Era il 2019 quando Luca Canale B. presentava Onirica, il suo omaggio al maestro del brivido italiano Dario Argento e grande dichiarazione d’amore alla sua città, Torino.
Oggi il regista ritorna e ci regala un’ opera completamente differente dalla precedente. Ambiziosa, visionaria, dal respiro internazionale ma molto personale al tempo stesso, tutto questo è HO1ON.
Diventa il peccato, la dea, la divinità finale. Diventa il mio moderno Prometeo. Diventa un Holon.
Basato sulle tematiche contenute nel saggio filosofico “Janus: A Summing Up” di Arthur Koestler, H010N è un horror action movie che scava nell’animo umano: una donna si risveglia in una stanza e non ricorda nulla del suo passato. Sa solo che è lì dentro per sua scelta ed è un cittadino del Regno Unito Cinese, la capitale della neonata EurAsia. Tutta la sua vita è fatta di regole da seguire e azioni da compiere, ma non tutti i sistemi sono perfetti e un folle vortice di incubi svelerà una falla che darà alla luce inquietanti verità…
Della donna in questione non conosciamo nulla. 701 è la matricola che sostituisce il suo nome ed è rinchiusa in una stanza asettica e impersonale. Interpretata dalla bravissima Alessia Spanu è su di lei che si concentra tutta la parte iniziale. Giornate che sono una copia una dell’altra, ore scandite da regole, gesti e ritualità sempre uguali. Alzati, mangia, idratati, ricaricati, allenati, confidati, dormi. Ripeti. Uno schema alienante e ben preciso atto a cancellare la singola individualità, un brain washing che però, ad un certo punto, si incrina. Perchè ciò che differenzia l’essere umano dal robot che guida, è qualcosa che non si potrà mai cancellare: l’ anima. Le emozioni, che si possono ignorare per un periodo, non si possono completamente eliminare. E sono infatti le emozioni che, seppur in modo differente, guidano ogni personaggio di questo complesso film.
Holon è il film di cui avrei voluto trovare la videocassetta, quando ero bambino.
Se vi aspettate solo combattimenti tra Mecha giganti, guerra e distruzione cambiate le vostre aspettative poichè H010N (Shinzō Ningen Horon) è molto di più. Dovete infatti pensare a una trasposizione in chiave adulta e reale degli anime alla Evangelion, a cartoni come Goldrake, Gundam, Tekkaman, Kyashan e mille altri di quegli anni rivisti però con uno sguardo più profondo, che scava oltre l’apparenza e cerca di raccontare cosa c’è dietro. Nella vita dei piloti che i robottoni li comandano, nella psicologia dei cattivi che vogliono quelle guerre e tirano i fili, al sicuro nei loro laboratori, lacerati però da profonde e invisibili cicatrici. Una storia di relazioni e reazioni, di odio e amore, di rancore e dolore. Infusa di una vena dark e horror e annaffiata da qualche litro di sangue. Questo è la visione di Luca, questo è HO1ON.
Avevamo bisogno del gene femminile per progredire: perché siete più forti. Da qui non si torna indietro.
Il “cattivo” di questa storia, che ha necessariamente bisogno di virgolette, è il Dr. Azuma, interpretato da Paolo Mazzini. Fervore e livore che alimentano la sua ossessione, la sconfitta della morte ricercata in seguito alla scomparsa della moglie. Quando l’ uomo vuole diventare Dio gioca con le vite altrui, cercando di plasmare la creazione di un nuovo essere superiore, migliore, indistruttibile forse. E tutto ciò anche, attraverso e a discapito, della vita del suo stesso figlio (Riccardo Fiorio) legato non vi svelerò come alla protagonista.
E’ impossibile parlarvi ulteriormente della storia senza rovinarvi lo spettacolo. Anche se, ne sono certa, è una di quelle pellicole che ad una seconda visione vi regalerà un quadro più completo e preciso di ogni collegamento. Questo perchè, probabilmente, la prima volta sarete completamente rapiti ed affascinati da un montaggio davvero incredibile ad opera di Raoul Noise che, nei flashback della protagonista, assembla i suoi ricordi in mini video musicali potentissimi e magistralmente accompagnati da un sonoro davvero ottimo. Una confusione solo apparente che ci mostra in modo piuttosto efficace ciò che alberga nella mente di 701.
Di sangue e metallo
Un’opera ambiziosa che aggiunge ad una narrazione complessa e niente affatto scontata alla sperimentazione visiva che mescola al cinema elementi di anime e videogames. Un futuro prossimo distopico sapientemente reso da costumi e scenografie curatissimi ed efficaci. Un viaggio mosso dal profondo dolore che annebbia la ragione ed una metafora sulla società che tende ad omologare gli esseri umani cancellandone peculiarità, differenze ed unicità ai fini di un controllo molto più semplice ed efficiente.
E sì, per gli appassionati dei robottoni ci sono anche quelli. Ed ottimo è anche il lavoro che è stato fatto con l’ utilizzo della CGI che, con un budget di realizzazione comunque ridotto, risulta ben amalgamata e credibile, regalando ai nostalgici dei cartoni animati degli anni 80 e 90 un balzo al cuore.