Il Japanese Horror ebbe una rinascita grazie al suo Ringu (The Ring) nel 1998, film che avrà poi un remake americano. Hideo Nakata ha anche realizzato Dark Water nel 2002, altro horror importante che è poi stato rifatto negli Stati Uniti.
Hideo Nakata
Si potrebbe considerare come il padre del J-Horror moderno, il suo Ringu del 1998 ha davvero aperto le porte alla nuova ondata di horror giapponesi. Molti film hanno poi cercato di imitarne le atmosfere, e soprattutto la rappresentazione del Yūrei, ovvero i fantasmi del folklore giapponese.
Il regista è stato anche abile a sfruttare il talento dello scrittore Koji Suzuki, che è infatti l’autore dei libri di The Ring e Dark Water.
Sadako
Sadako (nel remake in italiano diventa Samara) è la vera icona del J-Horror, il fantasma vendicativo di questa adolescente con poteri psichici, gettata in un pozzo che visto dal basso diventa un anello di luce, come appunto il titolo, Ring. La sua videocassetta maledetta uccide chiunque la guardi dopo 7 giorni, a meno che non viene copiata e passata ad un’altra persona. Sono davvero tanti i film che sono stati influenzati da Sadako, con i suoi lunghi capelli neri davanti al volto e la camminata innaturale.
E ricorda molto un tipo di yūrei, chiamato Onryō: un fantasma giapponese in grado di ritornare nel mondo dei vivi per cercare vendetta. Benché esistano onryō di sesso maschile, la maggior parte di quelli rappresentati nel teatro kabuki sono di sesso femminile. Una volta morte, le onryō diventano potentissime e cercano il proprio riscatto.
The Ring originale e remake
Grazie al remake di The Ring nel 2002, che supera un incasso di 250 milioni di dollari, il cinema horror asiatico diventa conosciuto in tutto il mondo.
Facendo un confronto fra originale e remake, non si può non pensare al memorabile video maledetto. Nonostante quello di Gore Verbinski sia un remake, c’è da sottolineare che ha fatto davvero un gran bel lavoro, ed è forse uno dei pochi casi in cui il remake è alla pari (per alcuni anche superiore) all’originale. Sono in molti infatti a preferire il remake di Verbinski, e se non ricordate bene le differenze del video maledetto eccoli in ordine, cominciando con l’originale Ringu:
Nakata dopo il primo The Ring
Dopo il successo del primo Ringu, Nakata realizza il sequel nel 1999. Il terzo capitolo di questa trilogia è un prequel, ovvero Ring 0, realizzato nel 2000 dal regista Norio Tsuruta e ambientato 30 anni prima.
Nel 2002 esce Dark Water, uno dei film horror più angoscianti prodotti in quegli anni. Decisamente un film molto triste e lugubre, che inquieta per tutta la durata fino al macabro finale.
Trama
Dopo aver ottenuto l’affidamento di sua figlia Ikuko, Yoshimi, da poco divorziata, si trasferisce con la bambina in un grosso palazzo in periferia. Strani eventi iniziano presto a verificarsi: dal soffitto cola inspiegabimente, dell’acqua, e nel palazzo appare una borsetta rossa appartenuta ad una bambina…
Anche Dark Water è tratto da un racconto di Koji Suzuki, e si rivela un successo. Difficile restare indifferenti di fronte a questo film, oltre ad alcune scene molto forti, anche l’atmosfera si potrebbe definire macabra, ed è interessante per come rappresenta questa realtà del Giappone che non viene mostrata spesso, fatta di quartieri dimenticati e famiglie che cercano di sopravvivere nella solitudine.
Nel 2005 esce il remake americano con Jennifer Connelly, che non riesce a ricreare le stesse atmosfere dell’originale, ma resta comunque un film godibile che consigliamo soltanto dopo aver visto la versione giapponese.
E sempre nel 2005 Hideo Nakata si ritrova anche a girare The Ring 2 negli Stati Uniti, dirigendo l’attrice Naomi Watts. In realtà non si tratta di un vero e proprio remake dell’originale Ringu 2, ma più di un sequel del film americano di Verbinski.
Il regista Hideo Nakata se la cava bene anche grazie al suo inglese fluente, ma questa volta la sceneggiatura di Ehren Kruger risulta un pò debole rispetto al primo capitolo americano, che oltretutto aveva avuto più successo. Inevitabile anche il paragone con Ringu 2 (1999) dello stesso Nakata, che a mio parere resta più inquietante.
Hideo Nakata non gira più altri capitoli della saga (fino al 2019) ma non abbandona l’horror. In Giappone realizza l’interessante samurai-horror Kaidan – Apparition (2007), e altri film che purtroppo non hanno avuto una distribuzione europea.
Nel 2019 è tornato alle origini con Sadako, un altro film che arricchisce il franchise di The Ring, questa saga vanta anche crossover con quella di Ju-on grazie a Sadako vs Kayako (2016) di Kôji Shiraishi.
Altri due registi che hanno contribuito molto a far rinascere l’horror in Giappone sono Kiyoshi Kurosawa e Takashi Shimizu. Kurosawa nel 1997 realizzava l’inquietante horror psicologico Cure, e nel 2002 uno dei migliori horror giapponesi di sempre, ovvero Kairo (Pulse). Shimizu invece è il creatore di Ju-on (The Grudge), e autore anche del terrificante Marebito (2004).
C’è da dire che l’horror giapponese non potrà rispolverare per sempre queste sue (ormai) vecchie glorie, e verrebbe da chiedersi quale sarà il futuro di questo genere nel cinema nipponico. La loro tradizione offre davvero tanti spunti interessanti e sono convinto che sapranno reinventarsi con nuovi terrificanti film.
Leggi anche —-> Kiyoshi Kurosawa e il J-Horror