Found è stato realizzato con pochi soldi da Scott Schirmer, che ha scritto anche la sceneggiatura da un libro di Todd Rigney. Dopo un passaparola e qualche premio vinto nei festival, la October People compra i diritti di distribuzione nel 2014.
In Italia abbiamo dovuto attendere fino al 2020 per avere un’edizione home video di Found, si trova infatti anche su Amazon in DVD e blu-ray per Spasmo Video (Alex Visani) e Digitmovies. Non è doppiato ma sono presenti i sottotitoli in italiano.
“La mia vita sta diventando un film horror”
Trama: Marty è un dodicenne appassionato di film horror, a scuola è bullizzato ma progetta insieme a un suo amico di realizzare una graphic novel. Un giorno scopre che suo fratello Steve è un serial killer: trova una testa umana all’interno di un borsone che tiene in armadio. E ogni settimana, Marty trova una nuova testa.
Found è un coming of age che degenera in un incubo a occhi aperti, con uno dei finali più macabri di sempre.
Non è uno di quei film che consiglieresti a chiunque, sicuramente incontra più i gusti di estimatori dell’horror più estremo e disturbante. Ma Found è anche molto altro, alterna atmosfere degne dei libri di Stephen King a momenti brutali dove si lascia andare al gore più spinto. Personalmente mi ha ricordato anche alcuni horror artigianali (e molto innovativi) come Phantasm (1979), realizzati con un’idea molto forte e personale che compensa alla carenza di budget. Chi ha passato parte della propria infanzia noleggiando le VHS horror in videoteca si rivedrà nel piccolo Marty, che dopo aver scelto alcuni titoli decide di guardare Hellraiser insieme al suo amico.
Protagonista il dodicenne Marty
Interpretato con delicatezza da Gavin Brown, Marty è un adolescente sensibile, quasi senza amici e ossessionato dai film dell’orrore. Schirmer si prende il tempo giusto per approfondire il suo personaggio, facilitando fin da subito l’immedesimazione. Suggestiva anche la scelta di usare la voce di Marty anche in voice over, un modo più intimo per conversare direttamente con il pubblico e trascinarci nel suo flusso di coscienza. Anche se non ho letto il libro mi pare di capire che sia anch’esso molto incentrato sul racconto di formazione, è quasi impossibile non empatizzare con questo adolescente così solo (o immedesimarci direttamente in lui).
Marty viene abbandonato dal suo unico amico e in quell’istante ci aspettiamo quasi una reazione violenta come suo fratello Steve. In parte ci rallegriamo a vedere una piccola vendetta, perché è difficile razionalizzare quando si affronta il tema dell’emarginazione e del bullismo. La giovane mente di Marty è confusa: è stato bullizzato a scuola, come dovrebbe reagire? Il suo amore per i film dell’orrore è un campanello d’allarme che lui sta per diventare come suo fratello? Deve nascondere il segreto delle teste per proteggerlo? Viene spontaneo interrogarsi sul titolo “Found”, si riferisce a Marty che trova la prima testa, alla VHS di Headless o metaforicamente al trovare se stesso?
Poster, videoteche e VHS horror
Con poster di film horror, VHS e gadget, la camera da letto di Marty diventa una location che conquista subito i nostalgici. C’è un film che però non sembra far parte della collezione, ma sembra piuttosto una sequenza di uccisioni molto violente realizzate da un serial killer. Headless è il film nel film, che in seguito è stato davvero realizzato come spin-off da Arthur Cullipher, supervisore degli effetti speciali e produttore associato di Found. Per quanto malato e contorto sia Headless (e lo è davvero), è interessante perché non specifica se ha solo ispirato le gesta di Steve o se invece è stato realizzato proprio da lui. Steve sceglie di indossare una maschera antigas che lo caratterizza come killer ma non lo rende più spaventoso di quanto già è. Sembra piuttosto un modo per placare la sua rabbia furiosa.
Found può risultare un po’ grossolano e casalingo nella messa in scena e nella direzione degli attori secondari, ma non sono difetti così gravi, e andando avanti (soprattutto la parte finale) diventa parte di questa sua natura così genuina e morbosa. La componente gore estrema non è utilizzata con troppa leggerezza ma sempre contestualizzata al disturbo psicologico di Steve e alle ossessioni di Marty. Nonostante questo, il film ha avuto diversi problemi con la censura, in Australia è stato bannato per “raffigurazioni prolungate e dettagliate di violenza sessuale“, mentre la versione DVD del Regno Unito ha un taglio di 98 secondi.
Steve è un killer con disturbo sadico della personalità (?)
Steve sembra odiare tutti tranne il fratello minore, a cui invece vorrebbe regalare un futuro migliore del suo. Ha un rapporto conflittuale con il padre che detesta e che non sembra in grado di rapportarsi con un figlio problematico come Steve. Il finale brutale del film diventa una dichiarazione di odio verso il concetto di famiglia, visto come un qualcosa di opprimente e limitante per i figli. Marty non sembra averne consapevolezza ma Steve lo rassicura dicendogli che andrà tutto per il meglio.
Un altro aspetto interessante in Found è la prospettiva da cui ci mostra il serial killer, allontanandoci dal solito approccio metodico o procedurale. Arriva un punto nel film in cui Steve rivela perché uccide, ma la sua motivazione è chiaramente falsa o comunque non ci interessa più. Probabilmente Steve non ha una vera risposta. Con la sua personalità sadica è affascinato all’idea di infliggere dolore, mentre un altro lato di Steve sembra aver solo bisogno di scaricare tutta la rabbia e la frustrazione. Esiste anche la totale mancanza di autocoscienza in uno psicopatico, non sempre sanno perché fanno quello che fanno, lo fanno e basta.
Found è un horror viscerale che riesce a insinuarsi sotto pelle, consigliato in particolare a chi è abituato agli horror molto violenti e disturbanti. Se non è già un cult, lo diventerà.
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