29 ottobre 1999. Io ho da poco compiuto sette anni e quindi i miei genitori mi impediscono di vedere un film che loro apprezzeranno e apprezzano tutt’ora e che io avrò la fortuna di recuperare pochi anni dopo. Sto parlando de “Il sesto senso” per la regia di M. Night Shyamalan. Una pellicola che a distanza di 22 anni riesce ancora ad incuriosire.
Trama
Il dottor Malcolm Crowe, interpretato da Bruce Willis, è uno psicologo infantile. Dopo un’esperienza traumatica con uno dei suoi pazienti, decide di rimettersi in gioco cercando di aiutare il piccolo Cole. Non sa ancora che sarà il bambino ad aiutare lui più di quanto lui non aiuterà il bambino.
Recensione
Il Sesto Senso è un film iconico, non solo nella filmografia horror, ma per il cinema intero. Così fondamentale nella cultura pop da aver generato migliaia di meme con l’ormai famosissima scena in cui il piccolo Cole ci rivela il suo segreto. Tuttavia, questa non è una pellicola di mero intrattenimento. Come solo due anni dopo farà anche The Others di Amenábar, di cui vi abbiamo parlato qui, Il sesto senso attinge al genere horror per il soggetto, sfruttandolo per indagare l’animo umano. Un film che, ad ogni visione, genera nuovi spunti di riflessione.
Un film di demolizione
Il sesto senso è un film che punta a demolire diversi concetti e stereotipi di genere. In questa analisi ci muoveremo passo passo per scandagliare tutti gli aspetti caratteristici della pellicola.
La demolizione degli stereotipi sulla casa spettrale
Uno dei temi fondanti del genere horror è la cosiddetta casa spettrale o casa infestata. Quando parliamo di fantasmi siamo soliti ricondurci a un luogo in cui essi dimorano, un luogo ben definito e, pertanto, da cui è possibile sfuggire. Il sesto senso demolisce questo aspetto facendo in modo che i fantasmi dimorino in tanti luoghi diversi, anzi, pressoché ovunque. Questo apparentemente banale espediente, è la prima pietra nell’opera di demolizione delle nostre certezze. Se dalla “casa infestata” a cui ci avevano abituati film come Amytiville horror è possibile scappare ed, anzi, spesso ci siamo domandati come i protagonisti di certi film non lo facessero di gran lena, dai fantasmi che abitano tutti i luoghi del nostro quotidiano è impossibile. Il piccolo Cole li vede ovunque, nella sua casa, così come in quella dei suoi amici, finanche a scuola. Questo sbriciola la nostra capacità di gestire lo spavento. Se nello stereotipo della “casa infestata” lo spavento è prevedibile, ne Il sesto senso non lo è affatto. Se tutti i luoghi sono potenzialmente abitati da spiriti allora non esiste alcun luogo sicuro.
La demolizione della fede come luogo in cui rifugiarsi
Un altro piccolo, ma non insignificante dettaglio, ha catturato la mia attenzione. Come ogni bambino spaventato, anche il piccolo Cole cerca, comunque, di crearsi una sorta di luogo sicuro in cui rifugiarsi quando gli spiriti diventano “ingombranti”. Il bambino, infatti, costruisce all’interno della sua cameretta una caverna fatta di lenzuola, con all’ingresso la scritta “Do not enter”. Ma ciò che è veramente interessante è quello che Cole mette all’interno di questo nascondiglio: statuette rappresentanti figure sacre. Nell’iconografia horror ci è stato insegnato ad associare le infestazioni a fenomeni che è possibile combattere tramite la preghiera e l’iconografia religiosa. Non solo nel caso delle possessioni demoniache, ma anche nel caso delle case spettrali, l’arma migliore per difendersi pare essere il crocifisso et similia. Eppure, ne Il sesto senso, tutto questo non basta per proteggersi. La caverna riesce ad isolare Cole solo per un piccolo lasso di tempo, ma presto verrà demolita e invasa. E non solo. Anche la Chiesa, casa della fede, non è un luogo sicuro. Se, da una parte, questo ci rimanda al fatto che non esista alcun luogo sicuro nell’universo creato da Shyamalan, dall’altro ci porta ad interrogarci sulla natura di questi spiriti. Il regista fa in modo che, ancor prima dei nostri protagonisti, siamo noi a doverci interrogare su ciò che stiamo guardando. Ci posiziona diversi indizi qua e la che, a posteriori, ci appaiono inequivocabili.
La demolizione del mondo come luogo sicuro
QUESTO PARAGRAFO POTREBBE CONTENERE SPOILER
Man mano che ci addentriamo nella pellicola e, soprattutto, quando il piccolo Cole accetta la sua natura e decide di capire perché questi spiriti lo cerchino, scopriamo che non sono loro quelli da temere. Siamo abituati a spaventarci davanti a ciò che non capiamo e che visivamente ci impressiona. Eppure, quando il bambino decide di parlare con queste anime, scopre che esse non sono altro che vittime di un mondo in cui i veri “demoni” sono le persone stesse. Persone capaci di fare cose orribili, come la matrigna della bambina interpretata da Mischa Barton. Questo aspetto è il penultimo passo verso l’ultima e definitiva demolizione che il film attua: la demolizione delle nostre certezze. Non sono gli spiriti quelli che dobbiamo temere, loro non possono farci del male. Sono le persone che hanno il potere di farci del male, ed è di loro che dobbiamo diffidare.
La demolizione delle certezze
QUESTO PARAGRAFO POTREBBE CONTENERE SPOILER
Arriviamo, a questo punto, alla fine di questa nostra piccola analisi: chi siamo noi? Siamo persone vive o siamo persone morte? E cosa distingue davvero i vivi dai morti? C’è una frase emblematica che ci porta a fare quel passo in più e ci viene detta da Cole.
“Loro non sanno di essere morti, vedono solo quello che vogliono vedere”
Cole rivolgendosi al Dr. Crowe
E se la morte di cui parla il film non fosse una morte fisica ma una morte più filosofica? Fino a quando nella nostra vita, sia essa terrena o ultraterrena, decideremo di vedere solo quello che vogliamo vedere, non potremo mai affrontare i nostri traumi e superarli. Non avremo i mezzi e la capacità per vedere la realtà per quella che è, e quindi muoverci di conseguenza. Nascondersi nelle illusioni non porta a niente, se non un continuo vagare in cerca di aiuto.
Le mie considerazioni
Non posso dire che Il Sesto Senso sia tra le mie pellicole preferite, ma sicuramente è un film a cui sono legata emotivamente. Mi ricorda la mia infanzia e i miei primi approcci al mondo horror. È un film tuttora estremamente godibile, capace di far riflettere in modo più profondo se visto con gli occhi di un adulto, capace di tralasciare l’aspetto meramente orrorifico (e marginale) e valutarlo sotto un aspetto più umano. Un cult del cinema che consiglio di recuperare a chiunque non abbia ancora avuto modo di farlo.
Leggi anche: The Conjuring – L’evocazione: il nuovo universo della paura contemporanea