Donnie Darko è, senza alcun dubbio, uno di quei film che lascia un segno. Un cult che ha affascinato milioni di spettatori, un film complesso di cui non è per niente facile parlare.

Proviamo però a fare un’analisi molto generale della pellicola, sottolineando le caratteristiche che lo hanno reso uno dei film più discussi di sempre. Riassumerne la trama è, forse, inutile. Ne ricorderò quindi solo i tratti principali e in modo molto sommario. Inoltre, sconsiglio a chiunque non abbia visto l’opera di proseguire nella lettura dell’articolo.

Il dolore del protagonista

Donnie Darko, interpretato da un impeccabile Jake Gyllenhaal (questo è il film che lo ha reso famoso), è un adolescente atipico: ambiguo, solitario, chiuso in se stesso e spesso scontroso. Un protagonista che viene messo in scena in modo particolare fin da subito: all’interno di una famiglia benestante e apparentemente perfetta, Donnie appare quasi come la pecora nera, l’adolescente ribelle, disturbato e disadattato, pronto a rompere determinati equilibri interni in ogni situazione. Attraverso il personaggio di Donnie il regista mette in scene un dolore intimo che lo porta a scontrarsi con il mondo intero, in particolar modo con gli “adulti”, coloro che, invece di diventare modelli da seguire e punti di riferimento, sono rappresentati come macchiette per lo più negative.

Frank, l’uomo mascherato da coniglio

La vita di Donnie verrà destabilizzata quando, una notte, un coniglio mostruoso (forse l’unico elemento veramente horror del film) gli rivela un “tempo rimanente” di circa 28 giorni. Non è chiaro cosa succederà alla scadenza di questo countdown, che porterà presumibilmente ad eventi apocalittici, ma il coniglio, attirando l’attenzione di Donnie, lo salva dalla morte: infatti, mentre il protagonista è andato altrove seguendo il “coniglio” (o meglio, l’uomo mascherato da coniglio), il motore di un aereo si è abbattuto sulla casa dei Darko, colpendo in pieno la camera del ragazzo.

Una sorte inevitabile

Da quel momento in poi il disagio di Donnie diverrà sempre più evidente e il ragazzo, incalzato dal coniglio (forse una sorta di subconscio?), arriverà a compiere atti vandalici che porteranno a conseguenze gravi e irreversibili. In un’atmosfera surreale, in cui gli eventi inspiegabili si moltiplicano con il passare dei minuti (aumentando inevitabilmente la confusione dello spettatore), si arriverà alla notte di Halloween, il giorno prescelto, la fine del countdown. Durante una festa perderanno la vita la ragazza di Donnie, Gretchen, e un altro ragazzo (ucciso dallo stesso protagonista e, presumibilmente, l’uomo sotto la maschera da coniglio).

Alla fine del film morirà anche Donnie: ucciso dal quel motore di aereo che, esattamente 28 giorni prima, aveva colpito la sua camera.

La ricerca della “giusta” interpretazione

La trama, raccontata in questo modo, apparirà priva di un senso logico. Indubbiamente qualsiasi spettatore, arrivato alla fine del film, avrà moltissime domande che gli frullano nella testa. Sono tantissime le interpretazioni create attorno al film e, in particolar modo, al suo finale. Lo stesso regista, Richard Kelly, ha provato più volte a fornire le basi per una lettura critica del finale, ma lo ha sempre fatto in modo ambiguo senza riuscire a fornire un’interpretazione univoca del film che, probabilmente, non esiste.

Il sacrificio di Donnie Darko

Se qualcuno riconduce a una dimensione esclusivamente onirica l’intera trama, i più sono ricorsi ad accurate analisi delle linee temporali, dei wormhole, dei paradossi e dei loop. Analisi facilmente reperibili su Google se si cerca una spiegazione al finale del film. Il tempo è sicuramente uno dei protagonisti della pellicola: intere conversazioni del film girano attorno al tempo e agli wormhole, in un universo che sembra bloccato in un perenne ciclo di 28 giorni; ciclo che sembra potersi interrompere solo con la morte dello stesso Donnie.

L’interpretazione più plausibile è, infatti, quella che vede la morte di Donnie come un “suicidio” assolutamente volontario. Donnie è consapevole che morirà, come è consapevole che la sua morte, avvenuta ovviamente prima di quei fatidici 28 giorni, farà sì che le vite di Gretchen e di altri personaggi chiave del film siano salve. Qualcuno ritiene, infatti, che l’uomo con la maschera da coniglio sia una sorta di guida spirituale per Donnie: la figura di riferimento che il ragazzo non riesce a trovare in nessuno degli altri personaggi.

Un’identità creata dall’inconscio del personaggio, per autoconvincersi ad accettare e, soprattutto, ad affrontare la propria morte, l’unico evento che potrà spezzare quel loop temporale di 28 giorni in cui l’intero universo è intrappolato. Saranno infatti tutte le azioni che Donnie compirà nei fatidici 28 giorni a gettare le basi per tutti gli eventi che “collideranno” nella notte di Halloween, azioni che saranno suggerite o addirittura ispirate proprio dal terrificante coniglio.

L’uomo che si cela dietro una delle maschere più terrificanti di sempre è, quindi, una sorta di coscienza personificata. Un “doppio” del protagonista, unica entità capace di fare in modo che Donnie accetti una sorte tanto tragica quanto inevitabile.  

Il genere di Donnie Darko

Donnie Darko è anche un film che sfugge a una rigida classificazione di genere. Inizialmente, infatti, il progetto di Richard Kelly (che ne aveva scritto la sceneggiatura a soli 23 anni), fu più volte respinto in quanto nessuno pensava che un film così complesso, ambiguo e difficilmente classificabile sarebbe piaciuto al pubblico. Quando il film fu girato il budget fu piuttosto esiguo: 3,8 milioni di dollari (una cifra davvero bassa per un film americano). La pellicola fu classificata come horror, a causa della presenza del terrificante Frank (l’uomo mascherato da coniglio) ma ci sono elementi che potrebbero inserire il film in un filone fantascientifico.

Tuttavia, il genere che più si addice a Donnie Darko è probabilmente quello drammatico: la pellicola di Kelly racconta prima di tutto un disagio adolescenziale molto profondo e, secondo molte correnti di pensiero, lo stesso Frank con il suo “countdown” rappresenta la paura che ogni adolescente ha del futuro in determinati momenti, soprattutto quando posto di fronte a una scelta, in questo caso come continuare il suo percorso dopo le superiori. In questo Donnie viene contrapposto alla sorella che, con grande determinazione, ha già ottenuto un posto in un college prestigioso. La sorella di Donnie è, inoltre, interpretata da Maggie Gyllenhaal, la vera sorella dell’attore Jake che, ricordiamo, interpreta proprio il protagonista.

Conclusione

Donnie Darko è uno di quei film indimenticabili: qualsiasi spettatore non potrà fare a meno di pensare per ore al finale, cercando di trovare e di dare un senso a quello che ha visto. Ma in fondo l’interpretazione corretta non esiste e Donnie potrebbe essere visto da alcuni come un eroe, pronto a sacrificare se stesso per liberare l’universo da un loop temporale, e da altri come un pazzo che, nella sua mente malata, trova un modo alquanto bizzarro per giustificare le azioni più malsane…