, e seria:
Ho spesso letto che la produzione di Bruno Mattei sia stata debitrice di un budget importante che avrebbe permesso al regista di creare film di qualità molto più alta.
Fermo restando che ignoriamo i motivi che avrebbero dovuto spingere i produttori a riversare denari in progetti di così bassa lega, con tanta umiltà, io che non sono né regista né critico cinematografico, rispondo che George Romero girò La notte dei morti viventi (1968) autofinanziandosi insieme a degli amici e mettendo insieme 10 mila dollari; che Steven Spielberg diresse Duel (1971) in 13 giorni con la miseria di 450,000 dollari, mentre a John Carpenter la produzione concesse appena 300.000 dollari per girare Halloween, la notte delle streghe (1978), dandogli massimo 1 mese per terminare le riprese.
Per citarne solo alcuni.
Per aggiungere il Dvd di Fauci Crudeli alla vostra collezione cliccate QUI.