Diretto da Daniel Stamm e scritto da Robert Zappia, Prey for the Devil (questo il titolo originale) uscirà nelle sale cinematografiche italiane proprio oggi 24 novembre. Il film, distribuito dalla Eagle Pictures, è un horror sovrannaturale che ha come tema le possessioni demoniache. Il regista tedesco torna dunque al sottogenere degli esorcismi dopo “L’ultimo esorcismo” del 2010, mockumentary di genere che riscosse un discreto successo.
La Trama
In conseguenza all’aumento di possessioni demoniache registrate negli ultimi tempi, la Chiesa Cattolica apre nuove scuole di esorcismo per formare i sacerdoti al Rito Romano. All’ interno di una di queste strutture troviamo Suor Ann (Jacqueline Byers) una giovane suora con un passato traumatico. Nonostante alle suore, in quanto donne, sia vietato eseguire esorcismi, un professore (Colin Salmon) accorda il permesso a suor Ann di seguire le lezioni assieme ai sacerdoti. Si ritroverà presto in prima linea assieme a Padre Dante (Christian Navarro) per salvare l’anima di una ragazzina posseduta da un demone che la suora crede di conoscere fin troppo bene…
Emancipazione, innovazione e azzardo.
La figura femminile all’ interno di un ambiente di stampo patriarcale e maschilista come quello della Chiesa Cattolica, si sa, non gode certo di benefici. Questa è la grande novità de Gli occhi del diavolo. Portare la figura della suora a protagonista e diretta antagonista del Male, non solo affiancandosi ma sostituendosi alle figure maschili dei preti esorcisti è infatti una mossa che non era ancora stata fatta.
Che sia un’ innovazione, una critica su un’ emancipazione mai avvenuta della figura femminile nella religione Cristiana od un azzardo, questo lo lascio decidere a voi.
Sicuramente è la nota originale della pellicola in un genere che ci ha già raccontato tantissimo e che, suo malgrado, subirà sempre il confronto con il grande capolavoro del tema. (Non c’è bisogno che vi dica a quale film mi riferisco, vero?)
Il tema portante di cui vi ho parlato poco fa era senza dubbio una forte base su cui lavorare, un bacino profondo al quale attingere e che si poteva sviluppare in molti modi, anche approfondendone le motivazioni etiche, personali e religiose. Insomma, il fatto che ad una suora vengano permessi privilegi esclusivamente maschili in un ambito così conservatore, aveva di fatto un sacco di implicazioni interessanti di cui parlare. Eppure questo messaggio, che dovrebbe essere il principale, passa quasi in secondo piano a fronte di intrecci e sottotrame che aggiungono molta carne al fuoco ma che, a mio parere, arricchiscono la storia di situazioni a tratti paradossali che indeboliscono la credibilità dello svolgimento.
Il trauma infantile mai superato è ormai una costante in parecchie pellicole. Ne Gli occhi del diavolo ci viene mostrato e raccontato quello di Suor Ann, che da bambina è stata vittima di una madre che alternava dolcezze a violenze. Una madre che lei ritiene fosse posseduta da un demone contrariamente alla psichiatra con la quale si interfaccia, che avvalla la tesi del disturbo mentale. Questo è da sempre uno degli argomenti cardine di questo genere, ahimè mai totalmente sfruttato quanto potrebbe.
Anche qui, infatti, questo argomento viene sfiorato ma l’ equilibrio tra reale e sovrannaturale si spezza subito in favore di un demone che Suor Ann conosce sin dalla tenera età e che sembra volerla tormentare anche da adulta.
Chi è senza peccato…
Gli occhi del diavolo ci presenta dei personaggi che sono prima di tutto umani, e poi religiosi. La storia alla quale assistiamo, infatti, ci racconta anche il passato di Suor Ann, tutt’ altro che privo di peccati al pari di quello del suo amico Padre Dante, che ci rivela una giovinezza affatto ligia e pia. Donare non solo tridimensionalità ma ‘umanità’ a ruoli che rivestono determinate cariche è sempre molto difficoltoso e, in questo caso, forse un po’ troppo azzardato nel quadro complessivo della storia. E’ davvero arduo riuscire ad empatizzare con la protagonista che, essendo suora, per background ma anche per aspetto è davvero un po’ troppo lontana dallo sia dallo stereotipo, che dallo spettatore che si trova dunque ad assistere ad uno svolgimento, senza riuscire a trovarsi davvero partecipe di quanto accade.
La spettacolarizzazione prima di tutto
Se siete amanti degli effetti speciali esagerati e spettacolari, qui troverete pane per i vostri denti. Gli ultimi film a tema ci hanno abituato ormai a possessioni scenografiche e a contorsioni degne degli artisti del Cirque du Soleil ed anche Gli occhi del diavolo non è da meno. Dalle arrampicate sulle pareti (Stemm autocita la locandina del suo precedente film) a torsioni innaturali e improponibili, perennemente alla ricerca di qualcosa che sia sempre più incredibile e che riesca a stupire ed impressionare lo spettatore. E da impressionarsi per i meno avvezzi sicuramente ce n’è. A mio parere però si poteva risparmiare qualche effetto, non sempre mostrare tutto e di più incute più paura. Un po’ meno cgi e un pochino più di atmosfera avrebbero senza dubbio giovato alle scene più intense rendendole più spaventose.
Eccessivo l’utilizzo dei jump-scare che in un film come questo hanno senso di essere ma che devono essere ben dosati per non diventare invasivi e perdere di efficacia.