Era il 27 ottobre del 1978 quando usciva nelle sale americane il capolavoro di John Carpenter e uno dei migliori horror di sempre: Halloween – La notte delle streghe.

Molto probabilmente, ai tempi, Carpenter nemmeno si rese conto di quello che aveva creato e di ciò che il suo mostro avrebbe generato in futuro, nè del fatto che con il suo film avrebbe dato inizio ad un vero e proprio sottogenere cinematografico, quello dello slasher movie.

Il successo del primo capitolo generò un franchise rigoglioso di numerosissimi sequel e reboot, complessivamente di 11 film all’attivo.

Tutto questo è andato nel corso degli anni ampliando di volta in volta la leggenda di questa saga. Michael Myers diventa icona illustrante l’idea di terrore. Il folle e silenzioso assassino mascherato, è stato il primo di una serie di sanguinari “villain” che formeranno un intera generazione di spettatori negli anni ottanta. Sia Freddy Krueger della serie Nightmare che Jason Voorhees della serie Venerdì 13, sono in qualche modo debitori del mostro creato dalla mente di Carpenter.

Halloween

Dopo il protoslasher di Mario Bava, Reazione a catena, il genere viene completamente rinnovato da film come Non aprite quella porta, dando il via a una nuova fase del cinema horror.

I produttori decidono, incoraggiati dal discreto successo di Distretto 13: le brigate della morte, di assegnare un vago soggetto di un serial killer di babysitter. Il tutto viene caratterizzato dal regista che sforna una delle sue opere migliori nonché un successo commerciale di grandissime proporzioni. Infatti costò solo 30mila dollari e ne incassò qualcosa come 50 milioni.

Dopo oltre quarant’anni è lecito chiedersi perché questo film sia ancora capace di terrorizzare gli spettatori moderni.

Trama

Durante la notte del 31 ottobre del 1963, nel villaggio di Haddonfield in Illinois, il piccolo Michael, a soli 6 anni, uccide ls sorella Judith Myers. Ricoverato in clinica psichiatrica, 15 anni dopo, alla vigilia fatidica di Halloween, il mostro fugge per dirigersi verso la cittadina di origine. Conscio del pericolo, il dottor Loomis insegue Michael e mette in allarme lo sceriffo Brackett che, tuttavia, non gli dà troppo credito. La circostanza, infatti, è a favore del mostro assassino poichè le urla delle vittime o le richieste di aiuto vengono prese per scherzi di cattivo genere…

Per cominciare, questo è un film di più di quarant’anni fa. Pochi rimangono tanto spaventosi oggi come quando sono usciti. Quando uscì nelle sale La notte dei morti viventi la gente impaurita scappò dal cinema; oggi il film risulta essere, seppure un classico del genere, un po’ invecchiato.

Chiaramente un fan del cinema cresciuto secondo gli standard dei film odierni non riuscirà a trovare il godimento di tali film classici, ma guardando Halloween oggi forse bisogna considerare alcune cose: era un film a basso budget realizzato per soli $ 300.000. Non era un prodotto di Hollywood ma di un gruppo di ventenni.

La sceneggiatura originale, intitolata “The Babysitter Murders”, prevedeva che gli eventi si svolgessero nell’arco di diversi giorni. È stata una decisione di bilancio cambiare la sceneggiatura in modo che tutto accadesse nello stesso giorno (in questo modo si riduceva il numero di cambi di costume e luoghi richiesti) ed è stato deciso che Halloween, la notte più spaventosa dell’anno, fosse la notte perfetta per questo.

Halloween

Halloween è stato il primo film a ideare la figura dell’Uomo Nero che non muore mai, usato poi più e più volte in Venerdì 13, Nightmare on Elm Street, Scream, ecc. Persino Scream ha copiato lo sguardo del cattivo ad Halloween, con tanto di coltello e maschera. Per non parlare del tema degli adolescenti perseguitati da un pazzo. Ci siamo abituati a vederlo ora, ma tutto questo Halloween lo ha fatto per primo.

Ciò che separa Halloween dagli imitatori è che gioca sulle paure tradizionali: la cosa che non muore; l’Uomo Nero che viene a prenderti; essere seguiti e perseguitati; il mostro sotto un lenzuolo; qualcuno nascosto in macchina… tutte cose che ci hanno fatto venire i brividi nella vita reale, in un momento o nell’altro.

Ci troviamo davanti all’archetipo dell’uomo nero che permea il subconscio di ogni spettatore e che permette a un maniaco in tuta da meccanico di diventare uno dei simboli del terrore universale. Un mito.

Michael Myers è figlio di Leatherface, nel senso che come lui Michael si maschera per uccidere, specchio di una mancanza di connessione con il reale.

Nella prima sequenza assistiamo a quella che sarà l’atmosfera claustrofobica e angosciante che accompagnerà lo spettatore per tutta la durata del film. La soggettiva in steadicam di Michael che accoltella la sorella è un pezzo di bravura e intuizione registica che insieme alle musiche synth dello stesso regista, tiene lo spettatore imprigionato nel corpo di Michael, costretti a fare ciò che fa lui.

Halloween

Non esiste motivo nel gesto folle, Carpenter sottrae dal suo villain qualsiasi modalità di raziocinio, oltre a renderlo invulnerabile come un superman cattivo.

Come ogni creatura dell’incubo, ha la capacità di trovarsi ovunque e in qualsiasi momento, è un fantasma che appare senza far rumore ma che al tempo stesso è dotato di un imponente fisicità che sfrutta per far fuori le sue vittime. Vittime che non hanno alcun legame con lui, e per le quali il regista sembra non provare nemmeno troppa simpatia per questi prodotti di un capitalismo sfrenato che proprio egli tanto contestava nei suoi film.

Michael è presente quasi in ogni scena, non c’è un solo momento in cui ci si può distrarre, la sua presenza incombe.

Carpenter riprende il tema dell’orrore che irrompe all’improvviso nella cittadina tranquilla, nell’incredulità dei suoi cittadini, nell’impossibilità di credere che il male, il male puro possa annidarsi nelle calme strade della vita di tutti i giorni.

Il regista crea un’eccellente tensione ed evita il sangue e il gore eccessivi nelle sequenze omicide. Le azioni violente sono per lo più implicite più che rappresentate graficamente, il che serve ad accentuarne l’effetto.

Tralasciando per un minuto Michael, il film non sembra avere alcun difetto.

La componente tecnica è talmente precisa e minimalista che il film pare girato ieri. Scenografia, costumi, fotografia e musiche lavorano a creare lo stesso stile pulitissimo, in netto contrasto con il film sporco di Hooper.

Le due facce del cinema horror che hanno terrorizzato l’America nel corso degli anni settanta.

Halloween

La colonna sonora disturbante si rifà ad alcuni gialli all’italiana e tramite l’uso del synth anticipa lo stile che andrà di moda nel corso degli anni ottanta.

John Carpenter chiese a Peter Cushing e Christopher Lee di interpretare il ruolo del Dr. Sam Loomis (che alla fine fu interpretato da Donald Pleasence), ma entrambi lo rifiutarono a causa della bassa retribuzione. Lee in seguito disse che era stato il più grande errore che avesse mai fatto in carriera.

Donald Pleasance interpreta il dottore che ha cercato di tenere rinchiuso il maniaco e che tenta di avvertire la città quando fugge. Crea una forte presenza, ma è fondamentalmente un ruolo unidimensionale, progettato per fornire le informazioni sulla trama necessarie. Jamie Lee Curtis è eccellente come la ragazza attorno alla quale ruota l’azione e crea un personaggio naturale e comprensivo. Un buon supporto è fornito da Nancy Loomis e P.J. Soles nei panni dei suoi due amici e da Charles Cyphers come sceriffo della città.

Il regista gioca magistralmente con i nervi dello spettatore, riuscendo a trasmettere un angoscia disarmante mantenendo sempre alta la tensione, avvalendosi di una colonna sonora da brividi.

Un film da vedere e rivedere continuamente per capire come si gira un horror e per comprendere che a volte non serve la violenza visiva (presente nei vari Venerdì 13 e Nightmare) ma piuttosto costruire un crescendo di tensione, tenendo le persone incollate alle schermo.

Rivedendo questo film oggi ci si rende conto infine di come la sceneggiatura lineare sia ancora in grado, in connubio con la sua semplice e minimalista messa in scena, di dare forma a un opera completa. Immortale, come il suo villain.