Il gioco di Gerald (Gerald’s Game) è un film del 2017 diretto da Mike Flanagan e scritto da Flanagan insieme a Jeff Howard. Il film è basato sull’omonimo romanzo di Stephen King pubblicato nel 1992 e per anni considerato impossibile da adattare sullo schermo.
Trama
Una coppia sposata, Jessie (Carla Gugino) e Gerald Burlingame (Bruce Greenwood), si recano in una casetta isolata per trascorrere il weekend, nell’intento di ravvivare il rapporto di coppia. Durante quello che sarebbe dovuto essere un gioco erotico, Gerald muore improvvisamente d’infarto, lasciando Jessie ammanettata al letto. La donna, impossibilitata a muoversi, dovrà trovare il modo di sopravvivere, mentre delle voci nella sua testa la mettono di fronte ai suoi traumi irrisolti.
L’adattamento
Il gioco di Gerald, che esce nel 2017, fa un po’ da spartiacque nella carriera di Flanagan: prima di quell’anno, il regista aveva girato Absentia, Oculus, Somnia, Hush e Ouija – L’origine del male. Il gioco di Gerald non solo segna l’inizio della collaborazione con Netflix, ma anche l’arrivo di una notorietà maggiore: Flanagan sarebbe infatti esploso l’anno successivo grazie a The Haunting of Hill House e avrebbe poi diretto Doctor Sleep. Fama meritatissima, dato che il regista nativo di Salem è riuscito ad adattare questo romanzo kinghiano considerato inadattabile. Si tratta infatti di una storia in cui, per la maggior parte del tempo, c’è un solo personaggio che parla con se stesso e che è bloccato in un solo posto. I due sceneggiatori (Howard ha lavorato spesso con Flanagan in veste di sceneggiatore e/o produttore) ovviano al problema lasciando in scena Bruce Greenwood anche dopo la morte del suo personaggio, facendogli interpretare una parte della coscienza di Jessie. Quindi, mentre nel romanzo Jessie “sente le voci”, nel film ci sono tre personaggi (due interpretati da Gugino, eccezionale) che interagiscono tra di loro.
Il trauma
Flanagan, l’abbiamo imparato benissimo grazie alle sue serie targate Netflix, è un maestro dei traumi irrisolti; i fantasmi del passato, infatti, non mollano mai i personaggi partoriti dalla sua mente. I fantasmi sono metafora di qualcosa di irrisolto, qualcosa che ritorna ed esige di essere visto, un reminder che il problema è ancora presente. Per Jessie l’irrisolto assume la forma di Gerald, un uomo fortemente maschilista che la considerava un trofeo, ma anche di se stessa, che per anni si è portata dentro un grosso senso di colpa che ha messo delle radici così forti da intrappolarla – pun intended. Entrambi gli spettri la costringono così a fare i conti con un passato ancora fortemente presente.
La liberazione
Il trauma di Jessie deriva da un abuso subito durante l’infanzia che Flanagan ci mostra con un flashback. L’espediente è importante a livello narrativo ma anche strutturale, siccome dona maggiore dinamismo ad una situazione che rischia di diventare pesante. E Flanagan è molto abile a gestire proprio la scena in sé, mostrando l’abuso ma con tatto, lasciando che sia Jessie bambina la protagonista. Per quanto sia doloroso da guardare, il regista non si focalizza sul carnefice o, peggio ancora, sul corpo, ma sul viso della ragazzina. La Jessie adulta, solo una volta affrontato e compreso la manipolazione cui era stata sottoposta, potrà finalmente liberarsi.
Conclusioni
Il gioco di Gerald è un film riuscitissimo, per quanto sulla carta sembrasse impossibile da filmare. È delicato ma brutale e fa anche tanta paura: Flanagan è un maestro anche di questo, delle figure nascoste al buio e di jumpscares dosati ed efficaci. Il regista è stato bravissimo a tirare fuori dal materiale kinghiano un risultato completamente personale, con un grosso aiuto da parte di cast e crew: gli attori, in ultimo, sono tutti bravissimi: menzione d’onore anche a Henry Thomas e Kate Siegel, i fedelissimi di Flanagan.
Il gioco di Gerald è disponibile su Netflix.