La famiglia Spengler arriva a New York in Ghostbusters: Minaccia Glaciale, nuovo capitolo della saga degli Acchiappafantasmi
Sono passati tre anni dal precedente capitolo, diretto da Jason Reitman, che aveva l’arduo compito di passare il testimone ad una nuova generazione di Ghostbusters. Sarà per la titubanza del pubblico che non si aspettava troppo o per la vena nostalgica, quel film riuscì a colpire dritto al cuore dei fan. Merito anche dell’intelligente uso della figura di Egon Spengler (Harold Ramis, deceduto da qualche anno) che aveva permesso alla sua “famiglia nella finzione” di essere il centro del film. Ecco quindi che Callie, la figlia, e l’intelligente Phoebe con l’impulsivo Trevor, i nipoti, riuscirono a costruire un film che parlava sia ai fan di vecchia data che alle nuove generazioni. Nonostante fosse ambientato in Oklahoma, il film riusciva a catturare lo spirito dei migliori film anni ’80 e ’90. Dopo la morte di Ivan Reitman (cui il film è dedicato), il figlio si è limitato a co-sceneggiare, lasciando la macchina da presa a Gil Kenan.
Un nuovo gelido mistero
Gli Spengler si trasferiscono a New York, cominciando la loro attività di Ghostbusters nella vecchia sede. Winston, ormai affermato imprenditore, l’aveva acquistata per far ripartire l’attività. Insieme ad un nuovo laboratorio in cui studiare gli spettri catturati. Oltre a Callie, Phoebe e Trevor, anche Gary si è trasferito con loro, lasciando il suo vecchio lavoro. Quando una misteriosa sfera di ottone arriverà nel negozio occulto di Ray, cominceranno i guai. Una misteriosa nuova forza malefica farà di tutto per scatenare il suo gelido dominio su New York e tutti i suoi abitanti. Il pericolo incombente richiamerà anche la vecchia squadra, di nuovo, ad indossare gli zaini protonici.
Nuova vecchia New York, nuovi vecchi Ghostbusters
Uno degli aspetti che ho apprezzato di questo Ghostbusters – Minaccia Glaciale è l’espansione della lore ectoplasmatica. Il ritorno a New York ci riporta ai fasti dei primi due capitoli, ma erano alla fine degli anni ’80, oggi molte cose sono cambiate. Se da una parte la gente ama gli Acchiappafantasmi, dall’altro l’amministrazione cittadina fa di tutto per ostacolarli. Un (forse gradito) ritorno è adesso sindaco della Grande Mela, scelta che ho trovato brillante e non di mero fan-service. Molte location tornano anche nel nuovo capitolo, ad esempio la biblioteca. Ho apprezzato come siano riusciti a presentare nuovi aspetti che ignoravamo di quel luogo, lasciando però alcune cose per la gioia dei fan (vero, Ray?!)
Oltre agli easter egg, però, ci viene presentato anche un nuovo laboratorio mirato a studiare le varie categorie ectoplasmatiche. Anche questo aspetto l’ho parecchio apprezzato, ricordiamo che nel gruppo originale erano tutti scienziati, che aprivano l’attività per sbarcare il lunario. Inoltre, il già citato negozio di libri occulti di Ray offrirà nuovi spunti per ampliare la conoscenza delle oscure presenze in città.
Improbabili amicizie e fretta nella risoluzione finale
Tra gli aspetti che non mi hanno convinto di Ghostbusters – Minaccia Glaciale c’è tutta la storyline di Phoebe con Melody, il fantasma di una ragazza morta tragicamente. Se in Legacy il focus sulla piccola Spengler era funzionale alla sua presa di coscienza di un mondo ultraterreno, questa volta puntare sulla sua esclusione dal prendere uno zaino protonico e farle cercare altri che la capiscano, non è stato ottimale. Se per un’adolescente è comprensibile, il suo rapportarsi al fantasma di Melody rischia di sviare tanto verso una teen comedy soprannaturale. Quindi anche se questo nuovo personaggio, alla fine, un’importante funzione narrativa l’avrà, io avrei molto ridimensionato questa storyline.
Il film risulta anche avere un ritmo molto sbilanciato. Infatti, la minaccia vera uscirà oltre la metà del film, costringendo la storia a prendere delle scelte narrative affrettate. Questo anche per la mole di personaggi che vengono presentati, oltre ai già citati compaiono anche nuovi comprimari e precedenti conoscenze di Summerville: Podcast e Lucky, tra gli altri. Risulta così difficile dare il giusto spazio a tutti, se oltre alla storia principale vengono costruite altre storyline.
Ho comunque apprezzato le tante citazioni al franchise, con qualche riferimento anche alla serie animata. Le vecchie glorie le ho trovate abbastanza divertite (Dan Aykroyd su tutti). Della famiglia Spengler ho apprezzato solo Paul Rudd. Rimango convinto della scelta del cast ma, a differenza del precedente, era come se non si fosse accesa la scintilla. Per Finn Wolfhard, addirittura, è stato ridotto drasticamente lo screentime ed il suo personaggio non ha neanche una vera evoluzione. C’è anche Kumail Nanjiani, ottima spalla comica, che questa volta ho però trovato eccessivamente macchiettistico. Infine, la regia di Kenan non è al livello di quella di Reitman, e si vede, però l’amore infuso nella sceneggiatura lo si può comunque percepire.
Ghotbusters – Minaccia Glaciale è un film meno riuscito del precedente, capace però di stupire in più di un’occasione. Un ritorno a New York, così simile eppure così diversa, capace di gettare un ponte tra il passato ed il futuro. Tutti consapevoli che esiste solo una risposta alla domanda: e chi chiamerai?
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