Fukusui. Ombre e riflessi nel cinema horror giapponese è un libro di Cristian Semeraro e tratta delle rappresentazioni della paura nel cinema nipponico. Esso rivela il lato oscuro della nazione, popolata dalle ansie connesse al secondo dopoguerra, alla emancipazione femminile e a una rottura profonda tra le vecchie generazioni e le nuove. La paura è generata dalla perdita di controllo sull’esistenza che si credeva di aver trovato nel patriarcato.
Fukusui, presentato alla Feltrinelli di Torino, è disponibile in copie limitate in sconto.
Psicologia, letteratura, religione sono alcuni dei pilastri tematici che sorreggono l’argomento principale del libro, cioè il cinema e la società giapponese. In Fukusui ne scopriamo insieme qualche aspetto. Il racconto dell’orrore giapponese è collegato a un conflitto di genere: gli spettri sono donne e nascono in un contesto domestico. La paura maschile verso l’altro sesso affonda le proprie radici nel folklore: si racconta che l’amore tra il dio Izanagi e la dea Izanami ha dato origine al Giappone e a tutte le sue creature. I demoni sono nati a causa della dea Izanami, che porterà la morte sulla terra a causa di una sofferta scelta compiuta dal partner, una vicenda che trova spazio in Fukusui.
La furia di una donna è un tema che attraversa le storie horror orientali attraverso le epoche, tra cui
citiamo la lanterna delle peonie e comprende anche il teatro kabuki, da cui deriva la veste bianca
indossata da Sadako in Ringu. Leggendo il libro potrete scoprire varie curiosità come questa appena
citata. I film raccontati appartengono sia al cinema horror classico degli anni Cinquanta sia a quello
degli anni Novanta.
Le opere sono state analizzate in base a tre rappresentazioni della paura ricorrenti, cioè i kaiju, gli spettri e gli zombie: ognuna di esse rappresenta un collegamento diretto a un aspetto del nostro mondo e ne esploreremo quando possibile le reciproche connessioni. Esiste un Kaiju molto famoso che incarna la minaccia del nucleare e della guerra: una creatura del passato come i fantasmi della palude di Kazane che sono i protagonisti del film omonimo di Nobuo Nakagawa. Sia il Kaiju che questi spettri sono ritratti in modo gigantesco per raffigurare la grandezza del male che affligge il mondo.
Il fantasma principale del film di Nakagawa è una donna e costituisce un diretto progenitore di Sadako, protagonista di Ringu, conosciuto in occidente come The Ring. Durante il secolo scorso ci sono stati molti progressi nel campo della discriminazione di genere in Giappone. La donna che lavora viene percepita una minaccia all’ordine costituito, ma soprattutto come qualcos’altro di più intimo che incide una ferita profonda nel cuore della società maschile. Questi temi sono alla base di svariati film horror giapponesi. In Dark Water il tema principale che lega lo spettro e la protagonista è l’assenza di una donna che ha “un ruolo” specifico. Sweet Home racconta invece di Lady Mamiya, che uccide il figlio inavvertitamente e inizia a eliminare altri bambini per consegnare compagni di gioco al bambino defunto.
Nel campo dello zombie movie il cinema horror giapponese consegna dei prodotti originali mettendo in scena dei morti viventi dotati di parola mostrando non il mostro ma l’umano mostruoso. Gli infetti ripetono per l’eternità gesti legati alla sfera del proprio lavoro, al contrario dei non morti occidentali di George Romero, le cui azioni sono legate al consumo.
Nel mettere in scena le paure giapponesi i registi nipponici hanno scelto tre elementi chiave: l’acqua, la casa, e l’elettricità. Il Giappone si colloca sull’orlo di un profondissimo abisso a livello geologico, il mare e l’acqua sono quindi associati spesso alla morte e allo sconosciuto. Sadako, infatti, emerge bagnata da un pozzo e Mitsuko è accompagnata sempre dall’acqua della cisterna dove è affogata.
Nel cinema horror giapponese la casa si trasla nella dialettica di genere come lo spazio di rivalsa dello spettro femminile generato dalla condizione della donna che affonda le sue radici nel passato della nazione, come analizza Fukusui.
I fantasmi giapponesi sono costituiti di elettricità, come le immagini video che ne sono il tramite. Il video è perciò spesso al centro della messinscena dei film horror. L’informatica, che si basa sull’elettricità, diventa la dimora perfetta per i fantasmi di Il Circuito (Kairo). Questo film di Kiyoshi Kurosawa mette in immagine uno degli argomenti più importanti del libro: la solitudine e la spettrificazione concreta della società contemporanea.
Fukusui. Ombre e riflessi nel cinema horror giapponese è stato scritto durante la pandemia di Covid – 19 quando questo discorso si è reso ancora più evidente: oggi la situazione è tornata alla normalità, ma come racconta Le possibilità di un isola, il fenomeno degli “Hikikomori” e l’ossessiva necessità di presenza e scambio in rete delle relazioni questo problema affligge ancora il nostro mondo e il suo immaginario futuro.
L’uso eccessivo dei social, la progressiva rinuncia a un rapporto più fisico e in presenza slegato dal lavoro, la difficoltà di impegnarsi in un rapporto sentimentale sono una realtà che esiste, giustificata da diversi motivi: la distanza tra i domicili delle persone oppure lo scarso tempo libero a disposizione. Tendiamo a sentirci e a esistere l’uno per l’altro specialmente tramite la rete, e a mantenere una certa distanza l’un l’altro limitando il contatto fisico e quasi temendolo.
Questa lontananza non è però solo fisica ma anche “metaforica”: molto spesso si fa fatica a esprimere le proprie emozioni e ad aprirsi sui propri pensieri con gli amici. La solitudine che ne risulta è espressa nei campi lunghi di Il Circuito sull’imbarcazione che trasporta i sopravvissuti, desolata in una sconfinata distesa d’acqua e nelle potenti frasi del film di cui riporto liberamente la traduzione del doppiaggio italiano al minuto 40.35: “Sono le frasi sincere dette in amicizia con le migliori intenzioni che feriscono di più”. Questo cinema risulta quindi estremamente attuale nel destare le coscienze non tramite del
semplice splatter ma attraverso l’inquietudine penetrante che gli ha valso il soprannome di Psycho
– Horror.
La presentazione a Torino
Venerdì 17 novembre, ore 18.00, alla Feltrinelli Porta Nuova (Torino), l’autore Cristian Semeraro presenterà Fukusui. Ombre e riflessi nel cinema horror giapponese (Profondo Rosso Edizioni): un genere atipico, una finestra su una cultura che oggi attrae molte persone anche giovani, e che li invita a riflettere su criticità molto attuali, come l’inquinamento oppure il divario sociale. Se siete in zona, segnate l’appuntamento in agenda!
Scrivete all’autore per ottenere la vostra copia in sconto! Lo potete contattare su instagram: saleuo_ oppure tramite mail: clivecristian97@gmail.com, lo scrittore risponderà anche alle vostre domande!
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