Con l’arrivo nelle sale, durante questo Settembre, del remake diretto da Rupert Sanders, si è tornato a parlare del personaggio del Corvo/Eric Draven, creato dal fumettista James O’Barr e già portato in sala nel film di culto del 1994.
In questo articolo ci dedicheremo tuttavia a una declinazione più curiosa e meno conosciuta del personaggio, direttamente dal mondo del wrestling.

Questa è la storia di Sting e della sua gimmick (personaggio) di The Crow.

GLI SGARGIANTI INIZI

Steve Borden nasce il 20 Marzo 1959 a Omaha nel Nebraska. Dopo essersi dedicato al body-building, la sua carriera come wrestler prende avvio nel 1985, facendo team con James Helwig, che in seguito sarebbe divenuto noto ai fan di wrestling per la sua iconica gimmick di The Ultimate Warrior. Fu durante questo periodo che nacque il ring-name di Sting, che Borden associò all’immagine di uno scorpione stampata sul proprio ring attire.
La carriera in singolo ebbe inizio nel 1987. Da allora, Borden si fece rapidamente strada per divenire uno dei wrestler di punta della federazione NWA, in seguito confluita nella WCW. Per intendersi, la WCW era, per rilevanza, la seconda federazione di wrestling statunitense dopo la famosissima WWF (oggi WWE).
La gimmick di Sting in questo periodo era di quanto più lontano dall’oscuro. Borden si esibiva infatti con capelli corti ossigenati e facepaint sgargiante, in quella che i fan definirono la gimmick “The Surfer”. Amato dal pubblico per le sue doti atletiche e dai colleghi per l’umiltà e l’etica lavorativa, Sting giunse alla metà degli anni ’90 come uno dei più importanti babyface (i personaggi “buoni”) del panorama statunitense.

Eppure, il vero apice della sua carriera doveva ancora arrivare. E sarebbe arrivato attraverso un completo rebranding.

DALLA LUCE ALL’OSCURITÀ

Per capire la nascita della gimmick The Crow, bisogna capire cosa successe al pro wrestling americano in quel periodo.

I tempi erano cambiati e il pubblico non si rivedeva più nei babyface perfetti e senza macchie. Spesso si arrivava a tifare per i cattivi (heel), più affascinanti e imprevedibili. Fu così che Eric Bischoff e Vince McMahon, che dettavano legge sulle storyline rispettivamente di WCW e WWF, cercarono un modo per adattarsi ai tempi. E lo fecero con un prodotto più oscuro e maturo.
Nel 1996, in WCW, Hulk Hogan (probabilmente il wrestler più iconico di sempre) aveva per la prima volta abbracciato il lato oscuro, con un turn heel di cui si parla ancora a quasi 30 anni di distanza. Lui e altri famosi nomi dell’epoca, per lo più ex wrestler della rivale WWF, formarono una fazione, il new World order (nWo) , che iniziò a dettare legge sul panorama WCW.
A un certo punto, il nWo iniziò addirittura a usare un “falso Sting” per andare a minare la fiducia degli alleati del Surfista e isolarlo. Fu allora che Sting fece un discorso ambiguo al pubblico, in cui si scagliò contro chi gli aveva voltato le spalle (gli ex alleati e i membri del nWo) e annunciò un parziale addio alle scene, concludendo che “si sarebbe fatto vedere di tanto in tanto”.
Quando Borden tornò sulle scene, tutto era cambiato. Capelli più lunghi, facepaint bianco/nero e attire scuri fecero sì che, agli occhi del pubblico, un novello Eric Draven fosse arrivato in WCW per ottenere vendetta contro i torti subiti e quelli che  il nWo stava perpetrando.


Sting, per più di un anno, non avrebbe proferito una singola parola e non avrebbe disputato nemmeno un match. Eppure, le sue improvvise apparizioni tenevano gli spettatori sull’orlo delle sedie e ancora oggi vengono ricordate come alcuni fra i momenti più iconici del pro wrestling anni ’90.
Tra le più celebri, quella dell’evento Clash of Champions 1997, in cui Sting apparve sugli spalti dell’arena con un grosso avvoltoio sul braccio destro. Nel palazzetto risuonò la sua nuova, magnifica, theme song che si accompagnava a un monologo che perfettamente coglieva l’essenza di questo nuovo personaggio.
When a man’s heart is full of deceit…It burns up, dies…

And a dark shadow falls over his soul…

From the ashes of a once-great man, has risen a curse…

A wrong that must be righted…

We look to the skies for a vindicator, someone to strike fear into the black hearts of the same man who created him…

The battle between good, and evil has begun…

Against an army of shadows, lies a dark warrior…

The prevailer of good…

With a voice of silence…

And a mission of justice…

This is Sting.

Il nWo aveva trovato qualcuno capace di tenergli testa, terrorizzando e colpendone i membri nei modi più disparati. Alleata del Corvo, nella maggior parte delle sue apparizioni, era una mazza da baseball nera.
Un altro grandioso momento si era verificato il 20 Gennaio 1997, quando Sting si calò dal tetto dell’arena per cogliere alle spalle Macho Man Randy Savage, membro del nWo.
L’anno d’oro di Borden culminò con il match titolato contro Hulk Hogan all’evento Starrcade 1997, considerato uno dei match più attesi dai fan di wrestling nella storia. Le quote di acquisto dell’evento in pay-per-view furono da capogiro. Tuttavia, nonostante fosse stato Sting a ottenere la vittoria, i fan restarono delusi dall’andamento del match, che non aveva rispettato le aspettative.
Da quel momento, Borden continuò a portare in scena la gimmick del Corvo, ma le scelte riguardanti la direzione del personaggio non si avvicinarono minimamente ai fasti del periodo 1996/1997.

LA LEGGENDA

La carriera di Sting, con qualche battuta di arresto, è durata fino al 2024.

È stato infatti a Febbraio 2024 che Borden ha disputato il suo ultimo match, facendo coppia con Darby Allin, che per molti aspetti ne può essere considerato l’erede. Nella sua ultima apparizione precedente al match, Sting ha riportato in scena l’arrivo dal tetto dell’arena che aveva infiammato le folle della WCW. A ben vedere, gli ultimi anni di carriera di The Stinger, nella All Elite Wrestling , sono quelli che più si sono avvicinati per mood del personaggio ai primi tempi della gimmick del Corvo.

Nonostante avesse oltre 60 anni, nei suoi ultimi match Borden non si è mai sottratto a mosse pericolose, al limite della follia, per una sorta di patto di fedeltà col suo pubblico, che non aveva mai smesso di sostenerlo attraverso gli anni e le generazioni.

In un business pieno di veleni e battaglie di ego, Borden ha concluso una magnifica carriera con l’amore dei colleghi e del suo pubblico. Una vera e propria leggenda che vivrà negli anni.
L’unico rimpianto rimane quello di non aver mai visto un confronto tra The Stinger e l’altro “principe dell’oscurità” del wrestling: The Undertaker.

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