It Follows è un horror sovrannaturale del 2015 scritto e diretto da David Robert Mitchell con Maika Monroe e Keir Gilchrist, considerato più o meno da chiunque uno dei migliori horror degli ultimi anni. Si tratta di un film onirico che vive di suggestioni e che mescola elementi del body horror e dello slasher, soprattutto quello di John Carpenter e Wes Craven.

Trama

Jay (Maika Monroe) va a letto con un ragazzo, Hugh (Jake Weary), per poi essere sequestrata; Hugh le spiega infatti di averle passato qualcosa e che lei a sua volta dovrà passarlo a qualcun altro, sempre per via sessuale. Il “virus” trasmesso in questo film non comporta nessuna trasformazione fisica scioccante e disgustosa, ma un pericolo forse peggiore. Il contagiato verrà infatti inseguito da delle persone, sconosciuti o visi noti, che vogliono ucciderlo. E Jay dovrà riuscire a sopravvivere, perché se le entità riusciranno a raggiungerla e farla fuori, torneranno per Hugh. È un tipo di Male che non si ferma e torna indietro, in una sorta di eterno ritorno che funziona benissimo nel mondo sospeso di questo film.

Fuggire senza meta

It Follows può essere visto come uno slasher atipico, in cui il killer è una specie di spettro dalle sembianze umane che solo il contagiato può vedere. È come Michael Myers, il male incarnato, lento e inesorabile – e l’influenza Carpenteriana è chiara ed evidente fin dalla prima scena. Ciò che puoi fare è fuggire. Jay e gli amici che la sostengono fanno questo, scappano correndo, in bici o in auto. Avanzano senza una destinazione, con il solo scopo di salvare la pellaccia. Il mondo di It Follows vive di questo, di ragazzi che vagano spaesati, con volti inespressivi, sospesi nel tempo e in balìa del male, senza alcuna protezione. Gli adulti sono infatti quasi o completamente assenti: li si vede da lontano, di spalle, ne sentiamo la voce, ma in fin dei conti non sono veramente lì. Questo apparentemente perfetto sobborgo americano in cui l’incubo è sempre in agguato, con una gioventù allo sbaraglio senza punti di riferimento, deve molto a Nightmare e a Craven in generale. E se l’”it” si trasmette per via sessuale, sarebbe lecito pensare che siamo di fronte a una metafora delle malattie sessualmente trasmissibili, che trasformerebbe il tutto in un monito del tipo “non fate sesso perché altrimenti morirete”.

Capito, no? (Frame tratto da Mean Girls, 2004)

Ma come abbiamo detto, il film si fonda su due pietre miliari dello slasher; quindi, forse, questa scelta serve più che altro ad attivare il meccanismo di rottura delle regole/punizione tipico del sottogenere, giustificando le azioni del killer sovrannaturale che deve ristabilire un equilibrio ammazzando i trasgressori. Se c’è un killer, c’è anche una final girl. La nostra Jay, bionda, confettosa all’inizio nel suo abito rosa, intelligente e sveglia, incarna le caratteristiche della classica final girl, così come codificata da Carol Clover. Non è però “moralmente superiore” rispetto ai personaggi che vengono uccisi (anzi, si macchia della stessa colpa fin da subito) perché siamo nel nuovo millennio, e perché l’intento del film è un altro. E Jay non è nemmeno passiva, nonostante la staticità del film (sì, è vero, i personaggi corrono sempre ma restano sempre ). Non è Sally, è una Laurie che si avvicina molto ad una Nancy.

Jay mette in piedi un piano e prepara diverse trappole, proprio come Nancy, ma It Follows è bravo a ribadire che quel Male non lo puoi sconfiggere. Ti seguirà per sempre. Il massimo che puoi fare è accettarlo e imparare a conviverci, magari dividendone il peso con qualcuno. Perché It Follows regala delle spalle alla sua protagonista (e questo rimanda più ai Guerrieri del sogno di Nightmare 3). Insieme siamo forti, nonostante la vacuità di tutto ciò che ci circonda e la consapevolezza dell’oblio; questo è il messaggio del film, questa la via per uscire dall’incubo – o quantomeno per addolcirlo e sopportarlo meglio.