Dopo un’anno dall’uscita di Days Gone, Sucker Punch ritorna sulla cresta dell’onda pubblicando il tanto blasonato Ghost of Tsushima, a tutti gli effetti uno dei titoloni attesi per quest’anno, ma che purtroppo, per un motivo o per un altro, non riesce proprio a guadagnarsi l’eccellenza in termini di voti.
Come mai? Beh, storia davvero lunga, ma andiamo per gradi. Ovviamente si tratta di un titolo di tutto rispetto, e nel complesso, ben realizzato, ma pecca di tanti, piccoli, aspetti che gli impediscono di raggiungere il massimo.
Jin è un samurai, allevato come tale da suo zio, signore e protettore dell’isola di Tsushima. In quanto samurai rifugge tutto quello che non ritiene degno di onore e, per questo, decide di affrontare il Khotun Khan direttamente dopo il rapimento dello zio. Le cose non andranno come previsto e, presunto morto, verrà invece recuperato in acqua da Yuna, una misteriosa ladra. Il debito del protagonista nei suoi confronti lo porterà ad aiutarla e a fare fronte comune contro l’invasione dei mongoli, seppur questo significhi accettare alcune pratiche disonorevoli. Nel tempo Jin imparerà a conoscere la via dello spettro e capirà di doverne fare uso, anche a costo di deludere lo zio. Da questo momento si apre un percorso che porterà al reclutamento di alcuni alleati e di riconquista regolare e cadenzata del territorio di Tsushima. L’intera isola si trasforma nel campo di battaglia della guerra nippo-mongola, ma anche nel percorso di crescita e di mutamento di Jin. Se tali questioni possono sembrare interessanti e stimolanti, considerata l’impronta psicologica iniziale del personaggio, è la scrittura che non tiene sempre botta, rivelandosi ben presto in una corsa senza interruzione verso un cambiamento che non può essere evitato e fin troppo poco giustificato.
Spingere sulla dualità ghost/samurai, così come sul rapporto con lo zio o ancora sul salvare l’isola, non riesce ad accontentare appieno il giocatore, che si ritrova semplicemente a fare un percorso che sembra più quello di un picchiaduro a scorrimento più che quello di una storia che deve saper emozionare.
La storia non sarebbe poi pessima, assolutamente, ma è però lo sceneggiato che non coincide esattamente con quelli che erano gli obiettivi iniziali, proponendoci un titolo indubbiamente validissimo sotto l’aspetto ludico-tecnico, ma di poco mordente.
Un gioco del genere pubblicato 2 o 3 anni fa avrebbe davvero fatto la differenza, ma dopo tutti i capolavori che sono usciti negli ultimi anni abbiamo ormai “assimilato” quello che deve essere il modello giusto da seguire.
La linearità della narrazione porta a una semplicità netta, con dialoghi che davvero raramente lasciano il segno e riescono a convincere, accompagnandoci per circa 15 ore verso un finale un pochino scontato. Non abbandoniamoci comunque solo agli aspetti negativi: vivere questa avventura nel Giappone feudale, ed essere immersi in un’atmosfera così particolare e caratteristica, è davvero attraente, e comunque sicuramente un buon compromesso, che può rivelarsi un acquisto consigliato a tutti gli amanti dei giochi di azione nonché a tutti gli appassionati dei samurai.
Ci sono inoltre molte assonanze con quello che era Onimusha, di cui molti di voi sicuramente si ricorderanno, così come con Sekiro; solo che Ghost of Tsushima inizia davvero col botto – ci fa vedere sin da subito dei dettagli grafici paurosi (non a caso questo è sempre il bello della fine di una generazione di console) – imponendosi in modo cinematografico come ben pochi altri giochi sanno fare, che mette in luce sin da subito le sue potenzialità, ma che purtroppo non riesce a mostrare del tutto, per i motivi spiegati prima. Insomma carne al fuoco tanta, risultati si, però pochi rispetto a quelli che ci aspettavamo dal lancio del primo trailer.
Anche i boss avrebbero potuto essere caratterizzati meglio, non a caso parliamo di scontri che hanno delle meccaniche piuttosto ripetitive e monotone, proprio da questo infatti riusciamo chiaramente a capire che si tratta di un gioco “per tutti“, quindi a tutti gli effetti giocabile per una vasta schiera di pubblico, tutto questo a discapito della nicchia: ecco anche perché il titolo perde di profondità in termini di meccaniche e di gameplay.
Essendo inoltre una storia open world, il gioco sa comunque abbinare le fasi di esplorazione a quelle di lotta, non riuscendo comunque nemmeno lontanamente ad avvinarsi a titoli tipo The Last of Us Parte II, attualmente la vetta più alta nel panorama PS4 in tal senso.
Grafica 10
Longevità 9
Meccaniche 5
Sonoro 8
Controlli 6
Voto finale 7.5