Il 15 settembre è uscito sul canale della Midnight Factory (accessibile attraverso Amazon Prime Video o Mediaset Infinity) l’ultimo film di Fabrice du Welz, Inexorable, una pellicola che completa la ricerca sulla follia che il regista belga aveva avviato nel 2004 con il celebre Calvaire.
Il trionfo delle ombre
La firma di Fabrice Du Welz su una pellicola è ormai sinonimo di qualità. Il regista ci ha ormai da tempo abituati a prodotti di grande profondità e complessità, pensati per rappresentare i lati più marci e aberranti dell’essere umano. Il cinema di Du Welz, si sa, non vuole portare sullo schermo la bellezza, ma la bruttezza (interiore) che sembra caratterizzare ogni personaggio dei suoi film. Nelle pellicole del regista belga le ombre dell’anima emergono distruggendo ogni riflesso di luce, il male trionfa sul bene mostrando l’inesorabile corruzione di un’umanità irrecuperabile. E questo è ciò che Du Welz mette in scena anche in Inexorable.
Inexorable racconta la storia di Marcel (Benoit Poelvoorde) e Jeanne (Mélanie Doutey), due coniugi, lui scrittore e lei ricca editrice, che hanno ereditato un’enorme villa appartenente al defunto padre della donna. I due vi si trasferiscono: è un luogo tranquillo dove Marcel può lavorare al suo nuovo romanzo. La loro vita tranquilla viene però sconvolta dall’arrivo di Gloria (Alba Gaia Bellugi), una giovane ragazza che ha l’intenzione di far emergere i segreti di questa famiglia solo apparentemente perfetta.
La conclusione delle “Ardenne”
Questo film si aggiunge alle tre pellicole precedenti che formavano la cosiddetta “Trilogia delle Ardenne” (che diventa adesso a tutti gli effetti una quadrilogia), nella quale Du Welz analizzava diverse forme di follia. L’impressione che avevo avuto alla visione delle altre tre pellicole, ovvero Calvaire, Alleluia, Adorazione, era che la follia scaturisse ogni volta dall’impossibilità di possedere del tutto la persona amata. In Calvaire, infatti, la pazzia di Bartel aveva origine nel traumatico abbandono da parte della moglie; in Alleluia, la follia omicida di Gloria era scatenata dal suo amore per Michel, amore che la donna sentiva essere sempre “a rischio” a causa del “lavoro” dell’uomo; in Adorazione (QUI l’analisi), infine, la psicotica Gloria riversava su Paul tutta la sua rabbia nel momento in cui temeva che gli adulti (chiunque essi fossero) potessero convincerlo a riportarla nella clinica psichiatrica.
Inexorable sembra perlopiù seguire questo filone: anche qui troviamo un personaggio folle lacerato da un amore morboso e da una disperata ricerca di rivalsa (o, meglio, vendetta) personale. Come ci aveva spiegato du Welz durante la nostra intervista del 20 maggio in diretta al Cinema Massimo di Torino (QUI il video), il tema dell’amore resta centrale anche in questa pellicola. Il regista belga, in particolar modo, aveva affermato che l’obiettivo dei suoi film è quello di indagare l’aspetto più orrorifico dell’amore, facendo anche un paragone tra Adorazione e Inexorable:
“Penso che Adorazione sia più un film sull’amore puro, mentre Inexorable è un film sull’amore egoistico”.
Fabrice Du Welz
“The worst Gloria ever”
Nella stessa intervista Du Welz affermava anche in Inexorable avremmo probabilmente incontrato la “Gloria peggiore di sempre”. In tutti i quattro film c’è, infatti, un personaggio femminile di nome “Gloria”, un personaggio che ha sempre un ruolo primario. In Calvaire, Gloria, in realtà, non appare mai, ma tutta la storia sembra essere causa di eventi innescati dal suo abbandono: in questo caso, Gloria non è un vero e proprio personaggio fisico ma, semmai, una sorta di “fantasma” che orienta le pulsioni dei folli abitanti del villaggio in cui Marc si trova bloccato. Questo “fantasma” si incarnerà poi in Marc, nel momento in cui tutti – e qui l’apoteosi della follia – inizieranno a convincersi che Marc sia in realtà Gloria.
La Gloria di Inexorable è effettivamente una donna subdola, manipolatrice, vendicativa, folle e violenta. Il suo nome completo è, da questo punto di vista, assai indicativo: Gloria Bartel. La scelta di dare questo cognome al personaggio non è sicuramente casuale: la Gloria di Inexorable – come ci dice il suo stesso nome – sembra una sorta di sintesi tra tutti i personaggi psicotici dei film precedenti, vale a dire Bartel (Calvaire) e le due Gloria (Alleluia e Adorazione). Questa Gloria incarna dentro di sé tutto il male delle tre pellicole precedenti.
Un thriller più puro
Inexorable, inoltre, è in parte anche un film autocitazionista, dal momento che è pieno di riferimenti alle altre pellicole di Du Welz. Gloria, per esempio, prima di trasferirsi da Marcel e Jeanne, soggiorna in una piccola locanda, gestita da un uomo interpretato proprio da Jackie Berroyer, lo stesso attore che in Calvaire interpretava Bartel e che, anche lì, gestiva una locanda, quella in cui si consumava il calvario di Marc. Ma se Inexorable presenta diverse analogie con i tre film precedenti, è una pellicola che, come abbiamo detto, costituisce anche un punto di rottura.
Infatti, Calvaire, Alleluia e Adorazione cercavano di rappresentare e analizzare la “patologia” di uno o più personaggi, Inexorable si concentra meno su questa ricerca incentrata sulla follia, per creare di un thriller più puro e dinamico. Sono diverse, infatti, le scene in cui lo spettatore si trova con il fiato sospeso, grazie soprattutto all’uso che Du Welz riesce a fare del montaggio alternato, creando sequenze adrenaliniche, quasi da film d’azione. Ma addentriamoci un po’ più nei dettagli.
La parte successiva dell’articolo contiene SPOILER. Consiglio di non continuare la lettura a coloro che non hanno ancora visto il film.
Un pizzico di Parasite, un po’ di Teorema
Inexorable, a livello narrativo, risente indubbiamente di alcune influenze. All’inizio, infatti, potrebbe ricordare un po’ Parasite di Bong Joon Ho, dopo richiama Teorema di Pasolini e, infine, sfocia in una sanguinosa storia di vendetta personale. Gloria, all’inizio, soggiorna in una locanda situata nelle vicinanze della villa di Marcel e Jeanne: il suo obiettivo è fin da subito quello di avvicinarsi alla famiglia. La ragazza trova un ottimo pretesto nel momento in cui, nelle vicinanze della villa, si imbatte in Achille, il cane di Lucie, figlia di Marcel e Jeanne. Gloria riporta il cane alla bambina disperata, guadagnandosi fin da subito la simpatia di Lucie e la riconoscenza di Jeanne. Quest’ultima, notando le grandi abilità della ragazza nell’addestramento di Achille, decide di assumerla.
Gloria inizia così a penetrare lentamente nella ricca famiglia, guadagnandosi la simpatia e la fiducia di Marcel, Jeanne e Lucie. Una sera, arrivata alla locanda, si ferisce colpendosi il viso violentemente e causandosi diversi ematomi. Preoccupati per lei, Marcel e Jeanne, a cui ha raccontato di essere stata aggredita vicino alla locanda, la invitano a trasferirsi temporaneamente da loro, finché non troverà una sistemazione migliore. Gloria accetta e poi, con un’accusa di furto, convince Jeanne a licenziare Paola, la governante. Proprio come in Parasite, Gloria riesce a fare in modo di essere l’unico membro esterno alla famiglia (nel film di Bong Joon Ho le dinamiche erano simili: tutte le persone a servizio dei ricchi venivano rimpiazzati dalla stessa famiglia “povera” in modo che non ci fosse nessun “esterno”) a vivere nella casa per avere il controllo di essa.
Gloria, l’ospite perturbante
Il film, però, poi si evolve in una diversa direzione che, piuttosto che Parasite, ricorda almeno in parte Teorema di Pasolini. Gloria, infatti, sembra aver fatto tutto ciò che ha fatto con un unico obiettivo: sedurre Marcel. La ragazza mostra di conoscere quasi a memoria tutti i libri dell’autore, dimostrandosi una sua grande ammiratrice e gonfiando l’ego dello scrittore in crisi. Se l’ospite di Teorema faceva penetrare nella famiglia borghese la bellezza accompagnata da un desiderio sconosciuto, Gloria porta nella famiglia benestante di Marcel la forza di una pulsione estranea, una pulsione che seduce e uccide.
Il vero shock per lo spettatore avviene nel momento in cui Marcel scopre di essere il padre di Gloria, figlia avuta in una passata relazione tormentata. Questa scoperta fa emergere lo spirito profondamente perverso di Gloria che, da una parte, prova una morbosa attrazione per Marcel (i due hanno anche un rapporto sessuale che viene interrotto dall’arrivo di Jeanne) e, dall’altra, lo vuole distruggere, annientare. L’obiettivo ultimo di Gloria è quello di distruggere dalle fondamenta la famiglia di Marcel, di sottrarre Lucie alla sua famiglia per farle sperimentare ciò che lei ha vissuto, vale a dire l’assenza di amore e di una figura paterna. Da questo punto di vista, Gloria rappresenta un’ospite perturbante, l’Unheimliche per eccellenza: familiare ed estranea allo stesso tempo, la ragazza è la Cosa perturbante capace di far tornare in superficie un passato che Marcel aveva rimosso.
Un destino comune
La coppia antitetica Gloria-Marcel può avere un unico destino, quello di un annientamento reciproco. Tale annientamento avviene non solo in modo figurato, ma anche a livello fisico: il drammatico finale culmina in una scena che sembra davvero “inexorable”. Marcel e Gloria si uccidono a vicenda ponendo fine contemporaneamente alle loro vite tormentate. Muoiono insieme come tutti gli amanti, come Romeo e Giulietta, o forse come Bonnie e Clyde. Tuttavia, Gloria è riuscita ad annientare non solo il corpo di Marcel, ma anche la sua reputazione di ottimo scrittore e amorevole padre di famiglia. L’ospite di Teorema, nel momento in cui abbandonava la casa, lasciava un’intera famiglia che raccoglieva i cocci distrutti della propria immagine narcisistica sgretolata dalla verità del desiderio, Gloria, invece, lascia a Jeanne e Lucie una famiglia distrutta, privata di Marcel, ma che, proprio grazie all’assenza del padre, può rinascere dalle proprie ceneri senza rancori e segreti indicibili.
Du Welz realizza con Inexorable un’altra pellicola di grande livello: la sua inconfondibile e curata regia – accompagnata da una fotografia che privilegia il rosso di Calvaire e fa “scontrare” luci ed ombre in un continuo duello – ci guida ancora una volta nei meandri della follia umana, portandoci a contatto con un Reale traumatico in cui non ci sono né buoni né cattivi, ma solo persone marce, distrutte da aberranti segreti e da amori morbosi…