Il 16 settembre 2022 è uscito su Prime Video il remake di Goodnight Mommy (Ich seh, Ich seh), film del 2014 diretto da Veronika Franz e Severin Fiala e presentato il 30 agosto 2014 alla 71esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Trama
Una madre torna a casa dopo aver subito un intervento di chirurgia plastica al volto ma i suoi figli gemelli sembrano non riconoscerla. Cosa si cela dietro quel viso bendato?
Recensione
È sempre difficile parlare di un remake. Un po’ perché, purtroppo, nonostante le buone intenzioni, spesso i remake risultano inutili e mal sviluppati, un po’ perché l’attaccamento alla pellicola originale inficia la capacità di avere un giudizio scevro da preconcetti. Eppure, il mio tentativo è sempre quello di avere un occhio esterno e di capire gli intenti dei registi che si cimentano in un’operazione oggettivamente difficile. In questo particolare caso il compito è doppiamente difficile, in quanto già la pellicola di partenza aveva qualche piccola imperfezione. Ma cerchiamo di andare con ordine.
La pellicola originale
Diretta da Veronika Franz e Severin Fiala, lch seh Ich seh, è una pellicola interessante, ma non innovativa. Infatti, nonostante la regia sia ben gestita, capace di cogliere lo stile cinematografico tedesco-austriaco, e la fotografia sia studiata, la struttura della trama non è in grado di stupire, anzi. Ad un occhio attento non potrà sfuggire un piccolo, ma non insignificante, dettaglio in grado di spoilerare il finale del film fin dai primi trenta minuti di visione. Nonostante tale dettaglio derivi da una caratteristica della lingua tedesca, anche la messa in scena non aiuta, non cercando di nascondere ma anzi enfatizzando questo dettaglio, il quale porta ad una perdita della suspense. La pellicola, inoltre, propone uno stilema del cinema horror già visto e già vissuto: per quanto questo non sia un male assoluto, il fatto di non apportare alcun miglioramento, alcuna novità e nessun vero approfondimento psicologico, la rende un buon prodotto ma niente di più.
Il remake del 2022
Date le premesse, risulta ovvio che un remake possa essere utile solo qualora riesca a superare i difetti della pellicola originale e/o a fornire un nuovo punto di vista. Eppure non accade nessuna delle due cose o, per meglio dire, si cerca di sopperire a uno dei difetti ma non vi si riesce completamente. Matt Sobel fa un buon lavoro con la regia, niente di eccezionale ma comunque sufficiente. Naomi Watts, come sempre, riesce ad essere perfetta nel ruolo, fornendo una tridimensionalità maggiore alla figura della madre rispetto a quella interpretata da Susanne Wuest. Con una sfumatura di dolcezza, infatti, rende ancor più ambigui i cambi di umore del personaggio. Anche i piccoli Crovetti riescono nell’intento, anche se risultano meno incisivi rispetto ai gemelli Schwarz. Ma la vera nota positiva a proposito di questo remake è proprio l’utilizzo della lingua inglese, più funzionale allo sviluppo della trama, ma insufficiente, poiché la messa in scena continua a enfatizzare dettagli che dovrebbe camuffare per rendere più suggestivo il finale. Tratteremo più nel dettaglio il tutto nella parte spoiler.
Analisi e confronto delle pellicole
ATTENZIONE QUESTO PARAGRAFO CONTIENE SPOILER
Risulta pressoché impossibile analizzare nel dettaglio le due versioni di Goodnight mommy senza effettuare degli spoiler. Pertanto, questo paragrafo sarà volto ad effettuare un confronto più approfondito delle due pellicole.
Il problema della lingua
Il grande elefante nella stanza di questa pellicola è la lingua. Nella pellicola originale, infatti, la lingua utilizzata è il tedesco, la quale presenta, come l’italiano, due coniugazioni differenti dei tempi verbali per la seconda persona singolare e per la seconda persona plurale. Du siest (Tu vedi), ihr seht (Voi vedete), Du kommst (tu vieni), ihr kommt (voi venite) ecc. Fin dai primi momenti della pellicola vediamo la madre utilizzare sempre la seconda persona singolare. Questo dettaglio, unito al fatto che la vediamo rivolgersi sempre e solo ad Elias e comportarsi come se ci fosse un solo figlio, di fatto ci anticipa tutto lo svolgimento della trama, senza lasciarci il minimo spiraglio di interpretazione. Un remake in lingua inglese poteva, pertanto, essere veramente la chiave di volta necessaria per superare i grandi difetti della pellicola originale. Con la sua ambiguità lessicale tra la seconda persona singolare e quella plurale (you/you see/see, you/you play/play) si sarebbe potuto gestire meglio l’effetto sorpresa. Eppure ciò non accade. Questo perché il regista non ha tenuto conto di alcune cose. In primis, il fatto che la sola ambiguità linguistica non poteva reggere l’intero film se non supportata anche da un intelligente montaggio e dalla creazione di una maggiore enigmaticità del rapporto madre-figli(o). In secondo luogo, manca una presa di coscienza della filmografia di tale stilema del cinema horror. Dopo The Others, dopo Il sesto senso come non si può non tener conto del fatto che lo spettatore sia, in un qualche modo, già abituato ad un finale del genere?
La mancanza di spessore
Altra grande mancanza della pellicola originale, non colmata ma anzi enfatizzata dal remake, è la mancanza di spessore. Viene introdotto il tema della chirurgia plastica e di come il cambio di volto possa rappresentare un cambio di identità. Eppure, in entrambe le pellicole, il tema viene appena sfiorato, anzi nella versione remake è quasi del tutto inesistente. Le bende sul volto della madre hanno l’unico e solo scopo di fungere da espediente per nasconderne l’identità, ma che fosse una maschera o un lifting al volto poco sarebbe cambiato ai fini della trama. E questo è abbastanza frustrante, soprattutto se consideriamo che opere come Time di Kim Ki-Duk o La pelle che abito di Pedro Almodovar siano riuscite a sfruttare pienamente l’argomento, fornendogli spessore e incisività. La chirurgia è il fulcro anche dell’ultima opera di Croenenberg, Crimes of the Future ed è uno degli argomenti più caldi degli ultimi dieci anni. Andare ad analizzare, tramite un film horror, il tema dell’identità, del volto come specchio della nostra persona e la possibilità che un intervento chirurgico possa corrompere la natura di un individuo, sarebbe stata una scelta vincente. E, invece, si ferma tutto lì tra il serio e il faceto.
Le mie conclusioni
Difficile non rimanere un po’ delusi da questo remake. Nonostante, come già anticipato, l’utilizzo della lingua inglese riesca a mitigare l’assenza dell’effetto sorpresa, ciò non è sufficiente a supportare l’intera pellicola. Perde, inoltre, in stile. Se la pellicola originale aveva, infatti, il pregio di trasudare autorialità da tutte le inquadrature, grazie all’abile utilizzo di regia e fotografia, questo Goodnight Mommy perde completamente questa aura, assumendo le sembianze di un film di intrattenimento del sabato sera. Ed è un peccato, perché sarebbe stata una grande occasione per prendere un film buono, ma con dei difetti, e farne esprimere tutte le potenzialità. Consigliato in una serata leggera e senza troppe pretese, bocciato se il vostro intento è guardare una pellicola che vi faccia arrovellare il cervello e scavare nel profondo.
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