Lo scorso 2 Luglio è arrivato su Netflix Fear Street 1994, primo di una trilogia di film basati sulla collana di libri Fear Street scritta da R.L. Stine. L’autore si occupò di Fear Street già da prima di iniziare a scrivere Piccoli Brividi. Tali romanzi sono rivolti ad un pubblico di giovani adulti, mescolando spesso elementi slasher con altri attinenti alla sfera del soprannaturale. Purtroppo, tale collana è rimasta pressoché del tutto inedita in Italia.

TRAMA

Come da titolo, la vicenda è ambientata nel 1994.La cittadina di Shadyside si porta con sé la triste fama di luogo in cui, nel corso degli anni, si sono consumati una serie di avvenimenti di sangue. L’ultimo di questi è l’omicidio di una giovane presso il locale centro commerciale. Leggenda narra che la macabra storia di Shadyside sia legata ad una strega che venne bruciata sul rogo nel 1666. Un gruppo di ragazzi del luogo scoprirà che la maledizione è ben più reale di quanto si creda, quando la storia di Shadyside inizierà letteralmente a perseguitarli…

RECENSIONE

Fear Street 1994 è un prodotto che può piacere a molti, ma non a tutti. Innanzitutto, non si possono non notare alcuni pregi oggettivi dal punto di vista tecnico. Il lavoro a livello di luci e fotografia è ottimo. Quest’ultima è pulita e basata su colori caldi ed accesi, eppure ciò non risulta mai eccessivo o fuori luogo. Tutte le scene hanno inoltre il giusto livello di illuminazione, che rende anche i passaggi in notturna o al buio perfettamente seguibili. Il film può inoltre vantare un ottimo cast di protagonisti. Ognuno di essi ricopre un ruolo ben chiaro (il buffone, la riflessiva, la mente del grupo, la ragazza vulnerabile) senza sfociare quasi mai nel macchiettistico. La regia dell’intera trilogia è stata affidata a Leigh Janiak, già regista del lungometraggio Honeymoon e di alcuni episodi di serie tv, tra cui quella di Scream. La regia della Janiak risulta “fresca” e dinamica, preferendo costruire una vicenda dal ritmo serrato alla lenta costruzione di momenti di suspence. Quest’ultimo aspetto è il principale motivo per cui alcuni storceranno il naso di fronte al film. Non è infatti presente pressoché nessuno jumpscare o momenti di effettiva tensione. Considerando la perizia mostrata dalla regista, è praticamente certo che ciò risponda a una volontà di fondo e non a una mancanza di competenze.

La Janiak ha curato anche la sceneggiatura. Se dal punto di vista registico l’obiettivo era quello di intrattenere, la scrittura della pellicola risponde all’obiettivo di omaggiare. Omaggiare cosa di preciso? Innanzitutto il cinema horror degli anni ’80/90. La scena di apertura, regia inclusa, è un palese omaggio ai primi minuti di Scream, mentre sono presenti singoli passaggi collegabili a varie altre opere tra cui Shining, Halloween e la saga di Venerdì 13. In secondo luogo, Fear Street 1994 è una dichiarazione di amore alla narrativa horror young adult degli ultimi decenni del secolo scorso.

R.L. Stine non è stato coinvolto nel processo di scrittura, ma è alquanto probabile che abbia concluso la visione del film con un sorriso compiaciuto. Fear Street era una collana con un target diverso rispetto a Piccoli Brividi, eppure i lettori di Piccoli Brividi potranno ritrovare diversi dei temi a loro cari. Come già accennato, i protagonisti sono giovani e ricoprono ruoli ben chiari. Il mondo degli adulti è quasi del tutto tagliato fuori o, quando presente, sostanzialmente inutile. Esempio chiaro è dato dalle figure dei poliziotti, che non credono ad una singola parola di quanto viene loro detto. La vicenda deve pertanto essere risolta dai ragazzi, facendo affidamento sulle proprie capacità e sulla (non sempre facile) collaborazione reciproca. Gli ultimi passaggi del film rendono inoltre chiaro come si sia voluto omaggiare anche anche la follia delle trame di Stine. Leggendo un libro di Piccoli Brividi, arriva quasi sempre un punto della storia in cui si pensa dapprima “questa cosa non può succedere” e subito dopo “ok, è successa”. Ebbene, in meno di due minuti di film si verificano due avvenimenti che risveglieranno i medesimi pensieri in tutti gli spettatori. E la follia “alla Stine” si spinge ancora oltre: il piano ordito per risolvere la vicenda è semplicemente assurdo. Anche qui possiamo ipotizzare l’omaggio a uno dei punti principali della trama di un film del 1990 (senza farne il titolo per evitare spoiler). Insomma, totale libertà a chiunque nell’etichettare tale piano come “stupido” ma, così come per la regia, sarebbe meglio farlo avendo la consapevolezza che ciò risponde ad una chiara dichiarazione d’intenti.

Interessante è la scelta di mostrare le conseguenze della cattiva fama di Shadyside. Quella che ci viene presentata è infatti una cittadina in degrado, con molti esercizi commerciali andati incontro a fallimento. La fama negativa del posto permette anche di concentrarsi sulla rivalità con la vicina Sunnyvale, elemento che probabilmente tornerà anche nei prossimi film. Un’ unica piccola pecca dal punto di vista della scrittura la troviamo nei primi minuti, quando la storia di Shadyside viene ricapitolata in un modo che fa un po’ gridare allo spiegone. D’altra parte, un sommario riepilogo degli avvenimenti viene già fatto nei bellissimi titoli di testa.

All’interno della pellicola troviamo diverse scene splatter, realizzate tramite l’utilizzo di ottimi effetti tradizionali. Il fatto che il target principale sia quello giovanile non deve in alcun modo portarvi a pensare che si sia deciso di limitare gli spargimenti di sangue. Piccola anticipazione: dopo Cimitero Vivente, preparatevi a sentire nuovamente un formicolio nella zona del piede…

Non molto all’altezza sono invece gli effetti in CGI, troppo poco rifiniti. Per fortuna, gli elementi costruiti digitalmente sono pochi ed appaiono per poco tempo.

La colonna sonora non ha un ruolo preponderante, ma è di ottima fattura. Marco Beltrami, due volte candidato all’Oscar, ha difatti scritto per il film delle musiche che catturano alla perfezione lo spirito “macabro ma scanzonato” della storia.

Il 9 Luglio verrà rilasciato Fear Street 1978, che poterà in parte avanti la storia iniziata da questo primo capitolo, ma si focalizzerà soprattutto su uno dei tanti punti oscuri della storia di Shadyside: il massacro del campeggio Nightwing.

Una piccola curiosità: nella scena di apertura appaiono alcuni dei libri della collana Fear Street con le loro copertine originali. Il nome di R.L. Stine è stato invece “ridotto” semplicemente a Robert Lawrence.

Classificazione: 3 su 5.