Simone Scafidi confeziona un documentario innovativo che, attraverso lo stratagemma di un film di prossima produzione, racconta chi era Lucio Fulci. Il regista vuole partire dal mito del regista romano per arrivare all’uomo dietro la macchina da presa. Per farlo utilizza i racconti di chi lo ha conosciuto meglio, in particolare delle sue due figlie.
Nella vita esistono molti paradossi, alcuni dei quali si possono anche riscontrare più volte nel corso della Storia. Lucio Fulci sta vivendo, attraverso la sua filmografia ed i racconti a lui dedicati, molto più adesso che mentre era in vita. Un regista che è sempre stato osannato all’estero, in particolar modo negli Stati Uniti dove viene spesso omaggiato da registi contemporanei, ma che in Italia fu spesso relegato in secondo piano. La sua filmografia ha spaziato diversi generi: dai musicarelli e le commedie, passando per i gialli ed infine arrivando all’horror. Il Fulci regista di genere è quello che più ha fatto scuola nel mondo, con le sue storie che sapevano mischiare il gore al paranormale con spruzzate oniriche. Racconti mai banali, che avevano il pregio di prendere per mano lo spettatore e portarlo in dimensioni nuove e spaventose. Un uomo scorbutico che aveva da sempre avuto le idee chiare quando si doveva parlare di cinema, come dimostra anche Fulci for fake.
Un uomo riservato ed un talento innovativo
Scafidi decide di realizzare un documentario molto particolare, giocando anche lui con lo spettatore. Immagina che debba venir presto realizzato un film su Lucio Fulci e che ad interpretare il regista scomparso sia Nicola Nocella. Questo è il falso dietro il titolo: Fulci for fake; dove però le persone con cui Nocella parlerà per potersi calare meglio in parte, metteranno le verità a lungo taciute sull’uomo prima che il cineasta, al centro dei loro discorsi. Infatti sappiamo molto poco della sua storia personale e di come questa abbia influenzato profondamente la sua filmografia. Il maggior contributo arriva dalle due figlie del regista romano, in particolare dalla più giovane Camilla. Per anni è stata insieme al padre sui set di molti dei suoi celebri film, scegliendo per la prima volta di parlare davanti alla telecamere. Scopriremo che il contrasto tra la riservata sfera privata e l’irruenza al lavoro sul set, sono due facce della stessa moneta.
Drammi personali e sfoghi creativi
I film di Fulci sono come mosaici, ognuno contiene un pezzo della sua biografia
Camilla rivela come un evento in particolare segnerà la vita di suo padre in maniera irreversibile: il suicidio della prima moglie Maria. Mentre il regista era impegnato a lavoro, la moglie mandò le due figlie al cinema con lo zio e poi si uccise con il gas, venendo ritrovata la loro ritorno. Fulci non superò mai questa disgrazia, forse convinto dal fatto che avrebbe potuto evitarla. Da quel momento un uomo più schivo nel privato, doveva essere l’unica figura di riferimento per le due bambine. Infatti è con gli anni ’70 che la sua carriera prende una svolta improvvisa, abbandonando i toni della commedia per rifugiarsi prima in quelli del giallo e poi in quelli più macabri dell’horror. Nonostante i cambiamenti nella sua filmografia ed i traumi privati, sul lavoro non perse mai la lucidità.
Lucio Fulci è disordinato nella vita ma un perfezionista nel suo lavoro
Questo è un commento ricorrente fatto da molti suoi colleghi e collaboratori. Fulci for fake ci spiega inoltre da dove nasce il titolo di Godfather of Gore ed il conseguente mito fulciano. Parte infatti dal dolore privato l’esplosione di violenza e sangue che il regista racconta per immagini. Un modo anche per esorcizzare il dolore costante con cui era costretto a convivere ogni giorno.
Un carattere difficile per un genio fuori dagli schemi
Lucio Fulci fu sempre un padre amorevole, come traspare dalla interviste di Camilla ed Antonella, presente per quanto possibile nelle loro vite. Fu anche un nonno affettuoso con il primo figlio di Antonella, forse per nostalgia verso quel figlio maschio che non ebbe mai. Con il passare degli anni il suo carattere burbero ma sincero si accentuava sempre di più, come raccontano i suoi collaboratori. Modi bruschi che però permisero a molti attori di crescere e non venire coccolati e riveriti. In particolare i suoi bersagli preferiti erano le giovani attrici, forse perché gli erano sempre piaciute le belle e giovani donne. Il suo rapporto con il gentil sesso ci viene descritto più volte nel corso del documentario.
Fulci ha visto le donne in maniera differente nel corso della sua vita e quindi della sua carriera. Prima erano innocenti ed allegre come le protagoniste della sue commedie, poi ambigue come i personaggi dei suoi gialli in grado di essere sia vittime che carnefici ed infine vittime o portatrici di traumi come nei suoi horror
Il rapporto con i bambini, lo si comprende anche dalla sua filmografia, era anche qui di crudeltà e cattiveria. Infatti spesso erano figure centrali dei suoi film, reduci da esperienze orribili da cui però sopravvivevano, come ad esempio John John di Paura nella città dei morti viventi.
La passione e la maledizione per i cavalli
Lucio Fulci aveva da sempre avuto una passione sviscerale per i cavalli e gli ippodromi. Passione che trasmise anche alla piccola Camilla, infatti la piccola inizio un corso di equitazione come dimostrano anche alcune riprese fatte dal regista durante le sue lezioni. Quello che però sembrava una felice distrazione dal suo lavoro presto si trasformò nell’ennesima tragedia che colpì la famiglia Fulci. Camilla cadde violentemente da cavallo, rimanendo in parte paralizzata in maniera irreversibile. La piccola passò mesi in ospedale e il padre stava accanto a lei il più possibile. Non è difficile capire da dove abbia preso ispirazione per Lo squartatore di New York e le motivazioni che spingono il killer ad uccidere. Il rapporto tra Peter e la figlia ricorda molto quello reale del regista con la figlia, l’esplosioni di violenza commesse sono forse contenute nella rabbia repressa di Fulci per le tragedie che segnano la sua vita.
Testimonianze e fantasmi del passato
Il nutrito gruppo di persone intervistate da Nocella spazia tutta la carriera del regista, con testimonianze che nell’insieme danno un quadro completo di chi realmente fosse Lucio Fulci. Tra di loro voglio ricordare Sergio Salvati, storico direttore della fotografia e collaboratore di lunga data del regista, e Fabio Frizzi, compositore di alcune delle colonne sonore più iconiche della sua filmografia. Tra loro anche un giovane Michele Soavi, che spiega con degli aneddoti come abbia imparato molto da Fulci e da come questo gli sia servito nella sua successiva carriera. Forse però è la prima figlia Antonella a dare il messaggio più corretto per scoprire il vero mistero dietro la figura di suo padre.
Non cercate di capire chi era, pensatelo dietro la macchina da presa, e provate ad osservare anche voi attraverso le sue immagini. Solo così capirete chi era davvero mio padre
Fulci for fake è dedicato alla memoria di Camilla Fulci, scomparsa lo scorso marzo poche settimane dopo la fine della riprese. Questo, a mio parere, rende il documentario di Scafidi un’opera di fondamentale importanza per i cinefili di tutto il Mondo e gli appassionati di cinema di genere. Una pellicola di inestimabile importanza che merita di essere stata inserita in un concorso prestigioso come quello di Venezia, aspettando una data precisa per la sua distribuzione anche nelle sale di tutta Italia. Il nostro consiglio è quello di non perdervelo per scoprire chi fosse davvero l’uomo dietro al mito di Fulci.