Compie oggi 79 anni l’attore Malcolm McDowell. Interprete molto prolifico, ha spaziato nel corso degli anni fra innumerevoli generi. In questo articolo, riprendiamo un suo ruolo abbastanza recente, quello dello psichiatra Samuel Loomis nella coppia di pellicole reboot della saga di Halloween firmata da Rob Zombie.
Abbiamo già trattato Halloween- The Beginning, che nel 2007 aveva presentato una rilettura delle origini del killer Michael Myers e una parziale riproposizione del primo film della saga. Il sequel, Halloween II, uscì nel 2009 e si distaccò nettamente dallo schema del remake, condividendo molto poco con Il signore della morte-Halloween II (1981).
TRAMA
E’ passato un anno dagli avvenimenti sanguinosi del precedente film.
Laurie Strode, profondamente traumatizzata, ha subito un netto cambio di attitudine verso la vita. Stesso discorso vale per il dottor Loomis che, diventato famoso anche grazie alla pubblicazione di un libro riguardante il proprio rapporto con Michael Myers, è ormai un uomo cinico e spregiudicato. E’ proprio attraverso le parole scritte da Loomis che Laurie scopre di essere la sorella del killer, con ulteriore aggravamento del proprio equilibrio psicologico.
Dov’è finito Michael Myers? Riuscito a fuggire dall’ambulanza dove era stato caricato (apparentemente senza vita) in seguito agli eventi della prima pellicola, vaga fra le campagne. L’assassino inizia peraltro a soffrire di fenomeni allucinatori in cui la madre lo invita a ricomporre la famiglia.
Il sangue sta di nuovo per scorrere su Haddonfield…
RECENSIONE
Se Halloween-The Beginning era stato fortemente divisivo, questo sequel lo fu ancora di più. Sono diversi i fan della saga che lo considerano un orribile incidente di percorso che sarebbe meglio dimenticare. Qual è la base dietro queste reazioni? Con Halloween II, Rob Zombie è riuscito a sfogare del tutto la propria libertà creativa, confezionando un film autoriale e lontano dai canoni della saga.
Come accennato, questo sequel ha pochissimo a che vedere con Il signore della morte-Halloween II del 1981. I richiami alla pellicola di Rick Rosenthal si riducono infatti ad un’unica sequenza. Tale passaggio, peraltro, non è null’altro che un incubo di Laurie, che sogna di essere inseguita da Myers all’interno dell’ospedale di Haddonfield. Non a caso, chi ha bocciato il film ha comunque voluto salvare questa specifica sequenza, più in linea coi canoni della saga.
Qual è quindi il problema principale di Halloween II? In un certo senso, non sembra essere un sequel di Halloween- The Beginning.
La libertà creativa concessa a Zombie lo spinse ad apportare modifiche radicali ad alcuni personaggi, presentandone una caratterizzazione alquanto straniante se paragonata a quella vista nel primo film. Laurie Strode, interpretata da una sempre brava Scout Taylor-Compton, passa dalla caratterizzazione vista nel primo film (tutto sommato simile alla Laurie dell’Halloween del 1978) a quella di una ragazza ribelle, incline a violente esplosioni di rabbia. Il cambiamento psicologico viene accompagnato da un radicale mutamento estetico: già nella prima scena in cui la vediamo capiamo che qualcosa è cambiato. E’ evidente che l’idea di Zombie fosse quella di utilizzare il trauma del primo film come trigger di un potenziale crollo psicologico che avrebbe potuto portare la ragazza a svelare un lato oscuro, alla pari di quello del fratello. Ciò viene reso evidente dalla scena di chiusura della pellicola e dalla sceneggiatura di Halloween 3D, sequel che non vide mai la luce. Anche contestualizzando questo aspetto, è impossibile non rimanere leggermente perplessi di fronte a un mutamento tanto repentino.
Un cambiamento analogo è quello vissuto dal dottor Loomis. A onor del vero, già nel precedente film ci venne mostrato un personaggio molto più umano e fallace rispetto a quello interpretato da Donald Pleasence in cinque film della saga. Malcolm McDowell aveva infatti affermato di aver cercato di riguardare il meno possibile l’interpretazione di Pleasence, in modo da donare una performance libera da influenze. In Halloween II, il dottor Loomis è per gran parte della pellicola un personaggio negativo. In un’intervista risalente al 2016, McDowell affermò di essere stato lui in persona a chiedere a Zombie di scrivere un Loomis del tutto stravolto, un uomo annientato dalla sete di successo e denaro.
“I played a completely different character in the second one, because, well first I said to Rob, ‘Look, I don’t really want to play the same part again. But how about if I play him as a real nasty guy this time?’ And Rob went, ‘I love it. And you’re the only one that’s profited from this tragedy with a book. That’s perfect.’”
Malcolm McDowell, intervistato dal sito Halloween Daily News
A quanto pare, Zombie si mostrò del tutto d’accordo con l’idea. Anche in questo caso, il concetto di fondo è molto interessante. Come affermò McDowell in un’altra intervista, in questo caso risalente al 2010, è come se Loomis avesse realizzato il proprio american dream, ma esso avesse finito per distruggerlo. Zombie lasciò peraltro l’attore inglese libero di improvvisare alcuni passaggi, avendo molta fiducia nella sua capacità di fornire una sfumatura personale al ruolo. Anche in questo caso, tuttavia, l’effetto di straniamento di fronte a un evil-Loomis è alquanto giustificato.
Il Michael Myers di Halloween II è fortemente rivoluzionato nell’aspetto. La maschera, marchio di fabbrica del personaggio, è lacerata, lasciando intravedere parte del volto e una folta barba. Anche la tuta da meccanico è assente, a favore di vesti pesanti e consunte. Ironicamente, i fan hanno rinominato il Myers di questo film come hobo-Myers (Myers senzatetto). Il processo di umanizzazione avviato nel precedente film è qui portato avanti in maniera molto netta. Addirittura, in una scena tagliata, il killer parla per la prima volta in tutta la saga (urlando “Die!”). E’ legittimo pensare di essere di fronte a cambiamenti troppo netti per il personaggio, ma è importante anche tenere a mente di starsi rapportando al sequel di un remake che da principio ambiva a fornirne un’interpretazione personale all’intero mythos di Halloween. In fin dei conti, il cambiamento di Myers appare inoltre molto più organico rispetto a quelli citati in precedenza. Tyler Mane, infine, si conferma uno dei migliori interpreti del personaggio.
Ulteriore punto di divergenza tra le opinioni dei fan sono le sequenze allucinatorie, in cui il fantasma di Deborah Myers compare al fianco di un cavallo bianco. Sicuramente il film si sarebbe potuto reggere senza i suddetti passaggi, che in effetti cozzano leggermente col tono generale dell’intreccio. Restano comunque scene dal discreto impatto visivo e che, fattore più importante, rientrano in una precisa visione autoriale.
Prima di concludere, una menzione doverosa va a Brad Dourif. L’attore, interprete dello sceriffo Leigh Brackett, regala una delle migliori interpretazioni della propria carriera nella scena del ritrovamento del cadavere della figlia Annie, dall’altissimo impatto emotivo.
Rob Zombie, anche in questo caso, non rinuncia al proprio stile gritty che sicuramente non può incontrare i favori di alcune fasce di pubblico. Sarà molto interessante scoprire un nuovo lato del regista con il suo The Munsters, in uscita prossimamente.