Se si pensa ad un film che merita di essere ricordato tra i migliori usciti nell’ultimo decennio non si può non pensare al film di David Robert Mitchell, It Follows del 2014.
Nato da un sogno ricorrente che ossessionava il regista durante la sua adolescenza, in un contesto familiare denso di problematiche, It Follows segue la sua origine onirica replicando la mancanza di certezze che è stata avvertita nel sogno.
In una cittadina della provincia del Michigan, infatti, in un tempo volutamente ambiguo, ricreato attraverso sia la presenza di modelli automobilistici degli anni ’60 e ’80 sia attraverso la scelta di apparecchi tecnologici e pubblicità di annate diverse tra loro, viviamo la storia di Jay (Maika Monroe), una spensierata ragazza, da poco maggiorenne, alle prese con un’entità che dopo un rapporto sessuale e in diverse forme umane la segue senza tregua. Nonostante infatti una sorta di sesto senso le sconsigli di lasciarsi andare ad Hugh (Jake Weary), Jay decide di concedersi al ragazzo nei sedili posteriori della sua auto, non immaginando le imprevedibili conseguenze di quel gesto.
L’incontro sessuale è il modo in cui si entra in contatto con la maledizione, il punto di non ritorno dopo il quale la propria vita cambia, dove tutto assume un altro significato, dopo il quale ogni secondo ci avvicina più all’ignoto. Intensi sono i significati che si possono vedere tra le righe. Un’allegoria riguardante una malattia sessualmente trasmissibile, oppure quelle ansie e paure per quello che verrà che ci pervadono dopo i primi rapporti sessuali in quella crescita fisica e psicologica che avviene soprattutto in età adolescenziale. Ma il sesso non è solo una cosa negativa, è il veicolo attraverso cui tutto inizia ma anche quello attraverso cui tutto può finire, può essere liberato. Nella vita l’amore e il sesso sono i modi in cui possiamo allontanare la morte, sfuggire per un attimo al nostro essere mortali.
Tutto questo girato in un ambiente vastissimo in cui lo spettatore è attirato, ricercando tra la folla, tra gli abitanti o appositamente in terzo piano quella creatura tanto incombente. Così tanto per quei ragazzi lasciati soli dal mondo adulto che è sullo sfondo, mai presente. Numerosi sono i richiami al cinema precedente. George Romero, Wes Creven, John Carpenter sono ovunque. Nelle musiche quanto nelle scelte di azione e di regia. Ma è forse l’“It” di Stephen King la fonte di più grande ispirazione. Soprattutto nel confronto tra quell’entità diabolica e quei ragazzi giovani quanto inconscienti, in quell’atmosfere paurose e dense di mistero e l’It nel titolo, esso, il non definito. Non solo però citazioni cinematografiche. C’è anche letteratura. Nel film si legge Il canto d’amore di J. Alfred Prufrock di Thomas Stearns Eliot, l’Idiota di Fedor Dostoevskij. Implicito dire come la pellicola di Mitchell ne abbia molti punti in comune, l‘ineluttabile consapevolezza del nostro essere, l’attesa della catastrofe.
Ideata per esaltarne i momenti più importanti e dare linfa all’irrequietezza del clima, la colonna sonora è una scelta perfetta. I Disasterpeace non sono solo un sottofondo, angosciano, aumentano la suspence e la tensione, graffiano l’azione con un suono quasi sporco. Presentato al Festival di Cannes del 2014, It Follows è stato distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi dal 27 marzo 2015 ed è arrivato in Italia solo l’anno dopo, il 6 luglio 2016, per conto di Koch media. Per il successo mondiale che il film a ottenuto sia da parte del pubblico che da quella della critica cinematografica, è stata proposta la realizzazione di un sequel.
Difficile però pensare di poter far meglio.